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Siamo in un’epoca in cui gli scrittori hanno ancora una grande influenza sulla lingua, sul lessico, sulla sintassi e la punteggiatura. Già alla fine dell’Ottocento abbiamo segnalato la loro opera meritoria nell’aver creato una prosa borghese. Su questa linea di lingua neutra si situano Svevo e soprattutto Pirandello, che rinnova, oltre alla lingua della narrativa, anche quella del teatro (e di conseguenza quella del cinema), rendendola più spigliata. L’effetto sulla popolazione è particolarmente consistente, perché l’impatto del teatro e del cinema sugli spettatori è molto più diretto di quanto non sia quello della pagina stampata sui lettori. D’Annunzio è un grande conoscitore e creatore del lessico e usa un linguaggio straordinariamente ricco di sfumature. Tra le parole usate dal poeta ricordiamo anadiomene (< lat. anadyomene, che deriva a sua volta dall’espressione greca Aphrodite anadyoméne, «Afrodite che emerge dalle acque») come epiteto di Venezia che sorge dalle acque; buccina (< lat. bucina, «tromba»), che indica una conchiglia che serve per dare segnali tra popolazioni primitive. Ma, in generale, la sua influenza resta confinata alla letteratura e non contribuisce ad arricchire la lingua comune. Diverso è il caso dell’espressione me ne frego, il motto plebeo di sprezzo e di audacia pronunciato dai legionari che alla guida di D’Annunzio avevano occupato Fiume nel 1920; questo motto, adottato poi dagli squadristi fascisti, è entrato definitivamente nell’italiano parlato. Anche eia, eia, alalà, grido di esultanza dei Greci, è stato diffuso da D’Annunzio e poi è diventato la forma di acclamazione fascista. Nei primi quindici anni del secolo le avanguardie fanno proposte rivoluzionarie, che agiranno in modo anche sotterraneo sullo sviluppo della lingua. Il futurismo intende mimare la realtà moderna, che si basa sulla macchina e sulla velocità, e quindi ama le neoformazioni, come l’aggettivo parolibero, che qualifica la tecnica futurista delle parole in libertà e che è stato creato per aplologia (ovvero per semplificazione) da «parola libera»; o come il sintagma aggettivo-faro, usato per dire che l’aggettivo deve illuminare il sostantivo, nella cui formazione invece della tradizionale costruzione sostantivo + aggettivo compaiono due sostantivi giustapposti. Altri esempi famosi di questa costruzione sono uomo-torpedine, donna-golfo, piazza-imbuto, tutti basati sull’analogia. Ma un’espressione del genere può anche sostituire una relativa o una perifrasi. Senza dubbio Marinetti apre la strada a locuzioni del tipo industria-chiave, cioè di importanza essenziale, o impianto-pilota, cioè sperimentale di una determinata industria, modellate peraltro su altre lingue europee (industrie-clé, key industry, Schlüsselindustrie / pilot engine). L’entusiasmo per la modernità voleva dire anche accogliere termini scientifici e tecnici, un fenomeno che caratterizza l’italiano di oggi e di cui non ci accorgiamo più. Ma agli inizi del secolo si trattava di una grande novità. Tanto è vero che De Amicis nel suo Idioma gentile (1905), partendo da posizioni puristiche e manzoniane, si scandalizzava di fronte a parole come polarizzarsi, soluzione di continuità, amalgama, valvola di sicurezza, che stavano entrando di prepotenza nella lingua comune.
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