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Dal volgare al fiorentino (secoli X-XIV) I primi documenti in volgare (la lingua del popolo) risalgono al X secolo. Negli anni immediatamente successivi troviamo testimonianze scritte provenienti da varie regioni italiane, all’inizio scarse e incerte, ma poi sempre più significative. Alla fine del Duecento comincia a imporsi il fiorentino, che nel Trecento, grazie alle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, trova la sua consacrazione come lingua letteraria. Da questa sintesi estrema appaiono subito due caratteri peculiari dell’italiano: la precocità e la letterarietà. La nostra lingua è precoce non solo perché si definisce prima delle altre lingue europee (dovremo aspettare il Cinquecento per vedere l’affermarsi del francese e del tedesco, l’una come lingua della cancelleria regia, l’altra come lingua della traduzione della Bibbia realizzata da Lutero), ma anche perché presenta da subito una straordinaria maturità: è una lingua che brucia le tappe e raggiunge subito i vertici delle sue possibilità. L’italiano è inoltre letterario perché ha carattere elitario ed è separato dalla lingua parlata che si esprime nei dialetti. Quest’ultimo fenomeno è sicuramente da collegarsi al frammentismo politico, che inizierà il processo di superamento solo dopo l’Unità, attraverso un travaglio durato più di un secolo, che si può dire concluso solo ai nostri giorni. Quello che abbiamo sintetizzato in poche righe è in realtà un periodo abbastanza lungo che è opportuno analizzare, sia pure brevemente, nelle sue varie fasi, perché appaia in modo chiaro come si sia giunti alla lingua italiana attraverso un processo lento e non sempre lineare. Intanto, per nostra comodità, possiamo dividerlo in tre parti: 1) gli anni che vanno dal 960 (primi documenti in volgare) al 1225 (inizio della letteratura italiana in Sicilia alla corte di Federico II); 2) il XIII secolo, in cui, a fronte di tentativi letterari di diverso tipo dislocati su varie aree del territorio italiano, si precisa il ruolo guida della Toscana prima e di Firenze dopo; 3) il periodo caratterizzato in un primo momento dalla precisa presa di posizione di Dante in difesa del volgare (e dalla prova suprema della sua eccellenza, cioè La Divina Commedia) e successivamente, dopo che Petrarca (per la lirica) e Boccaccio (per la narrativa) confermano la superiorità del modello fiorentino, dall’inizio della diffusione di questa lingua fuori della Toscana. |