Oreste
(gr. Oréstes; lat. Orestes)

Il mito
Figlio di Agamennone e Clitemnestra, era fratello di Elettra e di Ifigenìa. Dopo l’assassinio del padre a opera di Clitemnestra e del suo amante Egisto, viene messo in salvo dalla sorella Elettra presso Stròfio re della Fòcide, marito della sorella di Agamennone. Qui Oreste è allevato insieme a Pìlade, figlio di Strofio, e tra i due nasce una amicizia a tal punto profonda, che quando Oreste, divenuto adulto, decide di tornare ad Argo per vendicare l’uccisione del padre, Pilade lo accompagnerà. Perseguitato dalle Erinni, dopo il matricidio, egli vaga in preda alla follia da un luogo all’altro finché non giunge, su consiglio di Atena, ad Atene e si sottopone al giudizio del tribunale della città, l’Areòpago, da cui è assolto. Le Erinni vengono placate con l’istituzione del culto delle Eumenidi: così nell’Orestea di Eschilo, rappresentata nel 458 a.C.

Nell’Oreste di Euripide (408 a.C.), la vicenda si svolge ad Argo, dove Oreste incalzato dalle Erinni e in preda a un delirio che non gli dà tregua (simbolo evidente dei rimorsi e del turbamento interiore per il matricidio) attende di essere giudicato dal tribunale argivo. L’arrivo di Elena e Menelao con la figlia Ermione fa nascere in Oreste la speranza di trovare in Menelao una difesa e un sostegno. Invano, poiché egli spaventato anzi dall’ira del vecchio Tìndaro, che frattanto era sopraggiunto, e dalla collera dei cittadini, non si schiera dalla parte di Oreste e mantiene un atteggiamento molto cauto. Elettra e Oreste sono condannati a morte: viene loro concesso di potersi uccidere anziché morire lapidati. Oreste, Elettra e Pilade tramano allora di uccidere Elena, per punire il vile comportamento di Menelao, e di prendere in ostaggio Ermione barattando con lei la salvezza. Elena però, colpita da Oreste, si sottrae alla morte con una misteriosa sparizione. Sopraggiunge allora Menelao, che vuole riprendersi la figlia e vendicarsi per quanto accaduto alla moglie, ma Oreste e Pilade minacciano di uccidere Ermione. Solo l’intervento di Apollo ex machina risolverà la vicenda: il dio rivela infatti di aver posto in salvo Elena per ordine di Zeus e predice a Oreste che dovrà recarsi ad Atene e sottostare a un processo di cui saranno arbitri gli dèi; sposerà inoltre Ermione, mentre a Pilade toccherà Elettra.

Secondo un’altra versione ancora del mito – seguita da Euripide nell’Ifigenia in Tauride – Apollo avrebbe predetto a Oreste che sarebbe guarito dal suo delirio entrando in possesso del simulacro di Artemide - che si trovava nel Chersonèso taurico - e portandolo in Attica. Arrivati in Tauride, Oreste e Pilade sono però fatti prigionieri dagli indigeni che intendono sacrificarli alla dea, in quanto stranieri, secondo un barbaro rituale. Sacerdotessa di Artemide era però Ifigenìa, sorella di Oreste; i due fratelli si riconoscono, e dopo aver rubato la statua fuggono insieme a Pilade.

Il mito è stato variamente elaborato e arricchito, nei diversi testi in cui è trattato: Iliade e Odissea, il poema del Ciclo Nostoi (cfr. Omero), nell’Orestea di Stesicoro, in Pindaro (Pitica 11), in Eschilo (Orestea), Euripide (Elettra, Ifigenia in Tauride e Oreste). La persecuzione delle Erinni dopo il matricidio sarebbe stata introdotta da Stesicoro; il matricidio segue l’uccisione di Egisto in Eschilo ed Euripide, mentre Sofocle inverte l’ordine, non menziona la furia delle Erinni, pone invece l’accento sulla restaurazione dell’erede legittimo sul trono di Micene e – come Euripide – accresce l’importanza della figura di Elettra rispetto a Oreste. Altre versioni più tarde del mito insistono sul fatto che Oreste, rientrato in possesso del trono di Micene, sposò Ermione dopo aver eliminato Neottòlemo suo primo marito.

Arte, letteratura e musica
Tra le riscritture moderne del mito di Oreste ricordiamo l’Oreste di G. Rucellai (1525), ispirato all’Ifigenia in Tauride; l’Oreste di Voltaire (1750), l’Oreste di V. Alfieri (1786); l’Ifigenia in Tauride di W. Goethe (1787), l’Elettra di H. von Hofmannsthal (1903), Il lutto si addice a Elettra di E.G. O’Neill (1931), The Family Reunion di T.S. Eliot (1939), Le mosche di J.-P. Sartre (1943), l’Orestie di G. Bataille (1945). L’Orestea di Eschilo fu ripresa molte volte nel corso della storia della musica, per esempio nella trilogia sinfonica di M.M. de Lara (1890) e nelle opere di A. Boito, C. Debussy, F. Testi.

[Elena Esposito]