Iliade
(gr. Iliás, lat. Ilias)

Tema
L’Iliade è considerata il più antico dei poemi attribuiti sin dall’antichità ad Omero; dopo le analisi condotte a partire dal V secolo a.C. e coronate dalla ricerca filologica alessandrina, essa è insieme all’Odissea il solo poema a cui l’onorevole titolo di ‘omerico’ non sia mai stato negato. Il titolo dell’opera si spiega a partire da Ílion, altro nome di Troia: si tratterebbe dunque del ‘poema di Ilio’; tale definizione però è stata discussa da studiosi recenti, che hanno notato come i poemi epici tendano spesso a derivare il loro nome non dall’argomento, bensì dal luogo di creazione o di iniziale diffusione (per esempio i Kúpria [Canti ciprii], ‘poema di Cipro’, appartenente al cosiddetto Ciclo omerico): l’Iliade sarebbe dunque il ‘poema proveniente da Ilion’, così come il nordico Edda è il ‘poema proveniente da Oddi (Islanda sud-occidentale)’.

A partire probabilmente dall’età alessandrina, i 15.693 esametri dell’Iliade sono divisi in ventiquattro libri, contrassegnati ciascuno con una lettera dell’alfabeto greco (convenzionalmente, maiuscola); precedentemente, i singoli episodi erano piuttosto definiti con titoli descrittivi di carattere ‘tematico’, talvolta corrispondenti però, almeno in linea generale, alle successive partizioni in libri.

Come già osservò Aristotele nella Poetica, uno degli elementi di maggior forza del poema consiste nella scelta di restringere la narrazione a un solo episodio dell’assedio decennale condotto dai Greci di Agamennone contro Troia: segnatamente i due mesi, all’incirca, che fra il nono e il decimo anno di assedio videro Achille ritirarsi dalla guerra, in séguito all’offesa subita da Agamennone, e quindi riprendere le armi dopo la morte di Patroclo, nell’intento di vendicare l’amico e di uccidere – come accadrà – il più forte guerriero di parte troiana, Ettore. Né ciò che precede (dal rapimento di Elena all’arrivo dei Greci a Troia, sino ai primi nove anni di guerra) né ciò che segue (dalla morte di Achille sino alla caduta di Troia) è oggetto della narrazione dell’Iliade, che sin da principio si pone in medias res («nel bel mezzo della vicenda», secondo l’elogio del poeta latino Orazio, che riecheggia il giudizio aristotelico). Intorno a questa semplice vicenda, che il primo verso riassume nella formula «l’ira di Achille», si articola una lunga sequenza di episodi talora virtualmente autonomi, la cui funzione all’interno del poema è stata spesso disputata dagli studiosi, e non di rado indicata come traccia di una composizione stratificata ed eterogenea.

Contenuto dei libri
Nella sua forma attuale, l’Iliade obbedisce alla seguente partizione interna (ci si limita qui a riportare gli eventi principali):

Libro I: invocazione alla Musa e proemio; il sacerdote Crise rivendica da Agamennone la figlia Criseide, preda di guerra; maltrattato dal re, ottiene da Apollo che una pestilenza affligga l’esercito acheo; l’assemblea dei Greci si riunisce e Achille insiste perché Agamennone renda Criseide; Agamennone accetta, ma pretende in cambio la schiava di Achille, Briseide; Achille si ritira sdegnato dalla guerra, mentre la madre Teti ottiene da Zeus la garanzia che suo figlio sarà ampiamente risarcito.

Libro II: Zeus invia ad Agamennone un sogno che invita il sovrano a mettere alla prova i suoi uomini, ma questi mostrano un irresistibile desiderio di tornarsene in patria; segue il cosiddetto Catalogo delle navi, cioè l’elenco di tutti i contingenti achei giunti a Troia;

Libro III: gli eserciti vengono alla lotta e Menelao sta per uccidere Paride (Alessandro), che fugge e viene rimproverato da Ettore; si decide un duello fra Paride e Menelao, ma quando il primo sta per soccombere viene salvato da Afrodite.

Libro IV: nonostante la tregua, il troiano Pàndaro tenta di uccidere Menelao con una freccia; lo ferisce soltanto, e mentre egli viene curato dal medico Macàone, Agamennone passa in rassegna i suoi uomini e la guerra riprende.

Libro V: il greco Diomède infuria tra le fila dell’esercito troiano, uccidendo Pandaro e giungendo sino ad attaccare Afrodite e Ares.

Libro VI: mentre sul campo Diomede e Glauco si riconoscono come antichi ospiti e rinunciano a combattersi, Ettore a Troia incontra Andròmaca e ha con lui un dialogo toccante; quindi torna in battaglia insieme a Paride.

Libro VII: Ettore sfida un campione acheo, e viene sorteggiato Aiace; il duello si conclude in sostanziale parità, e fra i contendenti si stabilisce una tregua per il seppellimento dei morti.

Libro VIII: per volontà di Zeus, gli achei cominciano ad avere la peggio; Agamennone si dispera, Atena ed Era intercedono presso Zeus, ma solo la notte salva i greci dalla sconfitta.

Libro IX: in un’assemblea notturna, Nèstore consiglia di inviare ad Achille un’ambasceria che tenti di placarlo; si avviano Odìsseo, Aiace e Fenìce, ma nonostante i loro melliflui discorsi Achille è irremovibile.

Libro X: Diomede e Odisseo, in una sortita notturna oltre le linee del nemico, catturano e uccidono Dolòne, quindi il trace Reso, dal quale, secondo una profezia, dipende la possibile vittoria dei Troiani.

Libro XI: Agamennone infuria tra le fila troiane, ma viene infine ferito – come accadrà anche a Diomede e Odisseo – e l’accampamento acheo comincia ad essere in pericolo; Achille invia l’amico Patroclo a conferire con Nestore.

Libro XII: i Troiani guidati da Ettore giungono sino al muro che protegge le navi achee; nonostante l’eroica difesa condotta da Aiace e Teucro, Ettore abbatte le porte del muro.

Libro XIII: ormai prossimi alle navi, Achei e Troiani si affrontano in una battaglia che vede la discesa in campo dello stesso Poseidone.

Libro XIV: mentre Era riesce a ingannare Zeus, facendolo cadere addormentato, Poseidone assiste i Greci e riesce momentaneamente a respingere l’assalto dei Troiani

Libro XV: dopo il suo risveglio, Zeus ordina a Poseidone di lasciare la mischia; Apollo assiste i Troiani in nuovo attacco: nonostante la resistenza di Aiace, Ettore giunge ormai in prossimità delle navi, che rischiano di essere incendiate

Libro XVI: Patroclo, angosciato per le sorti della guerra, ottiene da Achille il permesso di partecipare agli scontri indossando le sue armi; Patroclo riesce a respingere i Troiani, ma viene infine ucciso da Ettore.

Libro XVII: intorno al corpo di Patroclo si accende la mischia fra Achei e Troiani; Menelao e Aiace ne difendono il cadavere.

Libro XVIII: Achille si dispera all’annuncio della morte di Patroclo; deciso a tornare in battaglia, ottiene da Efesto, tramite Teti, delle nuove armi.

Libro XIX: Achille annuncia il suo ritorno in combattimento e Agamennone lo ricompensa per il torto inflittogli; Achille si prepara a combattere vestendo le nuove armi, ma il cavallo Xanto, magicamente parlante, gli profetizza la morte.

Libro XX: Enea sta per essere ucciso da Achille, ma viene salvato da Poseidone; Achille infuria fra i Troiani, e solo l’intervento di Apollo salva Ettore.

Libro XXI: il dio-fiume Scamandro, adirato per le stragi perpetrate da Achille, interviene nel combattimento; lo affronta Efesto, mentre i Troiani scampati trovano rifugio dentro la città.

Libro XXII: Ettore ed Achille si affrontano in duello; Achille uccide Ettore e si accanisce contro il suo cadavere; Priamo, Ècuba e Andromaca sprofondano nel dolore.

Libro XXIII: Achille organizza i giochi atletici per rendere gli onori funebri a Patroclo.

Libro XXIV: Achille continua a infierire sul cadavere di Ettore, ma Priamo decide di riscattarlo; scortato da Ermes, incontra nel campo acheo l’assassino di suo figlio, che commosso gli rende il cadavere; i funerali di Ettore concludono il poema.

Caratteri e fortuna
L’Iliade è tradizionalmente il poema della guerra. Cantato in esametri, è caratterizzato dal gioco combinatorio delle formule e dei motivi tematici che costituiscono il repertorio tradizionale degli aedi, e mostra in più punti (fra l’altro in non rare incongruenze interne) il segno della composizione orale e della successiva redazione scritta che ne determinò la forma attuale: il rapporto fra tali fasi è l’oggetto principale della cosiddetta ‘questione omerica’ (cfr. Omero). Se nel poema emergono indubbie linee di continuità, e con esse ritratti a tutto tondo di personaggi che costituiscono evidentemente i punti forti della storia (in particolare Achille ed Ettore), è difficile negare l’autonomia di molti episodi che costituiscono quasi dei poemi nel poema; al contempo, rimandi interni e echi a distanza restituiscono l’immagine di un testo monumentale compatto e intimamente coerente, al di là di occasionali smagliature. Per la sua struttura narrativa, e per alcuni tratti sia di ordine linguistico, sia di ordine tematico, l’Iliade è considerato dagli studiosi (e già dagli antichi) precedente l’Odissea, benché non manchi chi ha pensato piuttosto a una genesi contemporanea – nel corso di una lunghissima gestazione orale – dei due poemi. A proposito del carattere bellicistico attribuito al poema, studi recenti hanno mostrato come la vicenda di Achille, Patroclo, Ettore e Priamo miri piuttosto a una segreta messa in discussione dell’ideologia guerresca che pure costituisce un valore indiscusso dell’aristocrazia arcaica.

Della fortuna dell’Iliade è appena il caso di dire. Se accanto all’Odissea essa costituì per secoli il testo-base della stessa scolarizzazione elementare greca, nonché un modello di autorità indiscusso per poeti afferenti a ogni genere letterario, anche nel mondo latino conobbe un grande successo e diverse traduzioni a partire dal I secolo a.C., divenendo un esempio inevitabile per la poesia epica (per esempio Virgilio) e non solo. Caduta nell’oblio per tutto il corso del Medioevo (che conobbe piuttosto l’Ilias Latina, frigido compendio risalente al I d.C.), e tacciata di rudezza e di primitivismo a partire dal Rinascimento, con i Romantici tornò ad essere il poema epico per eccellenza, mentre l’affinarsi dei metodi critici – fra Ottocento e Novecento – ha aperto con la ‘questione omerica’ uno dei capitoli più appassionanti della ricerca filologica contemporanea.

[Federico Condello]