Atena
(gr. Athéne/Athenâ; lat. Minerva)

Origine
Una delle principali divinità olimpiche e la più importante divinità dell’Attica e di Atene in particolare, di cui era considerata protettrice ed eponima (varie altre città però, come Coronea in Beozia, erano care alla dea). Esiodo (Teogonia 887 ss.) narra di un vaticinio pronunciato da Gea e Urano a Zeus, secondo cui dalla sua unione con Mêtis (l’«Astuzia») sarebbe nato un figlio astuto e forte destinato a divenire re degli dèi e degli uomini. Zeus, temendo che la predizione si avverasse, inghiottì Mêtis che era allora in procinto di partorire. Atena nacque dunque dal capo di Zeus, perfettamente armata e emettendo uno spaventoso grido di guerra. Pindaro (Olimpiche 7,35) ci racconta che al parto assistette Efesto (o Promèteo), il quale per l’aiuto prestato – con un colpo d’ascia infatti aprì il cranio di Zeus, permettendo alla dea di fuoriuscire – ricevette poi Atena in sposa dal sovrano degli dèi. Quando però Efesto l’ebbe condotta nella camera nuziale, la dea – che non a caso viene sempre presentata come giovane e vergine – scomparve. Il mitografo Igino (Favole 166) racconta che dal seme di Efesto, caduto a terra, nacque Erittònio, prediletto e sempre protetto dalla dea. Dopo la nascita, Atena fu allevata da Tritone (divinità delle acque accostata al lago Tritonio in Libia) e crebbe con la figlia di lui, Pàllade. Atena e Pallade si esercitavano insieme nel combattimento, ma si narra che una volta, durante un duello, Atena uccise involontariamente l’amica e disperata per la sua perdita costruì una statua che la riproduceva – il Palladio – e la collocò accanto a quella di Zeus (Apollodoro III 12, 3).

Prerogative e culto
Atena era forse già nota ai Micenei («Signora Atena» sembra attestato in una tavoletta in Lineare B di Cnosso). È divinità della guerra, che combatte a Troia a fianco dei Greci (il troiano Paride le aveva infatti preferito Afrodite, nel leggendario episodio del giudizio delle dèe), spesso associata ad Ares (per esempio Omero, Iliade XVII 398). Da costui tuttavia si differenzia perché, se il dio rappresenta propriamente il furore bellico, Atena esprime invece la superiorità della ragione e dell’intelligenza ‘tattica’ rispetto alla forza bruta. Per questo è protettrice dell’astuto Odisseo, ma anche di tutti i mestieri (le si attribuiva l’invenzione di svariati strumenti e tecniche artigianali: il tornio del vasaio, la spola, l’imbrigliatura dei cavalli, perfino la costruzione della prima nave, Argo), di tutte le arti (inventò anche il flauto) e quindi anche di ogni saggezza e sapere. Poiché in lei potere e saggezza si contemperavano perfettamente era considerata anche protettrice dello Stato e delle sue leggi: l’amministrazione della giustizia e l’assemblea del popolo erano sotto la sua tutela; a lei si attribuiva inoltre la fondazione dell’Areòpago di Atene. Era infine nume tutelare anche dell’agricoltura, avendo introdotto in Grecia la coltivazione dell’ulivo. Quando scoppiò la contesa tra Atena e Poseidone per assicurarsi il predominio dell’Attica, gli dèi decretarono che Atene sarebbe toccata a quello dei due che avesse dato agli uomini il dono più importante: Poseidone fece scaturire dalla terra, percossa dal suo tridente, una sorgente salata (il mare) e un cavallo; Atena invece fece crescere sull’acropoli un ulivo – ancora conservato e venerato in età storica – e insegnò agli Ateniesi la tecnica per estrarre l’olio. In questo modo ottenne la vittoria. Proprio sull’acropoli le erano consacrati il Partenone, il «tempio della dea vergine» (parthénos), con all’interno una statua in oro e avorio della dea (opera di Fidia, non conservata) e un tempietto dedicato ad Atena Vincitrice. Ogni anno in suo onore si celebravano ad Atene le famose feste religiose Panatenee.

Nell’iconografia Atena appare armata di tutto punto con la lancia, l’elmo, l’ègida (una sorta di pettorale in pelle di capra con funzione protettiva) e lo scudo recante al centro la testa della Gorgone; spesso viene rappresentata insieme alla civetta, al serpente o all’albero dell’ulivo. Tra gli epiteti più diffusi, da ricordare: Aréia (in connessione ad Ares), Ergáne («lavoratrice» e dunque protettrice degli artigiani), Glaukôpis («dagli occhi di civetta»), Gorgôpis (con riferimento al «volto della Gorgone» sullo scudo), Níke («vittoria»), Pallás (vedi quanto detto sopra a proposito di Pallade), Parthénos («vergine»), Poliás («patrona della polis»), Prómachos («difensore»), Prónoia («preveggenza»), Tritogenés/Tritogéneia (forse dal nome di Tritone o del lago Tritonio).

Arte, letteratura e musica
Atena è oggetto di costante interesse nell’arte e nella letteratura greca e latina, già a partire dai poemi omerici: ricordiamo in particolare la Teogonia di Esiodo, (dove ne è narrata la nascita), l’Inno Omerico ad Atena, l’Olimpica 7 e la Pitica 12 di Pindaro, le Eumenidi di Eschilo, l’Aiace di Sofocle, l’inno Ai lavacri di Pallade di Callimaco). Nel Medioevo e nel Rinascimento Atena incarna spesso la Vita Contemplativa, oppure la Prudenza, e rappresenta talvolta il corrispondente pagano della Vergine Maria; può inoltre simboleggiare la saggezza e la castità, in contrapposizione ad Afrodite, dea del peccato, delle passioni (cfr. per esempio, J. Swift, Cadenus and Vanessa, poesie del 1712-1713). Sempre in àmbito letterario ricordiamo anche il poema Minerva, die Scutzgoettin der Frauen («Minerva, protettrice delle donne», 1785) di J.G. Herder, la poesia di G.N.G. Byron, The Curse of Minerva (contro l’asportazione dei marmi dal Partenone e il loro trasferimento a Londra), Le Grazie di U. Foscolo o l’Invito a Pallade di V. Monti. Nella pittura del XVI e XVII secolo Atena simboleggia le arti e le scienze.

[Elena Esposito]