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Era
(gr. Héra, lat. Hera = Iuno)
Caratteristiche e genealogia
Dea figlia di Crono e di Rea, sorella e moglie di Zeus, che il dio sposò in terze nozze (dopo quelle con Metis e Themis, che - a differenza di Era – corrispondono forse a personificazioni di concetti astratti), sul monte Ida a Creta, ma che nella tradizione posteriore rimane la dea sposa per antonomasia. Allevata dalla coppia formata da Oceano e Teti (Tethús, non la nereide Thétis, «Tetide», madre di Achille) – Omero accenna a un loro litigio, cui Era avrebbe cercato di rimediare ricorrendo all’aiuto di Afrodite (Iliade XIV 194 ss.) – e madre fra gli altri di Ares, Efesto, Ebe e Ilizia, Era appare nel mito soprattutto come persecutrice di tutte le sue rivali in amore (mortali o divine: Semele, Io, Alcmèna, Callisto, Latòna) e di tutti i figli nati dai rapporti extraconiugali dell’infedele consorte (Eracle ne è il caso più famoso, benché il nome stesso dell’eroe, che significa “Gloria di Era”, faccia sospettare che in origine egli fosse pupillo o addirittura pàredro (dio o semidio al seguito di una divinità maggiore) della grande ‘Dea Madre’ rappresentata da Era). La dea, non a caso, era la protettrice dei matrimoni, dei parti e della vita domestica.
Vicende mitiche
Prima della guerra di Troia partecipò con Afrodite e Atena al cosiddetto giudizio di Paride, il giovane figlio di Priamo che riconobbe ad Afrodite la palma della bellezza su tutte le dee; di qui l’ira inestinguibile di Era nei confronti dei Troiani, ira che durante il conflitto causò molteplici litigi con il marito Zeus, e che fece di lei la principale persecutrice di Enea durante il viaggio che da Troia condusse l’eroe sino alle coste del Lazio. Ma le vendette più aspre di Era riguardano le donne amate da Zeus: l’argiva Io fu trasformata in giovenca e affidata in custodia al mostro Argo, dotato di molti occhi (i quali, dopo la morte della creatura per mano di Ermes, avrebbero finito per ornare la coda del principale uccello simbolo della dea, il pavone); la tebana Semele, madre di Dioniso, fu istigata a chiedere che Zeus le si manifestasse in tutto il suo fulgore, finendone perciò uccisa: ai re di Orcòmeno che ricoverarono Dioniso bambino fu quindi inflitta la punizione della pazzia; Latòna, incinta di Apollo e Artemide, fu costretta a peregrinare per tutto il territorio greco perché Era le vietava un luogo dove partorire (alla fine fu scelta l’isola ‘errante’ di Delo); mentre la ninfa Callisto, secondo alcune tradizioni, fu tramutata in orsa per la sola colpa di essere giaciuta, pur ignara e contro sua voglia, con Zeus (ma la metamorfosi è imputata dai più ad Artemide).
Era è responsabile altresì della cecità di Tirèsia, che aveva avuto il torto di dare ragione a Zeus in una discussione che opponeva i due dèi sulla seguente questione: se durante il rapporto sessuale provi maggior piacere il maschio o la femmina (come sosteneva appunto il padre degli dèi). Il caratteraccio della dea aveva suscitato gravi difficoltà anche al figlio Efesto, che, secondo alcune versioni del mito, sarebbe stato scagliato in mare dalla madre, appena nato, a causa della sua bruttezza. Questi e altri eccessi di Era furono probabilmente all’origine del mito che trapela dall’Iliade, e che vede la dea incatenata per punizione all’Olimpo da Zeus.
In almeno due occasioni, tuttavia, Zeus dovette difendere la consorte dagli assalti di due violentatori: in un caso il gigante Porfiriòne, che finì fulminato dalla folgore divina; nell’altro il mortale Issìone, che credendo di giacere con Era ingravidò invece la «nuvola» Nèfele, dando origine alla stirpe dei Centauri.
Culti greci e romani
Il culto di Era in quanto dea delle nozze e della vita coniugale era particolarmente diffuso tanto nella Grecia continentale (in particolare ad Argo) quanto nelle isole (in particolare a Samo), e la memoria della sua hierogamía («unione sacra») con Zeus era oggetto di numerose rappresentazioni artistiche e rituali. A Roma Era venne identificata con Giunone e formò con Giove (= Zeus) e Minerva (= Atena) la cosiddetta Triade Capitolina, venerata sul Campidoglio.
L’iconografia più tradizionale la vede nelle vesti di matrona, talvolta con il capo incoronato o turrito, non di rado dotata di scettro. Gli animali ad essa più frequentemente associati sono il pavone, il leone e il bue: l’epiteto di boôpis («dagli occhi bovini»), che spesso accompagna il suo nome in Omero, sottolinea il suo legame con il mondo agricolo e con i valori di fecondità e ricchezza ad esso connessi. Il culto di Era, del resto, affonda probabilmente le sue origini nei più antichi culti micenei e mediterranei. [Federico Condello] |