Afrodite
(gr. Aphrodìte; lat. Venus)
Origine ed etimo
Dea dell’amore, della bellezza, della fecondità, della navigazione, una delle dodici divinità olimpiche, spesso accompagnata dal corteo di Eros e delle Càriti, essa ha probabili origini orientali. Due sono le tradizioni relative alla sua nascita: una attestata in Omero (Iliade XX 107) la vuole figlia di Zeus e di Dione; secondo un’altra invece, tramandata da Esiodo (Teogonia 176-200) ella sarebbe nata dalla schiuma (gr. aphrós) formatasi dai testicoli di Urano, recisi da Crono e gettati in mare: elemento che secondo gli antichi spiegherebbe il suo nome. L’etimo in realtà resta discusso e controverso.
Culto
Venerata in tutto il mondo greco, Afrodite godeva di speciali luoghi di culto a Cipro, a Citèra, a Pafo: da qui gli appellativi di Cìpride, Citera, Pàfia, ma anche di Pórne o di Hetaíra (la dea era infatti protettrice delle prostitute); oppure di Ouranía («Celeste») e Pándemos («Volgare»), epiteti cultuali che si riferiscono, da un lato, alla sua origine orientale e, più specificamente, alla regina fenicia del cielo; dall’altro, al rapporto di protezione e simpatia che lega la dea a tutto il popolo (tali epiteti vengono tuttavia spiegati in chiave moralizzante dalla filosofia platonica, la quale vi vede, nel primo caso, l’allusione a un principio amoroso superiore, dunque all’amore intellettuale; nel secondo, alla sfera sessuale). Sacri ad Afrodite erano, tra le piante, la rosa e il mirto, tra gli animali, le colombe.
Mito
Il mito racconta che Afrodite fosse moglie infedele di Efesto. Tra i suoi numerosi amanti si ricordano Adone, Ares cui ella generò Eros (ma alcuni ne indicano un’origine diversa), Armònia, Deîmos («Terrore»), Phóbos («Disfatta», ma il greco è maschile); Dioniso, padre di Priàpo; Ermes, di Ermafrodito; il mortale Anchise, genitore di Enea. Per la capacità di infiammare dèi e mortali di passione amorosa Afrodite si trovò spesso in conflitto con Era, dea protettrice della sfera coniugale. Innumerevoli sono gli episodi mitici che vedono Afrodite protagonista. Notissima è la famosa contesa con Era ed Atena per il titolo di ‘più bella’ tra le dèe, che prese avvio durante le nozze di Peleo e Teti. Insignita poi di tale onore dal troiano Paride, Afrodite lo aiutò nella conquista della più avvenente donna mortale, Elena, e da questo momento in poi fu sempre alleata dei Troiani.
Arte, letteratura e musica
Afrodite fu celebrata nella letteratura e nelle arti di tutti i secoli: scene tratte dalle vicende mitiche furono oggetto di numerose raffigurazioni vascolari, musive, pittoriche e scultoree a partire dal VII secolo a.C. Nelle prime opere essa è alta, lussuosamente vestita, regge uno specchio, ha sfingi sulle spalle e nella destra una colomba o una sfinge. Successivamente, dal IV secolo in poi, viene invece raffigurata nuda o seminuda (celebre è l’Afrodite di Cnido scolpita da Prassitele, IV sec. a.C.).
Durante il Medioevo occidentale Afrodite fu per lo più considerata simbolo del peccato, della voluttà e dunque vista in luce sfavorevole. Nei cicli romanzeschi altomedioevali e nei poemi cavallereschi bassomedioevali la dea diviene ipostasi dell’Amore. Nei secoli seguenti venne spesso invocata nella lirica amorosa e il Romanticismo si riallacciò alla tradizione medioevale, considerando Afrodite personificazione del potere demoniaco e fatale; nella letteratura moderna il nome della dea compare in riferimento alla bellezza, alla grazia femminile, alla passione amorosa.
La ricezione di Afrodite nella storia della musica prende avvio nel XVII secolo con la masque inglese (cfr. le opere di T. Campion e B. Jonson). Si devono però menzionare anche i canti corali e brani strumentali che appaiono in raccolte, in Germania, circa nello stesso periodo. Nel XVIII secolo cantate vennero composte anche in Francia, mentre cori maschili invocanti la dea dell’amore appaiono nel XIX-XX sec. a opera di P. Cornelius (1872) ed E. d’Albert (1904).