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Pàtroclo
(gr. Pátroklos, lat. Patroclus)
Figlio di Menèzio, originario di Opunte, compagno d’armi e fraterno amico di Achille, insieme al quale era cresciuto a Ftia, dopo aver trovato rifugio presso la corte di Pèleo in séguito a un omicidio involontario commesso in patria. Patroclo seguì Achille a Troia, e quando il massimo eroe dell’esercito acheo, adirato contro Agamennone, decise di ritirarsi dal combattimento, fu Patroclo che, indossandone l’armatura e ingannando così l’esercito troiano, entrò in battaglia alla guida dei Mirmìdoni e riuscì per qualche tempo a ristabilire un certo equilibrio in un confronto che sembrava ormai destinare gli Achei alla sconfitta. Presso le mura di Troia, tuttavia, Patroclo si scontrò con il più forte fra i guerrieri troiani, Ettore, che con l’aiuto di Apollo lo vinse e lo uccise (è il soggetto del libro XVI dell’Iliade), sottraendogli le armi di Achille (Iliade XVII). Sul cadavere dell’eroe si accese una furibonda mischia, al termine della quale Aiace e Menelao riuscirono a recuperare le gloriose spoglie del caduto e a riconsegnarle ad Achille, che nel frattempo, appresa la ferale notizia, aveva reagito nel modo descritto in Iliade XVIII 22 ss.: «una nube di sofferenza lo avvolse, nera,/ e con entrambe le mani afferrando la cenere ardente/ se la sparse sul capo, deturpò il volto bello:/ la cenere nera insudiciava il chitone splendente./ Ed egli fra la polvere, grande, disteso per lungo tratto,/ giaceva, strappando e deturpando con le sue mani la chioma». In séguito Achille organizzò per Patroclo sontuosi giochi funebri (vi si diffonde Iliade XXIII), ma solo dopo averlo vendicato con l’efferata uccisione di Ettore descritta nel libro XXII dell’Iliade. In Odissea XXIV 76 ss. si registra la notizia secondo cui le ceneri di Patroclo e di Achille sarebbero state mescolate e racchiuse nella stessa urna dorata, dono nuziale offerto a suo tempo da Dioniso alla madre di Achille, Tètide. La tradizione posteriore vide nella coppia di Achille e Patroclo non solo l’emblema della perfetta e concorde amicizia, ma anche l’immagine di un tenero amore omosessuale, improntato ai canoni che furono in séguito tipici dei costumi erotici di età classica.
[Federico Condello] |