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Un contributo all’ampliamento del lessico è dato dai dialettismi. Pellagra (malattia da carenza di vitamina PP dovuta a un’alimentazione a base di granturco, segno inequivocabile di miseria) è una voce settentrionale; birichino (ragazzo vivace e impertinente) è bolognese, mentre cocciuto (testardo) e pupazzo (fantoccio) sono romaneschi. Da Napoli, invece, comincia a diffondersi iettatura (influsso malefico che certe persone ritengono possa essere esercitato da altre). Verso la fine del secolo, il predominio del francese viene rafforzato dal successo della rivoluzione e dall’imperialismo napoleonico. Ciò non mancò di suscitare in Italia reazioni anche violente. Particolarmente sensibili al problema erano i piemontesi, per motivi di contiguità geografica con la Francia. Così per il conte Galeani Napione il sostegno all’italiano nel Piemonte era l’unica barriera contro l’invasione del francese e lo strumento di coesione più idoneo per un’auspicabile vocazione italiana della monarchia sabauda. L’Alfieri a sua volta reagiva col Misogallo («odiatore dei francesi», 1793-98), una polemica condanna di tutto quello che la Francia rappresentava. Feroci critiche di asservimento al potere si attirò invece Carlo Denina che nel 1803, rilevando l’inadeguatezza dell’italiano per la conversazione quotidiana e la letteratura a carattere divulgativo, proponeva senz’altro ai suoi compatrioti di adottare la lingua d’Oltralpe. Del resto, la politica di Napoleone fu tesa ad imporre in modo autoritario la lingua francese. Dopo il decreto del 1809, ad esempio, il francese divenne la lingua ufficiale, insieme all’italiano, in Toscana e a Roma. Il ripristino dell’Accademia della Crusca nel 1811 fu quindi solo un atto formale di condiscendenza nei confronti di un popolo conquistato. È naturale, dunque, che in questo periodo si assista all’ingresso nella nostra lingua di tutta una ricca serie di francesismi. Agli ambiti tradizionali dell’abbigliamento si deve scialle; alla cucina griglia e bonbon. La terminologia militare, in un’epoca caratterizzata da guerre continue, si arricchisce di parole come appello, avamposto, ma anche di ambulanza, che mostra una preoccupazione umanitaria per le sorti dei numerosi feriti. La trasformazione della Francia in uno Stato di diritto che liquidava il regime feudale, sulla base dei princìpi della rivoluzione, comporta il riordino dell’amministrazione, fenomeno che si riverbera in Italia con l’introduzione di una serie di parole come controllo, timbro, cassazione, borderò. Quest’ultimo termine indica la distinta dei documenti accompagnata da conti, così chiamata perché i documenti erano elencati al margine (bord, in francese) dell’incartamento. Regia, che dal 1931 significa «direzione artistica di uno spettacolo», all’inizio voleva dire solo «amministrazione». Al teatro si riferisce invece debutto. Non dobbiamo dimenticare poi i termini del sistema metrico decimale (metro, litro, grammo, etc.) introdotto a cominciare dal 1801 nella Repubblica Cisalpina – per quanto i vecchi sistemi di misurazione continuassero ad essere impiegati anche dopo l’Unità. Un altro fenomeno interessante è l’ingresso nell’italiano di regionalismi settentrionali come accaparrarsi, anta, caseggiato, locale (luogo) dovuti al fatto che il Regno Italico, la nuova organizzazione creata nel 1805, aveva il suo centro a Milano.
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