Messaggero/Nunzio

Dotato di un particolare statuto giuridico e di un notevole prestigio sin dagli albori dell’età arcaica (gli ‘araldi’ sono frequentemente menzionati in Omero), il ‘messaggero’ (ángelos) è un personaggio ricorrente nella tragedia attica, dove la sua presenza consente effetti drammaturgici altrimenti impossibili: il discorso prolungato (rhésis) del messaggero (il cosiddetto angelikòs lógos) è un artificio indispensabile laddove si tratti di informare il pubblico a proposito di snodi narrativi non direttamente rappresentabili sulla scena. In questo modo il messaggero ricopre un ruolo fondamentale – per fare solo qualche esempio – nei Persiani e nei Sette contro Tebe di Eschilo, nelle Trachinie, nell’Aiace e nell’Edipo re di Sofocle, nelle Supplici, nell’Elettra, nell’Andromaca, nell’Elena, nell’Oreste e nelle Baccanti di Euripide, dove alcuni degli eventi più importanti dell’intero dramma (la battaglia di Salamina per Atossa e i Persiani, la morte di Eteocle e Polinice, il suicidio di Aiace o quello di Giocasta, e via dicendo) sono affidati appunto alla narrazione di un messaggero. Naturalmente non è escluso che un nunzio compaia in un dramma con un ruolo propriamente drammatico, cioè non limitato al riferimento di eventi sottratti alla rappresentazione diretta (per es. nelle Supplici di Eschilo).

[Federico Condello]