Ade

(gr. Há(i)des)

Caratteristiche e significato
In greco il termine è allo stesso tempo un teonimo e un toponimo. Come teonimo, esso designa il dio figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus e di Poseidone, che dopo la vittoria sui Titani ebbe in sorte il dominio del regno infero, secondo un mito già noto a Esiodo. Come toponimo, esso designa lo stesso regno infernale, talvolta distinto dal Tartaro, che alcune fonti collocano molto al di sotto dell’Ade (Iliade VIII 13-16; cfr. Esiodo, Teogonia 713-723).

Il regno di Ade
Nella concezione piú diffusa, infatti, l’Ade è un regno sotterraneo, benché non manchino ubicazioni diverse, che ne fanno una regione situata genericamente ad Occidente. Fra gli elementi caratteristici del regno di Ade sono comunque per lo piú presenti i fiumi Stige e Acheronte, il traghettatore Caronte, Ermes ‘psicopompo’ («guida delle anime»), i giudici infernali Minosse e Radamante; sin da Omero l’Ade è immaginato come un luogo buio, desolato, freddo, dove i morti conducono un’esistenza umbratile ed errabonda; solo piú tardi esso diverrà il luogo di destinazione degli empi, distinto dal luogo di destinazione dei pii (i Campi Elisi).

Il dio Ade
Come divinità, Ade è raramente assunto a protagonista di narrazioni mitologiche. Nell’episodio piú famoso, egli rapí Persèfone/Kore, figlia della dea Demetra, facendone la propria sposa. In Iliade V 395-404 si menziona un suo fallimentare combattimento con Eracle. Egli appare naturalmente in tutti i miti che comprendono una discesa agli Inferi (Odisseo, Orfeo, Tèseo e Piritoo, Eracle, Enea). Il suo elmo – noto come kunée perché costruito con pelle di cane (kúon) – aveva il potere di rendere invisibili e funge da oggetto magico in miti che riguardano altre divinità (se ne servono per esempio Atena in Iliade V 844s., o Ermes nel resoconto di Apollodoro, Biblioteca I 6,2); tale tradizione è probabilmente da mettere in rapporto con una delle piú diffuse pseudoetimologie del nome Ha-ides (analizzato come composto di alfa privativo e radice –id- dal valore di «vedere»): «colui che è/rende invisibile». Un culto di Ade risulta attestato solamente presso la popolazione degli Elei, secondo la testimonianza di Pausania. Tuttavia, sotto l’influsso della religiosità eleusina, nel V sec. a.C. andò diffondendosi il culto di Ade-Plutone, inserito organicamente nella trinità che comprendeva Demetra e Persefone/Kore. In qualità di Plutone, Ade diventa un dio della fertilità e della ricchezza, chiaramente indicate dall’attributo della cornucopia; altri suoi simboli erano lo scettro, il trono, la melagrana (come emblema di fertilità). La convergenza di tratti ‘inferi’ (negativi) e tratti ‘agricoli’ (positivi) fanno di Ade una divinità tipicamente ‘ctonia’, cioè caratterizzata da un legame privilegiato con la terra e il sottosuolo, e fortemente ambigua.


[Federico Condello]