Giovanni Boccaccio
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Griselda
L’inizio della novella
rammenta la formula
di esordio delle fiabe
(«C’era una volta...»)
e, come nelle fiabe,
colloca la vicenda in
un passato indetermi-
nato e remotissimo.
Già è gran tempo, fu tra’ marchesi di Saluzzo
1
il maggior della casa
2
un giovane chiama-
to Gualtieri, il quale, essendo senza moglie e senza figliuoli, in niuna
3
altra cosa il suo
tempo spendeva che in uccellare e in cacciare
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, né di prender moglie né d’aver figliuoli
alcun pensiero avea; di che egli era da reputar molto savio
5
. La qual cosa a’ suoi uomi-
ni non piacendo, più volte il pregarono che moglie prendesse, acciò che egli senza ere-
de né essi senza signor rimanessero, offerendosi di trovargliele tale e di sì fatto padre e
madre discesa, che buona speranza se ne potrebbe avere ed esso contentarsene molto.
A’ quali Gualtieri rispose: «Amici miei, voi mi strignete
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a quello che io del tutto ave-
va disposto di non far mai, considerando quanto grave
7
cosa sia a poter trovare chi
co’ suoi costumi ben si convenga
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e quanto del contrario sia grande la copia
9
, e co-
me dura vita sia quella di colui che a donna non bene a sé conveniente s’abbatte
10
. E
il dire che voi vi crediate a’ costumi de’ padri e delle madri le figliuole conoscere
11
,
donde argomentate di darlami
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tal che mi piacerà, è una sciocchezza, con ciò sia
cosa che
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io non sappia dove
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i padri possiate conoscere, né come i segreti
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delle
madri di quelle; quantunque, pur conoscendoli, sieno spesse volte le figliuole a’ pa-
dri e alle madri dissimili. Ma poi che pure in queste catene vi piace d’annodarmi, e
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io voglio esser contento; e acciò che io non abbia da dolermi d’altrui che di me, se
mal venisse fatto
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, io stesso ne voglio essere il trovatore, affermandovi che, cui che
io mi tolga
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, se da voi non fia
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come donna
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onorata, voi proverete con gran vostro
danno quanto grave mi sia l’aver contra mia voglia presa mogliere a’ vostri prieghi».
I valenti uomini risposon ch’eran contenti, sol che esso si recasse
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a prender moglie.
Erano a Gualtieri buona pezza
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piaciuti i costumi d’una povera giovinetta che d’una vil-
la
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vicina a casa sua era, e, parendogli bella assai, estimò che con costei dovesse aver vita
assai consolata
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. E per ciò, senza più avanti
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cercare, costei propose di volere sposare: e
Coordinate
La novella che ha per protagonista
Griselda è l’ultima del
Decameron
. Il narratore è
Dioneo, che una volta ancora si dimostra trasgressi-
vo. In questo caso, anzi, il giovane trasgredisce ad-
dirittura le regole che egli stesso si è dato: prima di
tutto, nella novella che narra non compare (se non
nel guizzo dell’osservazione finale) la consueta li-
cenziosità dei suoi racconti; inoltre, non è chiaro se
egli approfitti del privilegio di raccontare sempre a
tema libero, perché stavolta anche lui sembra avvi-
cinarsi al tema della giornata, ossia la magnanimi-
tà. Dioneo infatti racconta una storia di sublimi vir-
tù femminili, che chiude l’intera opera acquistando
il valore di una
summa
ideologica, in contrasto con
l’«orrido cominciamento» della peste e con le bassez-
ze della prima novella.
Il testo
Griselda è una povera contadinella che,
per un capriccio, il marchese Gualtieri di Saluzzo
decide di sposare, salvo poi sottoporla a una serie
di prove che si configurano come vere e proprie tor-
ture psicologiche, per verificarne l’ubbidienza e la
fedeltà. Il lieto fine conclude la dolorosa vicenda e
celebra le virtù di Griselda. Tuttavia, Dioneo non
rinuncia del tutto al proprio ruolo sorprendente e
con un’osservazione conclusiva dissacrante getta
una luce ambigua sulla novella e, in fondo, sull’in-
tera raccolta.
T12
Griselda
Decameron
, giornata X, novella 10
1.
Saluzzo:
importante feudo del Piemonte.
2.
il maggior della casa:
il capofamiglia.
3.
niuna:
nessuna.
4.
in uccellare e in cacciare:
nel cacciare uc-
celli e selvaggina.
5.
di che ... savio:
per questo comportamento
egli era da ritenere molto saggio.
6.
strignete:
spingete, costringete.
7.
grave:
difficile.
8.
chi ... convenga:
una persona adatta per abi-
tudini e stili di vita.
9.
copia:
abbondanza
delle coppie male assortite.
10.
a donna ... s’abbatte:
si unisce a una don-
na non adatta a lui.
11.
vi crediate ... conoscere:
crediate di cono-
scere le figlie dai costumi dei genitori.
12.
donde ... darlami:
per cui pensate di dar-
mela.
13.
con ciò sia cosa che:
poiché.
14.
dove:
in che modo, come.
15.
i segreti:
complemento oggetto del precedente
«possiate conoscere».
16.
e:
anche, ebbene.
17.
acciò ... fatto:
affinché io non debba accu-
sare altri che me stesso, se dovesse finire male.
18.
cui ... tolga:
chiunque io prenda.
19.
fia:
sarà.
20.
donna:
signora
(dal latino domina).
21.
si recasse:
si decidesse.
22.
buona pezza:
da molto tempo.
23.
villa:
villaggio.
24.
consolata:
felice, tranquilla.
25.
più avanti:
più oltre, più lontano.
5
10
15
20
L’intervento del nar-
ratore potrebbe sot-
tintendere un atteg-
giamento generica-
mente misogino, ma
anche fare riferimen-
to al carattere del
marchese, che si ri-
velerà, in effetti, de-
cisamente poco adat-
to alla vita coniugale.
Concluso l’antefat-
to, inizia la narrazio-
ne vera e propria, con
il coinvolgimento dei
personaggi principali.
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