Giovanni Boccaccio
44
Nastagio degli Onesti
Il cavaliere è il dop-
pio di Nastagio, come
anche il nome sotto-
linea.
Le reazioni emotive di
Nastagio sono indica-
te con un crescendo
di sostantivi che indi-
cano sentimenti cul-
minanti nell’impulso,
tipicamente cortese,
di aiutare la donna
straziata.
Nastagio è in una
condizione quasi di
trance, come se si
preparasse a una
esperienza sopran-
naturale.
piè se medesimo trasportò pensando infino nella pigneta
17
. E essendo già passata
presso che la quinta ora
18
del giorno e esso bene un mezzo miglio per la pigneta
entrato, non ricordandosi di mangiare né d’altra cosa, subitamente gli parve udire
un grandissimo pianto e guai altissimi messi
19
da una donna; per che, rotto il suo
dolce pensiero, alzò il capo per veder che fosse e maravigliossi nella pigneta veg-
gendosi
20
. E oltre a ciò, davanti guardandosi, vide venire per un boschetto assai
folto d’albuscelli e di pruni
21
, correndo verso il luogo dove egli era, una bellissima
giovane ignuda, scapigliata e tutta graffiata dalle frasche e da’ pruni, piagnendo e
gridando forte mercé
22
; e oltre a questo le vide a’ fianchi due grandi e fieri mastini,
li quali duramente
23
appresso correndole spesse volte crudelmente dove la giugne-
vano
24
la mordevano; e dietro a lei vide venire sopra un corsier
25
nero un cavalier
bruno, forte nel viso crucciato, con uno stocco
26
in mano, lei di morte con parole
spaventevoli e villane minacciando. Questa cosa a un’ora
27
maraviglia e spavento
gli mise nell’animo e ultimamente compassione della sventurata donna, dalla qual
nacque disidero di liberarla da sì fatta angoscia e morte, se el potesse. Ma senza ar-
me trovandosi, ricorse a prendere un ramo d’albero in luogo di bastone e comin-
ciò a farsi incontro a’ cani e contro al cavaliere.
Ma il cavaliere che questo vide gli gridò di lontano: «Nastagio, non t’impacciare
28
, la-
scia fare a’ cani e a me quello che questa malvagia femina ha meritato».
E così dicendo, i cani, presa forte la giovane ne’ fianchi, la fermarono, e il cavaliere so-
pragiunto smontò da cavallo; al quale Nastagio avvicinatosi disse: «Io non so chi tu ti
se’ che me così cognosci, ma tanto
29
ti dico che gran viltà è d’un cavaliere armato vo-
lere uccidere una femina ignuda e averle i cani alle coste messi come se ella fosse una
fiera salvatica: io per certo la difenderò quant’io potrò».
Il cavaliere allora disse: «Nastagio, io fui d’una medesima terra teco
30
, e eri tu anco-
ra piccol fanciullo quando io, il quale fui chiamato messer Guido degli Anastagi
31
,
era troppo più innamorato di costei che tu ora non se’ di quella de’ Traversari; e per
la sua fierezza e crudeltà andò sì la mia sciagura, che io un dì con questo stocco, il
quale tu mi vedi in mano, come disperato m’uccisi, e sono alle pene eternali danna-
to. Né stette poi guari tempo
32
che costei, la qual della mia morte fu lieta oltre misu-
ra, morì, e per lo peccato della sua crudeltà e della letizia avuta de’ miei tormenti
33
,
non pentendosene, come colei che non credeva in ciò aver peccato ma meritato, si-
milmente fu e è dannata alle pene del Ninferno
34
. Nel quale come ella discese, così
ne fu
35
e a lei e a me per pena dato, a lei di fuggirmi davanti e a me, che già cotanto
l’amai, di seguitarla come mortal nemica, non come amata donna; e quante volte io
la giungo
36
, tante con questo stocco, col quale io uccisi me, uccido lei e aprola per
ischiena
37
, e quel cuor duro e freddo, nel qual mai né amor né pietà poterono entra-
re, con l’altre interiora insieme, sì come tu vedrai incontanente
38
, le caccio di corpo
e dolle mangiare
39
a questi cani. Né sta poi grande spazio
40
che ella, sì come la giusti-
zia e la potenzia di Dio vuole, come se morta non fosse stata, risurge e da capo inco-
mincia la dolorosa fugga, e i cani e io a seguitarla. E avviene che ogni venerdì in su
questa ora io la giungo qui e qui ne fo lo strazio che vederai; e gli altri dì non crede-
re che noi riposiamo, ma giungola in altri luoghi ne’ quali ella crudelmente contro a
me pensò o operò; e essendole d’amante divenuto nemico, come tu vedi, me la con-
17.
pigneta:
pineta.
18.
quinta ora:
le undici del mattino.
19.
guai ... messi:
altissime grida di dolore
emesse.
20.
veggendosi:
accorgendosi di essere.
21.
pruni:
cespugli spinosi.
22.
mercé:
pietà.
23.
duramente:
rabbiosamente.
24.
giugnevano:
raggiungevano.
25.
corsier:
cavallo, destriero.
26.
stocco:
spada corta.
27.
a un’ora:
al contempo.
28.
non t’impacciare:
non impicciarti.
29.
tanto:
soltanto.
30.
d’una ... teco:
della tua stessa città.
31.
Guido degli Anastagi:
discendente da una
illustre famiglia ravennate, tradizionalmente rivale
dei Traversari.
32.
Né stette ... tempo:
non passò molto tempo.
33.
della letizia ... tormenti:
del piacere prova-
to per i miei tormenti.
34.
Ninferno:
Inferno
(forma popolare).
35.
ne fu:
ci fu.
36.
giungo:
raggiungo.
37.
aprola per ischiena:
la squarcio attraver-
so la schiena.
38.
incontanente:
immediatamente, subito.
39.
dolle mangiare:
le do da mangiare.
40.
Né sta poi ... spazio:
e non passa molto
tempo.
35
40
45
50
55
60
65
70
75
Il cuore «duro e fred-
do» rende concreta
una metafora consue-
ta per indicare crudel-
tà e indifferenza.
V1_387_495_Boccaccio.indd 445
20/01/