444
Il Medioevo
Il Decameron
Il trasferimento di Na-
stagio a Classe se-
gna l’inizio dell’azio-
ne narrativa vera e
propria.
In Ravenna antichissima città di Romagna, furon già assai nobili e gentili uomi-
ni, tra’ quali un giovane chiamato Nastagio degli Onesti, per la morte del padre
di lui e d’un suo zio, senza stima
1
rimase ricchissimo. Il quale, sì come de’ giova-
ni avviene, essendo senza moglie s’innamorò d’una figliuola di messer Paolo Tra-
versaro
2
, giovane troppo più nobile che esso non era, prendendo speranza con le
sue opere di doverla trarre a amar lui
3
. Le quali, quantunque grandissime, belle e
laudevoli fossero, non solamente non gli giovavano, anzi pareva che gli nocesse-
ro, tanto cruda e dura e salvatica
4
gli si mostrava la giovinetta amata, forse per la
sua singular bellezza o per la sua nobiltà sì altiera e disdegnosa divenuta, che né
egli né cosa che gli piacesse le piaceva
5
. La qual cosa era tanto a Nastagio gravosa
a comportare
6
, che per dolore più volte dopo essersi doluto gli venne in disidero
d’uccidersi; poi, pur tenendosene
7
, molte volte si mise in cuore di doverla del tut-
to lasciare stare, o se potesse d’averla in odio come ella aveva lui
8
. Ma invano tal
proponimento prendeva, per ciò che pareva che quanto più la speranza mancava,
tanto più multiplicasse il suo amore.
Perseverando adunque il giovane e nello amare e nello spendere smisuratamen-
te, parve a certi suoi amici e parenti che egli sé e ’l suo avere
9
parimente fosse per
consumare; per la qual cosa più volte il pregarono e consigliarono che si dovesse
di Ravenna partire e in alcuno altro luogo per alquanto tempo andare a dimorare,
per ciò che, così faccendo, scemerebbe
10
l’amore e le spese. Di questo consiglio più
volte fece beffe Nastagio; ma pure, essendo da loro sollecitato, non potendo tan-
to dir di no, disse di farlo; e fatto fare un grande apparecchiamento
11
, come se in
Francia o in Ispagna o in alcuno altro luogo lontano andar volesse, montato a ca-
vallo e da’ suoi molti amici accompagnato di Ravenna uscì e andossen a un luogo
fuor di Ravenna forse tre miglia, che si chiama Chiassi, e quivi fatti venir padiglio-
ni e trabacche
12
, disse a color che accompagnato l’aveano che starsi
13
volea e che
essi a Ravenna se ne tornassono. Attendatosi adunque quivi Nastagio cominciò a
fare la più bella vita e la più magnifica che mai si facesse, or questi e or quegli al-
tri invitando a cena e a desinare, come usato s’era
14
.
Ora avvenne che, venendo quasi all’entrata
15
di maggio, essendo un bellissimo tem-
po e egli entrato in pensiero della sua crudel donna, comandato a tutta la sua fa-
miglia
16
che solo il lasciassero per più poter pensare a suo piacere, piede innanzi
Coordinate
La novella, narrata da Filomena, è
compresa nella quinta giornata, retta da Fiammetta
e dedicata a narrare «di ciò che ad alcuno amante,
dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente
avvenisse». Con la novella successiva, il cui prota-
gonista è Federigo degli Alberighi, la novella di Na-
stagio forma una sorta di dittico in cui è centrale il
motivo del codice di comportamento cortese, un co-
dice nobile ma ormai in crisi e dunque necessaria-
mente da superare.
Il testo
Nastagio degli Onesti ama una donna no-
bile che superbamente lo rifiuta. Una visione inferna-
le che appare a Nastagio nella pineta di Ravenna gli
offre l’insperata occasione di «ammaestrare» l’ama-
ta e di vincere la sua alterigia.
T7
Nastagio degli Onesti
Decameron
, giornata V, novella 8
1.
senza stima:
inestimabilmente.
2.
Paolo Traversaro:
i Traversari erano una illu-
stre stirpe ducale.
3.
giovane ... amar lui:
giovinetta assai più no-
bile di lui
(«che esso non era»)
, sperando di con-
vincerla ad amarlo mediante azioni e comporta-
menti onorevoli
(«con le sue opere»).
4.
salvatica:
scontrosa, ritrosa.
5.
né ... piaceva:
non le piaceva né lui né ciò
che a lui piaceva.
6.
comportare:
sopportare.
7.
tenendosene:
trattenendosi.
8.
d’averla ... lui:
di odiarla come lei odiava lui.
9.
’l suo avere:
il suo patrimonio.
10.
scemerebbe:
diminuirebbe.
11.
grande apparecchiamento:
grandi preparativi.
12.
trabacche:
tende.
13.
starsi:
fermarsi.
14.
come usato s’era:
come era solito fare.
15.
all’entrata:
al principio.
16.
famiglia:
servitù.
5
10
15
20
25
30
L’epicentro narrativo
della novella viene
sottolineato da forme
verbali ricorrenti che
scandiscono le fasi
dell’azione.
V1_387_495_Boccaccio.indd 444
20/01/