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Il Medioevo
Il Decameron
Perfino le
questioni direttamente religiose
so-
no trattate, nel
Decameron
, con
grande libertà
:
l’autore polemizza con la tendenza del clero alla
lascivia e all’ipocrisia (accade in numerose novel-
le tra cui, per fare un solo esempio, la quarta del-
la prima giornata, in cui «Un monaco, caduto in
peccato degno di gravissima punizione, onesta-
mente rimproverando al suo abate quella mede-
sima colpa, si libera dalla pena»), ma anche con
la sua avidità e la sua falsità (si ricordi la disin-
voltura di frate Cipolla nello spacciare false re-
liquie). Alcune novelle, poi, lasciano intravede-
re
idee di tolleranza religiosa
(legate anche al-
le relazioni commerciali dell’epoca tra Occidente
cristiano e Oriente musulmano), come la novella
di Melchisedec, che dimostra la parità fra le tre
religioni monoteistiche, e quella di messer Torel-
lo e il Saladino.
Un itinerario dal male alla virtù
Il
Decame-
ron
– per quanto le novelle possano naturalmente
essere lette in ordine sparso e in molteplici com-
binazioni – è un
organismo letterario dotato
di forte coesione interna
, ricco di
simmetrie
e corrispondenze tematiche e strutturali
: nei
racconti dei dieci giovani, come si è detto,
la va-
rietà del mondo viene ordinata e organizzata
.
Per questo, la successione dei temi e l’alternanza
dei novellatori rispettano complessi criteri di pa-
rallelismo o contrapposizione. Emerge un’orga-
nizzazione precisa dei contenuti e delle idee, che
delinea nel
Decameron
un
itinerario ascensiona-
le
, proprio come quello della
Commedia
: dalla si-
tuazione di caos iniziale (la Firenze devastata e
pericolosa come una «selva oscura») e dalla as-
soluta negatività morale incarnata dal protagoni-
sta della prima novella, ser Ciappelletto, si arriva,
attraverso differenti manifestazioni e intrecci di
forze (come si è detto, la fortuna, l’amore, l’inge-
gno, la magnanimità) fino all’ultima giornata, in
cui trionfano le virtù più alte. Avendo sperimen-
tato e dominato – attraverso la parola – tutta la
multiformità del reale, i dieci giovani potranno
così, finalmente, tornare nel mondo esterno con
un maggior bagaglio di conoscenza e più eserci-
tate capacità di ragionamento (che è, al tempo
stesso, un fatto intellettuale e un fatto verbale).
Essi dunque troveranno la salvezza: tuttavia, a
differenza della concezione dantesca, quella de-
cameroniana è
una salvezza terrena, che con-
siste nell’aver scampato le potenze distrutti-
ve della storia e della realtà grazie alle risorse
dell’intelligenza, della parola, dell’equilibrio
tra molteplicità e ordine
.
Tra mondo cortese e realtà borghese
La
ricchezza di temi, figure, scenari e situazioni che
il
Decameron
presenta si concentra intorno a
due
poli fondamentali
: da un lato il
mondo cortese
ormai alla fine, dall’altro la
realtà cittadina
(che
sono anche i due nuclei della biografia di Boccac-
cio: da un lato le origini e le esperienze borghesi,
dall’altro la frequentazione e i modelli cortesi).
Nel tempo inquieto dell’«epopea dei mercanti»,
minacciato da una grave crisi storica, il
Decame-
ron
esalta le qualità originarie della borghesia
:
audacia, intelligenza pratica, prontezza di spiri-
to, libertà intellettuale e religiosa, capacità di vol-
gere a proprio vantaggio la fortuna, giusta con-
siderazione dei fatti economici, riconoscimento
del valore dell’individuo rispetto ai privilegi della
nascita. Al tempo stesso, il
Decameron
glorifica i
valori cortesi
(liberalità, cortesia, magnificenza,
disinteresse economico, senso dell’onore, lealtà,
coraggio) che sono legati al declinante mondo feu-
dale e che costituiscono ora l’ideale di riferimento
Bottega di Giovanni Toscani, Cassone con scene dal Decameron di Boccaccio, 1420-1425.
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