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Giovanni Boccaccio
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Il Decameron
Il
Decameron
La data di composizione
 Il
Decameron
viene
composto fra il 1349 e il 1351
secondo il cri-
tico e filologo Vittore Branca,
o fra il 1349 e il
1353
secondo un altro studioso, Giuseppe Billa-
novich. Di certo la stesura avviene
dopo il 1348
,
anno in cui imperversò a Firenze la peste di cui si
parla nell’
Introduzione
alla prima giornata, anche
se alcune novelle vengono sicuramente compo-
ste (o almeno concepite) prima di tale data, poi-
ché si trovano già con poche differenze in opere
precedenti (
Filocolo
,
Ameto
). Boccaccio, comun-
que, continua a limare la propria opera per molto
tempo, come dimostra il
manoscritto
detto
Ha-
milton 90
, un autografo del
Decameron
, risalen-
te agli ultimi anni di vita dell’autore e conservato
oggi alla Biblioteca statale di Berlino.
Iltitolo, ilproemioeilpubblicodelDecameron
L’opera si apre con la dichiarazione del
titolo
e
del
contenuto
: «Comincia il libro chiamato
Deca-
meron
, cognominato prencipe Galeotto, nel qua-
le si contengono cento novelle, in diece dì dette
da sette donne e da tre giovani uomini». Il termi-
ne
Decameron
è modellato, forse in chiave di pa-
rodia, su quello grecizzante di
Hexaemeron
(«sei
giorni»), titolo di diversi trattati patristici e me-
dievali sulla creazione del mondo, e vuol signi-
ficare dunque «dieci giorni». Sono infatti dieci i
giorni impiegati dai dieci componenti della lieta
brigata per raccontare le
cento novelle
che co-
stituiscono la raccolta. La definizione di «Gale-
otto» è ripresa da un verso dantesco («Galeotto
fu ’l libro e chi lo scrisse»,
Inferno
, V, 137), che
a sua volta fa riferimento alla passione fra Lan-
cillotto e Ginevra narrata nel romanzo cortese
Lancelot
(1220-1235), in cui Galeotto, amico di
Lancillotto, si presta a fare da intermediario fra i
due amanti. Analogamente il
Decameron
è defini-
to «intermediario d’amore» e «soccorso e rifugio
di quelle che amano». Tuttavia,
mentre in Dante
il libro conduce i due amanti al peccato e alla
perdizione, in Boccaccio esso ha la funzione di
consolare, distrarre e dilettare
.
Il
Proemio
si apre con l’invito ad avere «compas-
sione agli afflitti» (tra i quali è compreso lo stesso
autore, a causa del suo sofferto amore per Fiam-
metta) e prosegue indicando come
destinatarie
dell’opera le «vaghe donne»
, le quali, essendo
costrette dalle convenzioni sociali a tenere nasco-
ste le loro «amorose fiamme», hanno bisogno as-
sai più che gli uomini di essere consolate e con-
sigliate per poter conoscere ciò che sia da «fug-
gire» oppure da «seguitare». Il pubblico a cui il
Decameron
si rivolge è dunque composto da per-
sone sensibili ma non necessariamente letterate:
è, appunto,
un pubblico di lettori, non di in-
tellettuali
.
La cornice, la «lieta brigata» e la voce
dell’autore
 Dopo il
Proemio
, l’
Introduzione
alla
prima giornata costituisce in realtà una premessa
a tutto il
Decameron
. L’
Introduzione
riveste un’
im-
portante funzione strutturale
, perché delinea
la «cornice» entro cui saranno inscritte le cento
novelle dell’opera. Nella
cornice
, poi, Boccaccio
racconta come, mentre
Firenze è preda della
peste e ogni ordine sociale e morale è sovver-
tito
, dieci giovani (
sette ragazze e tre ragazzi
)
si incontrino nella chiesa di Santa Maria Novella
e decidano di abbandonare la città per recarsi in
Pagina miniata del Decameron dal Codex Palatinus Latinus 1989, xv secolo.
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