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Dall’età giolittiana alla prima guerra mondiale
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La prima guerra mondiale
nell’
Unione Sovietica
. Si accresce invece il peso
degli
Stati Uniti
, che si affermano come la prima
grande potenza extraeuropea in grado di interveni-
re negli affari del continente e di condizionarne la
politica. Il loro intervento nella prima guerra mon-
diale segna l’inizio del processo di globalizzazione
ancora oggi in atto.
Qual è la novità storica della grande guerra?
Chi militava tra gli interventisti e chi tra
i neutralisti italiani?
Che cosa comporta la rivoluzione in Russia?
Come si configura l’Europa alla fine del conflitto?
Sosta di verifica
La parola ai protagonisti
«Amiamo la guerra»: l’imperativo di Giovanni Papini
Il 1° ottobre 1914, sulle pagine della rivista «Lacerba», Giovanni Papini pubblicava un articolo intitolato
Amiamo la guerra
in cui si schierava apertamente a favore del conflitto, presentandolo come un’occasio-
ne per rivitalizzare la società, eliminando i deboli e gli inetti. Nei toni retorici e nell’ostentato cinismo, egli
interpretava una posizione largamente diffusa fra gli intellettuali italiani (futuristi, dannunziani, nazionali-
sti...), che contribuiranno con la loro superficiale retorica a spingere il governo all’intervento.
Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci e tiepidumi di latte materno e di lacri-
me fraterne. Ci voleva una bella innaffiatura di sangue per l’arsura dell’agosto; e una rossa svinatura per le ven-
demmie di settembre. È finita la siesta della vigliaccheria, della diplomazia, dell’ipocrisia e della pacioseria
1
. I
fratelli son sempre buoni ad ammazzare i fratelli, i civili son pronti a tornar selvaggi; gli uomini non rinnegano
le madri belve. Non si contentano più dell’omicidio al minuto
2
. Siamo troppi. La guerra è un’operazione mal-
thusiana
3
. C’è un di troppo di qua e un di troppo di là che si premono. La guerra rimette in pari le partite. Fa il
vuoto perché si respiri meglio. Lascia meno bocche intorno alla stessa tavola. E leva di torno un’infinità di uo-
mini che vivevano perché erano nati; che mangiavano per vivere, che lavoravano per mangiare e maledicevano
il lavoro senza il coraggio di rifiutar la vita. [...]
La guerra, infine, giova all’agricoltura e alla modernità. I campi di battaglia rendono, per molti anni, assai più
di prima senz’altra spesa di concio
4
. Che bei cavoli mangeranno i francesi dove s’ammucchiarono i fanti tede-
schi e che grasse patate si caveranno in Galizia quest’anno! [...]
Amiamo la guerra ed assaporiamola da buongustai finché dura. La guerra è spaventosa – e appunto perché spa-
ventosa e tremenda e terribile e distruggitrice dobbiamo amarla con tutto il nostro cuore di maschi.
1.
pacioseria:
atteggiamento tranquillo, pacifico.
- 2.
al minuto:
in piccole quantità.
- 3.
La guerra ... malthusiana:
l’economista Thomas Malthus (1766-
1834) sosteneva la necessità di una limitazione delle nascite per controbilanciare lo squilibrio tra la popolazione e i mezzi di sussistenza. La guerra, diminuen-
do le bocche da sfamare, garantirebbe la prosperità di chi resta.
- 4.
concio:
concimazione. L’immagine della terra fertilizzata dai cadaveri dei caduti è vo-
lutamente violenta.
Konstantin Juon,
Nuovo pianeta,
1921.
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