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Il primo Novecento
Le coordinate storiche
2.
L’Italia nell’età
giolittiana
Riformismo e conciliazione sociale
La po-
litica italiana
dal 1903 al 1914
è dominata dalla
figura di
Giovanni Giolitti
(1842-1928): egli è in
questi anni a capo di tre governi che si succedono
quasi ininterrottamente, tanto che questo periodo
viene abitualmente denominato
«età giolittiana»
.
In questi anni anche l’Italia conosce, soprattutto nel
Nord, un primo vero decollo economico in senso
industriale, mentre lo
Stato liberale
si rafforza e
amplia le basi del suo consenso.
Nella gestione dei contrasti sociali, inoltre, Giolit-
ti abbandona gli atteggiamenti autoritari e repres-
sivi dei governi precedenti e realizza un’articolata
strategia di integrazione sociale
, volta a ricon-
durre e risolvere il conflitto tra le classi nell’ambi-
to della mediazione politica, e quindi delle istitu-
zioni parlamentari.
In quest’ottica si collocano una serie di importanti
riforme
: la campagna contro l’analfabetismo, coro-
nata nel 1911 dalla Legge sull’istruzione, che affida
le scuole elementari alla gestione dello Stato, sot-
traendole ai comuni; la legislazione sociale a tutela
del lavoro minorile e femminile; la garanzia del di-
ritto di sciopero; le leggi speciali per il Meridione;
infine, l’istituzione nel 1912 del
suffragio univer-
sale maschile
, che porta il corpo elettorale da tre
a oltre nove milioni di individui.
Contraddizioni e declino della politica gio-
littiana
L’azione politica di Giolitti, di fatto, man-
tiene saldamente il controllo politico nelle mani
delle classi economicamente più abbienti, ossia dei
grandi imprenditori borghesi, cercando al tempo
stesso di gestire il malcontento sociale attraverso
aperture all’ala socialista moderata. Non mancano
tuttavia in questo quindicennio di governo palesi
contraddizioni. Allo sviluppo industriale delle aree
settentrionali corrisponde infatti l’accrescersi dello
squilibrio tra Nord e Sud della Penisola e l’aggra-
varsi della questione meridionale.
Al tempo stesso, gli elementi di apertura democra-
tica e di integrazione sociale convivono con una
pratica politica spesso spregiudicata
, che si tra-
duce talora in corruzione e clientelismo. Inoltre, il
desiderio di favorire le mire espansionistiche del-
la borghesia e di allineare l’Italia alle altre poten-
ze europee nell’avventura coloniale induce Giolitti
nel 1911 a dichiarare guerra alla Turchia e a intra-
prendere la
spedizione in Libia
, dove il governo
italiano finanzia la costruzione di aeroporti, stra-
de, ferrovie, porti, scuole e ospedali. L’impresa co-
loniale, tuttavia, a lungo andare non porta benefici
economici né lustro all’Italia.
La parola ai protagonisti
Pascoli: «La grande proletaria si è mossa»
L’impresa di Libia fu favorita da molti intellettuali, tra cui Gabriele D’Annunzio. Anche Giovanni Pasco-
li, partendo da presupposti socialisti, in questo discorso tenuto a Barga il 21 novembre 1911, esprime in
toni enfatici il suo entusiasmo per un’impresa con cui l’Italia (la «grande proletaria») rinnova i fasti dell’an-
tica Roma e offre ai suoi lavoratori nuove terre.
La grande proletaria si è mossa.
Prima ella mandava altrove i suoi lavoratori che in patria erano troppi e dovevano lavorare per troppo poco. Li
mandava oltre alpi e oltre mare a tagliare istmi, a forare monti, ad alzar terrapieni, a gettar moli, a scavar car-
bone, a scentar
1
selve, a dissodare campi, a iniziare culture, a erigere edifizi, ad animare officine, a raccoglier
sale, a scalpellar pietre; a fare tutto ciò che è più difficile e faticoso, e tutto ciò che è più umile e perciò più dif-
ficile ancora [...]. Il mondo li aveva presi a opra, i lavoratori d’Italia; e più ne aveva bisogno, meno mostrava di
averne, e li pagava poco e li trattava male [...].
Là i lavoratori saranno, non l’opre, mal pagate mal pregiate mal nomate
2
, degli stranieri, ma, nel senso più al-
to e forte delle parole, agricoltori sul suo, sul terreno della patria; non dovranno, il nome della patria, a forza,
abiurarlo, ma apriranno vie, coltiveranno terre, deriveranno acque, costruiranno case, faranno porti, sempre
vedendo in alto agitato dall’immenso palpito del mare nostro il nostro tricolore.
1.
scentar:
estirpare.
- 2.
l’opre ... mal nomate:
i braccianti vengono definiti in modi offensivi.
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