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Giacomo Leopardi
4
A Silvia
Metrica
Canzone libera di sei strofe di settenari ed endecasillabi, libere sia nel numero dei versi che nel-
le rime; l’unica costante sta nel fatto che ogni strofa termina con un settenario rimato con un altro verso
interno alla strofa medesima.
Silvia, rimembri
1
ancora
quel tempo della tua vita mortale
2
,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi
3
,
5
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi
4
?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto
5
,
10
allor che
6
all’opre femminili intenta
7
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi
8
.
Era il maggio odoroso
9
: e tu solevi
così menare il giorno
1
0
.
15
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte
11
,
ove il tempo mio primo
T7
A Silvia
Canti
, XXI
Coordinate
Composta a Pisa tra il 19 e il 20 apri-
le 1828,
A Silvia
 segna il ritorno di Leopardi alla po-
esia dopo un lungo silenzio. Il rinascere dell’ispira-
zione è così annunciato dal poeta in una lettera al-
la sorella Paolina: «Dopo due anni, ho fatto dei ver-
si quest’Aprile; ma versi veramente all’antica, e con 
quel mio cuore di una volta». La lirica, che nell’edi-
zione fiorentina dei
Canti
 del 1831 apre la sezione 
dei cosiddetti «grandi idilli», trae spunto dal ricordo 
reale di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa 
Leopardi e morta diciottenne di tubercolosi. La figu-
ra della ragazza, trasfigurata letterariamente, divie-
ne però il simbolo stesso della giovinezza e dell’effi-
mera speranza che ad essa sempre si accompagna.
Il testo
Il poeta, rivolgendosi a Silvia come se 
fosse ancora viva, la invita a rievocare insieme con 
lui i loro anni giovanili: nella primavera della vita, 
un destino parallelo di rosee speranze li accomuna-
va, nell’attesa fiduciosa di un avvenire di piena feli-
cità: «Che pensieri soavi, / che speranze, che cori, o 
Silvia mia!». Ma le illusioni sarebbero state presto 
travolte dalla dura realtà. Silvia va infatti incontro 
a una morte prematura, mentre al poeta è riserva-
ta una sorte ancora peggiore: il destino gli nega le 
gioie di una gioventù serena e all’apparire del «ve-
ro» egli vede svanire le antiche illusioni, sostituite 
dall’amara certezza della morte. 
1.
rimembri:
ricordi.
2.
quel tempo ... mortale:
quell’epoca della tua
vita terrena,
ossia l’adolescenza. L’avverbio «anco-
ra» (v. 1) e l’aggettivo «mortale» proiettano sull’evo-
cazione di Silvia l’ombra della morte.
3.
quando ... fuggitivi:
quando la bellezza
splendeva nei tuoi occhi sorridenti e schivi.
4.
e tu ... salivi:
e tu, gioiosa e al tempo stesso
pensierosa, ti apprestavi a varcare la soglia
(«il
limitare»)
della gioventù,
cioè a passare dall’ado-
lescenza alla giovinezza piena.
5.
Sonavan ... canto:
le mie stanze tranquil-
le e le vie circostanti risuonavano del tuo can-
to continuo.
6.
allor che:
quando.
7.
all’opre ... intenta:
occupata nei lavori fem-
minili.
La perifrasi indica il lavoro della filatura, oc-
cupazione tradizionalmente femminile.
8.
assai ... avevi:
abbastanza
(«assai», latini-
smo)
contenta di quel futuro indeterminato e
per questo desiderabile
(«vago»)
che immaginavi.
9.
odoroso:
profumato.
10.
solevi ... giorno:
eri solita trascorrere co-
sì la tua giornata.
11.
gli studi ... sudate carte:
interrompendo
talvolta i piacevoli lavori poetici e le pagine su
cui mi affaticavo.
L’espressione «sudate carte»,
con enallage, indica le opere erudite di Leopardi,
frutto di fatica intellettuale, e si collega in chiasmo
a «studi leggiadri».
TUTORIAL
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