Page 26 - 120900036760_roncoroni_ilrossoeilblu_blu

Basic HTML Version

10
L’Ottocento
Il pensiero: le illusioni e il pessimismo
in particolare al pensiero di Friedrich Schiller e di
Arthur Schopenhauer
.
Sono fondamentali anche i modelli letterari, che spa-
ziano dall’
antichità classica
ai massimi rappresen-
tanti dell’Illuminismo francese, cui si aggiunge poi
anche la conoscenza dei più significativi
autori pre-
romantici
e dei loro scritti (in particolare il
Werther
di Goethe e l’
Ortis
foscoliano), con una decisa pre-
ferenza per la riflessione esistenziale.
Il «pessimismo storico»
 Fin dall’età giova-
nile, Leopardi inizia a trasformare la propria sof-
ferenza fisica e psichica in un formidabile stru-
mento di conoscenza, interrogandosi sulla natu-
ra e l’origine dell’infelicità umana. In una
prima
fase
della sua riflessione, intorno al
1818-1822
,
egli giunge alla conclusione che la sofferenza degli
uomini non dipende dalla natura, ma dall’evolu-
zione della civiltà nel suo progredire storico. Alle
origini, secondo Leopardi, i popoli antichi viveva-
no a stretto contatto con la
natura
che, come una
madre benevola
, li aveva dotati di quella capaci-
tà di immaginare che è tipica anche dell’infanzia.
Quindi, pur non essendo propriamente felici, essi
erano animati da magnanime illusioni che li spin-
gevano a gesti eroici e rendevano la loro vita più
attiva e perciò ignara della noia. Tuttavia, nel cor-
so della storia, il progressivo
affermarsi della ra-
gione e della civiltà
ha allontanato le illusioni ge-
nerate dalla natura, svelando la triste realtà e spro-
fondando gli uomini nell’angoscia.
È questa la fase del cosiddetto «pessimismo stori-
co», che attribuisce l’umana infelicità all’
abbando-
no dello stato di natura
e sottolinea la
superiorità
del mondo classico
rispetto all’età moderna. L’uni-
ca via attraverso cui è possibile recuperare in parte
le illusioni del passato consiste nell’imitazione della
civiltà e della poesia classiche, sottraendosi alla me-
schinità del presente, su cui Leopardi formula un
giudizio sprezzante e del tutto negativo.
La teoria del piacere
 Negli anni immediata-
mente successivi,
tra il 1821 e il 1823
circa, una
serie di importanti annotazioni dello
Zibaldone
te-
stimoniano un’evoluzione del pensiero di Leopar-
di, che giunge ad abbracciare pienamente le teo-
rie del
materialismo illuministico
, elaborando la
cosiddetta «teoria del piacere». Sulla base del sen-
sismo settecentesco, l’autore constata che ogni uo-
mo tende al raggiungimento del piacere, che coin-
cide con la felicità. Ma l’uomo desidera in realtà
un piacere infinito
e assoluto,
che non esiste
in
natura. Dalla sproporzione tra il desiderio dell’uo-
mo di un piacere infinito e la finitezza della realtà
nasce una contraddizione irrisolvibile, che ha co-
me conseguenza l’
infelicità dell’uomo
. L’unica via
Edouard Hamman,
Disillusione, 1851.
V3A_BLU_001_099_Leopardi.indd 10
22/02/