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Riepilogo sulla sintassi
del periodo
Classificazione delle proposizioni subordinate:
completive, relative, circostanziali
In base alla funzione che svolgono all’interno del periodo le proposizioni subordinate vengono so-
litamente suddivise in:
completive
perché
completano in modo necessario
il senso del verbo usato nella reggente. Ri-
entrano in questa categoria le
infinitive
(infinito o accusativo e infinito), le
interrogative
indiret-
te
(al congiuntivo), le
completive con
quod
(all’indicativo o al congiuntivo obliquo), le
completi-
ve con
ut
(al congiuntivo) tra cui distinguiamo quelle che constatano un fatto (negazione
ut non
)
da quelle che esprimono volontà o timore (negazione
ne
), le
sostantive con
quin
(al congiuntivo);
aggettive
, quando equivalgono a un aggettivo con funzione di attributo. Sono introdotte da pro-
nomi e avverbi relativi e per questo sono comunemente chiamate
relative
. Presentano l’indicati-
vo o il congiuntivo (per attrazione modale o quando hanno valore di subordinate circostanziali);
circostanziali
, quando indicano circostanze accessorie rispetto alla reggente, equivalendo a com-
plementi indiretti (di tempo, modo, causa ecc.). Possono avere il modo
congiuntivo
(volitivo, con
negazione
ne
, oppure eventuale, con negazione
non
) oppure l’
indicativo
e sono introdotte da dif-
ferenti congiunzioni subordinanti:
finali
causali
concessive
consecutive
suppositive
avversative
temporali
condizionali
comparative
Per una trattazione più dettagliata delle singole proposizioni si rimanda alle rispettive sezioni.
Proposizioni completive: le infinitive
Chiamiamo
infinitive
(o accusativo e infinito) le subordinate completive che presentano il verbo al mo-
do
infinito
e il soggetto (ed eventuali attributi o complementi predicativi) in caso
accusativo
(il sogget-
to è generalmente espresso, anche quando coincide con quello della reggente).
A seconda della funzione che svolgono all’interno del periodo si dividono in:
soggettive
, se svolgono funzione di soggetto, dopo locuzioni verbali impersonali (
licet
, «è possi-
bile»,
interest
, «interessa»,
constat
, «è noto»,
dicendum est
, «si deve dire»,
utile,
bonum, verum est
, «è
utile, bene, vero», ecc.);
oggettive
, se svolgono funzione di complemento oggetto, dopo verbi di dire (
dico
,
adfirmo
,
nun-
tio
ecc.), di opinione (
sentio
,
intellego
,
accipio
,
censeo
ecc.), di sentimento (
gaudeo
,
laetor
,
indignor
,
doleo
ecc.), di volontà (
volo
,
nolo
,
malo
,
iubeo
,
veto
ecc.);
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