Lavoriamo sulle competenze
Uno sforzo ‘sovrumano’ per riabilitare la politica
Una proposta provocatoria?
È probabile che il
docente si faccia qualche scrupolo a proporre i testi
del Percorso
Etica e politica
alle pp. 289 ss. Lo stu-
dente potrebbe prenderlo come una provocazione o
giungere alla conclusione che i classici siano per noi
decisamente inattuali. Tanto gli sembrerebbe lon-
tana dalla realtà l’idea che un uomo politico abbia
come unico obiettivo il bene dei concittadini e non
il proprio vantaggio in termini di potere, successo,
arricchimento. E che dire di un amministratore tal-
mente dedito al bene pubblico da preferire la morte
piuttosto che rinunciare alla giustizia, all’onestà, al
rispetto degli altri?
Anche se lo studente che oggi legge Cicerone è
nato dopo la cosiddetta
‘Tangentopoli’
, cioè dopo
lo scandalo che a partire dal 1992 travolse un’intera
classe politica, sa benissimo che i vizi venuti alla luce
in quell’occasione erano solo un aspetto, forse nep-
pure il più importante, del malcostume politico vi-
gente. La prassi di versare tangenti ai partiti in cam-
bio di favori era, dopo tutto, la punta di un iceberg
in una società permeabile a fenomeni che andavano
dalla corruzione all’evasione fiscale a truffe di ogni
genere e a mille altri raggiri che formavano un tes-
suto continuo di illegalità dal piccolo al grande, pas-
sando per tutti i gradi intermedi. E che dire delle
collusioni tra mafia e politica, di un apparato di intel-
ligence che invece di proteggere i cittadini tramava
in segreto, di pezzi deviati delle istituzioni e di poteri
forti che senza esporsi dirigevano la vita nazionale?
Non compete al libro di latino approfondire questi
aspetti della nostra società: basta aggiungere che
non appartengono al passato. Ci si chiede allora
quale senso abbia leggere le belle esortazioni di Ci-
cerone, sulle quali, come abbiamo visto (vd. p. 288),
già Marchesi e Gadda esercitavano la loro ironia.
Malcostume politico passato e presente
Ma che
cosa vedeva Cicerone intorno a sé? Per limitarci ai
testi presenti in questa antologia, possiamo rispon-
dere che egli aveva visto, da una parte,
ammini-
stratori rapaci come Verre,
dall’altra
politici in-
teressati esclusivamente al proprio vantaggio.
Vedeva un sistema in cui il
cursus honorum
era ap-
petibile perché i magistrati, una volta usciti di carica
e divenuti governatori di provincia, potevano arric-
chirsi a danno dei provinciali. Le cariche pubbliche
erano sfruttate per acquisire un prestigio personale
che consentiva il controllo delle folle, da far pesare
sulle decisioni del senato. Se a questo
populismo
poco rispettoso delle istituzioni aggiungiamo la di-
sponibilità di
eserciti
resi fedeli al comandante dal
bottino di guerra e la possibilità di tenere al proprio
seguito
bande armate
, incominciamo ad avere un
quadro dell’assetto politico di Roma antica.
Se questa corruzione raggiungesse dimensioni su-
periori a quelle attuali o, viceversa, presentasse un
carattere meno sistematico e, per ciò stesso, meno
pericoloso, sono due tesi opposte sostenute, rispet-
tivamente, da due grandi conoscitori della politica
romana, quali Luciano Perelli ed Emanuele Narducci.
In realtà, ciò che interessa non è a chi assegnare il
primato nella corruzione, ma accostare due sistemi
politici che presentano analogie più sul piano del
malcostume che su quello di una corretta gestione
della cosa pubblica.
Gli antidoti proposti da Cicerone
Cicerone rea-
gì in due modi al malessere del suo tempo: da una
parte,
riproponendo il modello dei grandi uo-
mini del passato
, dall’altra esortando alla giustizia
in nome del
dovere
personale e nella prospettiva
del
premio celeste
. Non sappiamo quale efficacia
potessero avere sui contemporanei simili argomenti.
Se giudichiamo
a posteriori
, non ne ebbero nessuna:
alla repubblica subentrò la dittatura di Cesare e poi
l’impero; lo stesso Cicerone pagò con la vita la sua
opposizione ad Antonio.
Ma forse egli aveva combattuto il malcostume politi-
co con armi spuntate. Quale senso aveva richiamarsi
al modello dell’età scipionica se proprio gli Scipioni
avevano dato esempi di populismo e illegalità?
Sci-
pione Africano
si poneva al di sopra della giustizia
ordinaria in virtù dei meriti acquisiti come vincitore
della seconda guerra punica: quando fu accusato di
malversazione nello stipulare la pace con il re di Si-
ria, si presentò in tribunale con un grande seguito di
amici e clienti e trascinò il popolo a rendere grazie
agli dèi delle vittorie da lui conseguite, proclaman-
dosi dispensato dalle procedure ordinarie.
E che dire del protagonista del
Somnium
,
Scipio-
ne Emiliano
, l’uomo forte del momento? Spietato
nell’assedio di Numanzia e
leader
dell’opposizione
antigraccana, aveva dichiarato che Tiberio Gracco
era stato ucciso ben a ragione, tanto che nel 129
i gruppi di potere aristocratici avevano pensato di
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