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Federico II
lana
in tale abbondanza da richiamare in
città filatori, tessitori e mercanti forestieri.
L’Aquila, inoltre, era diventata da subito un
importante crocevia per il traffico con altre
città con le quali era collegata per mezzo del-
la cosiddetta “
via degli Abruzzi
” che univa
Firenze a Napoli passando per Perugia, Rieti,
e poi Sulmona, Isernia, Venafro, Teano, Capua.
L’età di Pietro da Morrone
La fama dell’Aquila crebbe a dismisura
quando il 29 agosto
1294
ospitò un evento
di eccezionale importanza: l’incoronazione
pontificia dell’eremita Pietro da Morrone che
assunse il nome di
Celestino V
.
Su iniziativa di Pietro, intanto, nel 1287 era
stata iniziata la costruzione di
Santa Maria
di Collemaggio
, la più imponente chiesa
romanica della città. E lì Pietro-Celestino vol-
le la
festa della Perdonanza
: chiunque si
fosse recato, in atto di penitente, all’abbazia
di Collemaggio nell’anniversario dell’incoro-
nazione, avrebbe ricevuto l’assoluzione da
tutti i peccati.
Celestino fu il papa del “
gran rifiuto
”: dopo
poche settimane di pontificato, infatti, abdi-
cò e si ritirò in convento, lasciando il passo
all’elezione di Bonifacio VIII. Ma pochi credo-
no alla spontaneità di quel gesto. Bonifacio
fu un papa molto discusso; è probabile che
avesse obbligato Celestino a ritirarsi e forse
lo fece addirittura avvelenare, visto che morì
pochissimo tempo dopo in circostanze assai
misteriose.
Il Trecento e il Quattrocento:
la grande fioritura
Nel
Trecento
la città continuò a crescere,
nonostante due epidemie di peste (1348,
1363) e un terremoto (1349). Diversi mercanti
toscani e reatini e alcune famiglie ebree vi
acquistarono una casa, mentre le Corpora-
zioni si arricchivano delle Arti dei pellettieri,
dei metallieri e dei letterati. Attirati dalla po-
sizione e dal via vai di personaggi illustri, i
generali dell’Ordine francescano la scelsero
come sede.
Nel
Quattrocento
L’Aquila si popolò di mer-
canti forestieri di varie nazionalità come pure
di rappresentanti delle compagnie mercantili
e bancarie fiorentine (tra cui quella dei Me-
dici), veneziane e napoletane.
Nel Cinquecento, il crollo
La fortuna dell’Aquila era stata dovuta all’in-
traprendenza dei suoi cittadini e alle leggi
commerciali dei nuovi padroni del Meridione
– prima gli Angioini di Francia, subentrati a
Manfredi, poi gli Aragona di Spagna – che
l’avevano sempre favorita rinunciando ai
dazi
sulla lana e sullo zafferano
, cosa che ave-
va reso estremamente concorrenziali questi
prodotti abruzzesi.
Ma nel Cinquecento la città fu travolta dal
crollo generale dell’Italia. All’Aquila fu
sot-
tratto il contado
, assegnato in feudo ai vari
capitani di ventura delle milizie mercenarie
che devastavano la penisola, e perse così
il territorio che costituiva la sua base eco-
nomica.
Nel 1529 l’imperatore
Carlo V
d’Asburgo
impose la costruzione di una
fortezza
che
comportò nell’area circostante l’abbattimen-
to di edifici e chiese, deturpando l’urbanistica
della città, che continuò a essere modificata
per tutto il Seicento, finché il
terremoto
del 2
febbraio
1703
, che causò oltre seimila morti,
finì di distruggere gran parte del suo antico
volto medievale e rinascimentale.
Nell’Ottocento i patrioti aquilani parteciparo-
no ai moti rivoluzionari del 1833, del 1841,
del 1848. L’unificazione d’Italia, però, fece
sì che L’Aquila perdesse la caratteristica di
città di confine senza che la nuova posizione
di centralità l’avvantaggiasse, perché essa
fu
esclusa dalla linea ferroviaria
tra i due
mari
con gravi conseguenze economiche.
Competenze
•
I terremoti sono pur-
troppo una realtà
sempre presente nel
territorio aquilano,
come dimostra quello
devastante dell’aprile
2009. Documentati tra-
mite il sito
http://it.wikipedia.
org/wiki/Terremoto
_dell’Aquila_del
_2009
o tramite altre
fonti e scrivi un articolo
di giornale. Concentrati
sui danni, sulle respon-
sabilità e sull’opera di
ricostruzione in atto.
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