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Poteri in lotta: il Papato contro l’Impero
Storia locale
La fondazione come
“nuova Gerusalemme” e avamposto
del Regno svevo di Sicilia
A 721 metri sul livello del mare, sul colle che
costituiva il confine tra i due contadi di Ami-
terno e di Forcona, nel
1245
l’imperatore
Federico II
fondò la città dell’Aquila, cui volle
dare il nome del rapace
simbolo del Sacro
romano Impero
e la forma dell’omoni-
ma costellazione celeste: due trape-
zi congiunti lungo una delle basi.
Essa doveva essere una “nuova
Gerusalemme”, in onore della
sua nuova sposa quindicenne,
Iolanda di Brienne, figlia di un
re crociato, e l’avamposto
settentrionale del Regno di
Sicilia: il trampolino per il
balzo verso il Centro-Nord
che avrebbe potuto unificare
l’Italia.
Oggi le vie principali della città por-
tano i nomi dell’imperatore che
non riuscì a realizzare quel sogno
e del re che, circa seicento anni dopo, lo
rese una realtà: Federico II di Svevia e Vittorio
Emanuele II di Savoia.
I primi abitanti furono una settantina di pa-
L’Aquila, città imperiale
La fontana delle
99 cannelle
stori e massari provenienti dai due contadi,
a ognuno dei quali fu assegnato uno dei tra-
pezi perché vi edificasse le case, la propria
chiesa e, sulla piazza antistante, la fontana
pubblica.
Secondo la leggenda i villaggi erano in tutto
99 e altrettanti furono i rioni. Circa trent’anni
dopo, per ricordare l’evento, fu costruita la
fontana delle 99 cannelle, tutta bianca
e rossa e ornata da mascheroni. Il
99
era un numero considerato ma-
gico ed è probabile che Fede-
rico II, appassionato com’era
di astrologia e di alchimia, lo
avesse posto simbolicamen-
te alla base dell’urbanistica
cittadina.
Federico non lasciò docu-
menti scritti relativi alla
nuova città, cosa che fece in-
vece suo figlio,
Corrado IV
, che
proseguì i lavori e nel 1254 redasse
il diploma di fondazione. Il caso
volle che un figlio dell’imperatore
riconoscesse ufficialmente la città e un
altro la distruggesse. Durante le ultime, tragi-
che vicende che determinarono la fine della
casa di Svevia, infatti, L’Aquila tradì i suoi fon-
datori e divenne guelfa.
Manfredi
, allora, non
potendo tollerare una città fortificata nemica
proprio ai confini con lo Stato della Chiesa,
fece demolire le mura e alcuni palazzi.
Una città che sa sfruttare
le eccedenze
Ricostruita rapidamente, la città passò con
tutto il Meridione sotto la
casa d’Angiò
– la
dinastia francese che aveva sconfitto Manfre-
di – e tornò a essere un
importante mercato
per il contado, il quale la riforniva regolarmen-
te di prodotti alimentari: dalla conca fertile
proveniva il prezioso
zafferano
; i pascoli del
Sirente e del Velino, da un lato, e la catena
del Gran Sasso e i monti della Laga, dall’altro,
alimentavano nel periodo estivo numerose
greggi di ovini transumanti che fornivano
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