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La mentalità europea fra Alto e Basso Medioevo
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La percezione del tempo
Anche il
tempo
era
intriso di religiosità
. Innanzitutto, la permanenza dell’uomo
sulla Terra, così come aveva avuto un
inizio
con la
Creazione
, aveva una
fine
:
il
Giudizio universale
, ossia il giorno in cui, chiamati da Gesù Cristo, i morti
sarebbero risorti dalle tombe e, insieme ai vivi, sarebbero stati assegnati defini-
tivamente all’Inferno o al Paradiso.
Inizio e fine caratterizzavano anche la suddivisione del tempo quotidiano, perché i
sei giorni della settimana avevano una fine, la domenica, e poi ricominciavano. Era
credenza comune che anche la storia umana fosse soggetta a questa successione
e che fosse giunta al suo sesto e ultimo giorno. Il mondo medievale percepiva
quindi se stesso come un mondo vecchio, prossimo alla fine.
I
dotti
sostenevano questa
visione pessimistica
di un’umanità stanca e vicina
all’estinzione perché troppo tempo era passato dal passaggio di Cristo sulla Terra
e troppo lontani ormai erano i tempi in cui essa aveva potuto ascoltare la sua
parola. Tale visione può essere riassunta in questa frase di un cronista tedesco del
XII secolo, Ottone di Frisinga: “Noi vediamo il mondo venire meno ed esalare,
per così dire, l’ultimo respiro dell’estrema vecchiaia”.
I due volti del bosco
A proposito di misure, nelle fonti si leggono spesso frasi come
queste: “Un bosco da 150 maiali”, “Una foresta da 100 maiali”
ecc. In base alla quantità di ghiande che produceva veniva
misurato uno degli spazi fondamentali dell’uomo medievale.
Nell’Alto Medioevo
bosco e
foresta
erano realtà onnipre-
senti; infatti, le zone d’incolto erano di gran lunga più vaste di
quelle coltivate e ogni giorno gli uomini vi si addentravano per
fare legna, per cacciare la selvaggina, per raccogliere miele e
castagne e per pascolare i maiali.
Con il trascorrere dei secoli, però, e soprattutto con il terrore
seminato dalle Ultime invasioni, il rapporto tra l’uomo e la selva
cambiò radicalmente: la foresta cominciò a essere percepita
come il
luogo dell’ignoto
, carico di significati simbolici ne-
gativi. Se di giorno era utile e frequentabile, di notte diventava
il regno del terrore: spiriti e folletti, presenze demoniache,
briganti che nel folto del bosco avevano i loro rifugi, maghi e
streghe che vi si recavano per i loro riti a contatto con il mon-
do animale e, naturalmente, bestie feroci come i lupi, gli orsi
e i cinghiali. Nel bosco, di notte, ogni incontro era possibile e
uscirne vivi era considerato un miracolo. Nei villaggi medievali,
se al rintocco dell’ultima campana prima del calar delle tenebre
mancava qualcuno, lo si dava per spacciato. Da questi terrori
nacquero le centinaia di favole che in tutta Europa narravano
di bambini sperduti e di malefici incontri.
L’orso
Tra i pericoli del bosco, l’orso occupava il primo posto.
Gli uomini avevano una tale paura della sua ferocia che
sovrani come Carlo Magno li fecero decimare nelle foreste
dell’Impero, senza, per fortuna, causarne l’estinzione.
nell’immagine accanto la vittoria dell’uomo sull’orso
è rappresentata da un esemplare catturato e legato
a un albero.
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