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Modelli evolutivi:
i possibili percorsi
dell’evoluzione
I processi evolutivi avvenuti nel corso delle ere ge-
ologiche costituiscono uno specifico settore della
biologia evoluzionistica, la
macroevoluzione
, che
possiamo definire come l’evoluzione dei principali
gruppi sistematici (specie, famiglie, o addirittura
phyla
) o l’evoluzione su grande scala. A differenza
dei processi microevolutivi, che avvengono all’in-
terno della specie e sono osservabili anche in tem-
pi relativamente brevi (come nel caso del melani-
smo industriale della
Biston betularia),
i processi
macroevolutivi non sono direttamente osservabili
perché avvengono in tempi lunghi. Oggigiorno
abbiamo però a nostra disposizione un’ampia do-
cumentazione fossile, in base alla quale sono stati
ricostruiti alcuni
modelli evolutivi
.
Cambiamento filetico (o anagenesi):
graduale e lento
L’anagenesi consiste in un cambiamento graduale
delle caratteristiche di una specie. In presenza di
una selezione direzionale e di mutazioni, la specie
originaria si modifica lentamente sino a trasformar-
si in una specie nuova. Le due specie non coesisto-
no, ma la nuova sostituisce l’originaria. Il modello
riprende la visione darwiniana dell’evoluzione, che
avverrebbe sempre per mezzo di cambiamenti lenti
e graduali.
Cladogenesi e radiazione adattativa
La
cladogenesi
(“ramificazione”) si verifica quan-
do una specie si suddivide in due o più specie, che
coesistono e danno origine a più linee evolutive.
Secondo E. Mayr è il meccanismo evolutivo più
frequente, basato sulla speciazione allopatrica e la
deriva genetica.
Se le specie derivate dalla ramificazione sono
più di due, il processo prende nome di
radiazio-
ne adattativa
, descritta da Darwin per i fringuelli
delle Galápagos (vedi
SCHEDA 5
). Accade quan-
do una specie si viene a trovare in un ambiente
vergine, privo di competitori, e lo colonizza rapi-
damente (si parla comunque di tempi geologici)
occupando tutte le nicchie ecologiche disponibili.
La linea evolutiva si ramifica dando origine simul-
taneamente a numerose specie.
Secondo George G. Simpson la radiazione adat-
tativa è stata la causa delle principali “rivoluzioni”
evolutive avvenute sulla Terra, come la conquista
della terraferma da parte degli animali e lo strepito-
so successo evolutivo dei mammiferi: dopo l’estin-
zione dei dinosauri, i primitivi mammiferi, prima
costretti a una vita notturna e a cibarsi di insetti, in-
Figura 30
L’evoluzione delle specie di frumento oggi più
diffuse, Triticum aestivum e Triticum turgidum, a partire da
specie di frumento diploidi.
Fig 30 Spighe
Triticum
monococcum
diploide,
2n = 14 cromosomi
Triticum
selvatico
diploide,
2n = 14 cromosomi
Ibrido sterile
diploide,
2n = 14 cromosomi
T. turgidum
grano duro
tetraploide,
4n = 28 cromosomi
T. aestivum
grano tenero
esaploide,
6n = 42 cromosomi
T. tauschii
(selvatico)
diploide,
2n = 14 cromosomi
Ibrido sterile
triploide,
3n = 21 cromosomi
AA
X
BB
AB
AA BB
DD
raddoppio
del corredo
cromosomico
X
ABD
AA BB DD
raddoppio
del corredo
cromosomico
15
Come possiamo definire una specie?
16
Quali sono i meccanismi di isolamento genetico
prezigotici? E quelli postzigotici?
17
Quali sono le differenze fondamentali tra i tre
meccanismi di speciazione descritti nel testo?
Facciamo il punto
Figura 31
Le miniangurie sono i frutti di piante triploidi,
e quindi sono prive di semi. Sono state ottenute
dall’incrocio di una specie diploide con una tetraploide.
Un analogo incrocio ha permesso di ottenere anche
mandarini senza semi.
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