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strutture molto complesse, i cui primi abbozzi non
potevano certo svolgere le funzioni (volo e visione
dettagliata) che svolgono ora. Perché quindi non
sono scomparsi, come spesso accade per strutture
inutili (come la coda o il manto peloso nell’uomo)?
La selezione non poteva certo prevedere che sareb-
bero diventate strutture utili!
A questa domanda si è risposto sostanzialmente
in due modi. Immaginiamo che in organismi primi-
tivi sia comparso un occhio estremamente primitivo
(tipo la macchia oculare di alcuni vermi) che permet-
teva di vedere solo luci e ombre. Vi sembra poco?
Meglio luci ed ombre del buio assoluto: un occhio
primitivo è comunque un vantaggio evolutivo e come
tale viene premiato dalla selezione naturale (
19
).
Questo però non può essere vero in tutti i ca-
si. Esiste un’altra spiegazione, che possiamo forni-
re nel caso delle piume degli uccelli. Il loro primo
abbozzo nei rettili, prodotto da una modificazio-
ne delle squame, non poteva servire per il volo, ma
aveva un’altra funzione, molto probabilmente quel-
la della termoregolazione (e forse anche quella mi-
metica). In questo caso si parla di
preadattamento
o
exattamento
(dall’inglese,
exaptation
): consiste
nell’utilizzo, in mutate condizioni ambientali, di
una struttura o di un comportamento per funzioni
diverse rispetto a quelle originarie. Un altro esem-
pio riguarda ancora rettili e uccelli. Alcuni fossili
di piccoli dinosauri hanno evidenziato la presen-
za di ossa cave molto leggere: negli uccelli si sono
dimostrate fondamentali per il volo, ma nei rettili
terrestri non potevano svolgere questa funzione;
probabilmente però rendevano l’animale più agile e
per questo si sono mantenute nel corso delle gene-
razioni (
20
). Nei mammiferi un preadattamento
sono le ghiandole mammarie, che derivano da una
modificazione delle ghiandole sebacee.
Per i sostenitori della teoria sintetica il preadat-
tamento ha avuto un ruolo determinante nell’evo-
luzione degli organismi. Secondo Mayr, infatti, gli
organismi che hanno avuto un grande successo, co-
me insetti, uccelli e tetrapodi, hanno seguito percorsi
evolutivi di questo tipo: ma, come vedremo nel § 9,
alcuni evoluzionisti non sono di questa opinione.
Fig 18 Sviluppo occhio
1
2
3
4
5
6
Macchia oculare
Occhio a calice
Occhio con apertura
a “foro di spillo”
Occhio semplice a “camera
chiusa”
Occhio con lenti
primitive
Occhio
complesso
cellule
fotosensibili
fibre
nervose
cavità
piena di liquido
nervo
ottico
strato di
cellule fotosensibili
(retina)
retina
fluido cellulare
trasparente
tessuto di
rivestimento
trasparente
(cornea)
cornea
lente
lente
umor
acqueo
iride
cornea
umor
vitreo
retina
nervo
ottico
GALLUS (POLLO)
furcola
sterno
ossa
metatarsiche
fuse
bacino
da uccello
coda ridotta
a pigostilo
costole con
estensioni
ossa metacarpiche
parzialmente fuse
ARCHAEOPTERYX
cinto
scapolare
furcola
costole
addominali
coda lunga formata
da numerose vertebre
bacino
da rettile
ossa
metatarsiche
parzialmente
fuse
arto anteriore
con tre dita
coda lunga formata
da numerose vertebre
ossa
metatarsiche
separate
bacino
da rettile
costole
semplici
COMPSOGNATHUS
cinto
scapolare
costole
addominali
Figura 19
Tappe
dell’evoluzione
dell’occhio dalla forma
più semplice (macchia
oculare) all’occhio
complesso (come quello
umano).
Figura 20
L’evoluzione
delle strutture
ossee passando
dai rettili (come il
piccolo dinosauro
Compsognathus) al
primo uccello fossile
(Archaeopteryx) fino agli
uccelli attuali.
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