fratture, allargandole, inglobando blocchi di roccia
sovrastante e fondendo le rocce incassanti.
Vengono chiamati
plutoni
i corpi magmatici
consolidati che si sono insediati all’interno del-
la crosta. Essi possono avere dimensioni e forme
molto varie, e rapporti variabili con le rocce in-
cassanti: in alcuni casi si identificano dei contat-
ti netti, in altri i contatti sono più sfumati così
da rendere difficile definirne i limiti. I plutoni di
maggiore dimensione vengono chiamati
batoli-
ti
; essi hanno composizione prevalentemente aci-
da e possono avere dimensioni gigantesche, fino a
occupare aree di centinaia di km
2
sulla superficie
terrestre. Frequentemente i batoliti formano il nu-
cleo di catene montuose: costituiscono per esem-
pio la “spina dorsale” delle cordigliere occidentali
del Nord America e del Sud America, in Patagonia
(
2
). In Italia, un esteso batolite costituisce l’asse
portante del massiccio cristallino sardo-corso.
I batoliti sono costituiti da rocce granitiche la cui
genesi, in così grande quantità, non può essere giu-
stificata solamente ammettendo un processo di dif-
ferenziazione di un magma primario basico in risa-
lita all’interno della crosta: infatti, la quantità di fuso
residuo di quella composizione che si origina me-
diante cristallizzazione frazionata è molto modesta,
e perciò bisognerebbe ammettere il coinvolgimento
di ingenti quantità di magmi basici che dovremmo
ritrovare nella crosta come enormi masse gabbriche,
di cui però non abbiamo alcun riscontro.
Il fatto che molti batoliti abbiano contorni sfu-
mati con le rocce incassanti e il fatto che siano sem-
pre associati alla formazione di grandi catene mon-
tuose, là dove si ha un aumento della temperatura
nella crosta, fa pensare che il processo principale
di formazione, per lo meno di quelli più profon-
di, possa essere il fenomeno di
anatessi
(dal greco
anátexis
, “fusione”) con successiva solidificazione di
masse granitiche. La viscosità del magma anatetti-
co non ne permetterebbe la risalita e perciò, quando
le condizioni ambientali lo permetteranno (alla fine
del sollevamento della catena stessa), esso solidifi-
cherà nello stesso luogo in cui si è formato, forman-
do l’ossatura stessa della catena montuosa.
1.1
Corpi ipoabissali
Alcuni corpi plutonici di dimensioni modeste
possono solidificare in prossimità della superficie.
L’iniezione di questi corpi può essere concordante
(parallela), oppure no, rispetto a una eventuale stra-
tificazione delle rocce in cui si intrudono. I
filoni-
strato
o
sills
sono corpi tabulari concordanti, per lo
più inseriti tra strato e strato nelle rocce sedimen-
tarie, con spessore variabile da qualche centimetro
a qualche decina di metri (
3
). Essi solitamente
accompagnano l’attività vulcanica, hanno composi-
zione basica e quindi vengono alimentati dalla stes-
sa fonte che provoca le eruzioni; per questo motivo,
quando affiorano potrebbero essere confusi con una
normale colata lavica.
Ciò che ne permette la distinzione è la maggiore
dimensione dei cristalli presenti (dovuta a un raf-
freddamento più lento) e gli effetti termici che pro-
vocano fenomeni di “cottura” sulle rocce incassanti.
Una normale colata lavica provocherebbe infatti
batolite della
Columbia britannica
batolite
dell’Idaho
batolite della
Sierra Nevada
batolite
della Bassa
California
USA
MESSICO
USA
CANADA
Figura 2
Lungo la zona
occidentale del Nord
America affiorano
enormi batoliti granitici
che costituiscono una
sorta di “spina dorsale”
delle catene montuose
parallele alla costa.
Figura 3
Questo filone-strato (strato più scuro) si dispone
tra i piani di stratificazione dell’ammasso roccioso. Assume
l’aspetto di un normale strato sedimentario ma è più
resistente all’erosione.
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