quale sia la struttura profonda del vulcano e il
suo stato attuale.
Prevenzione: fr
a le attività di prevenzione rien-
trano gli
studi di pericolosità
(ricostruendo la sto-
ria eruttiva del vulcano è possibile fare previsioni
sul tipo di eruzione più probabile), l’elaborazione
di
mappe di pericolosità
relative al territorio, an-
che attraverso simulazioni al computer, la
piani-
ficazione territoriale
per evitare nuove costruzioni
nelle aree esposte, l’attività di
educazione e infor-
mazione
delle popolazioni esposte al rischio, la
formulazione di
piani di emergenza
, che prevedo-
Figura 38
Nel 1983 fu
effettuato per la prima
volta un intervento per
cercare di deviare la
lava che minacciava di
distruggere i paesi di
Nicolosi e Belpasso sulle
pendici dell’Etna. Con
tubi di metallo riempiti
di esplosivo si tentò di
abbattere l’argine del
fiume di lava affinché
la lava stessa potesse
deviare in una valle
laterale.
no tutte le azioni da intraprendere in caso di crisi
(in particolare l’evacuazione della popolazione,
vedi
SCHEDA 8
).
Difesa dalle eruzioni
e
gestione delle emer-
genze
:
in caso di eruzione il Dipartimento della
Protezione Civile interviene con propri uomini e
mezzi sui territori interessati dai fenomeni vul-
canici, per attuare i piani di emergenza e mitiga-
re gli effetti dannosi, mettendo in atto iniziative
di difesa
passiva
(evacuazione delle popolazioni,
raccolta e smaltimento delle ceneri ecc.) o
attiva
,
come quando si deviò il flusso di lava dell’Etna
che minacciava gli abitati di Nicolosi e Belpasso
(nel 1983) e di Zafferana Etnea (nel 1992): furo-
no usati esplosivi per deviare la lava in valli late-
rali disabitate e blocchi di cemento per formare
un argine che difendesse l’abitato (
38
).
La città di Napoli si trova stretta nella morsa
di due zone ad altissimo rischio vulcanico: a
Est l’area in cui si erge il Vesuvio, a Ovest
la zona dei Campi Flegrei in cui vivono circa
500 000 persone e in cui il centro abitato più
importante è Pozzuoli. Questa zona è inter-
pretata dai geologi come una caldera di for-
ma grossolanamente circolare, in parte som-
mersa dal mare, che comprende anche le
isole vulcaniche di Ischia e Procida. La gros-
sa depressione raggiunge un’ampiezza mas-
sima di 15 km e deriva da due eventi eruttivi
particolarmente violenti e distruttivi avvenuti
36 000 e 14 000 anni fa. Le rocce prodotte
da queste eruzioni (tufi in particolare) for-
mano il sottosuolo di Napoli e sono tuttora
ampiamente utilizzate in edilizia. Negli ultimi
36 000 anni nell’area sono stati attivi più di
40 centri eruttivi diversi; l’ultima eruzione ri-
sale al 1538 quando, nel giro di qualche gior-
no, si formò un vulcano (chiamato poi Monte
Nuovo) in un punto dove in precedenza non
esisteva alcun centro eruttivo.
I fenomeni associati all’attività vulcanica che
oggi possiamo osservare sono: le fumarole,
che caratterizzano in particolare il vulcano della
Solfatara, le sorgenti termali, sfruttate fin dai
tempi dei Romani, e il
bradisismo
della zona di
Pozzuoli. In particolare il fenomeno del bradisi-
smo (abbassamenti e sollevamenti del suolo),
provocato da movimenti del magma in profon-
dità, viene interpretato come possibile segno
premonitore di una prossima eruzione.
Episodi di sollevamento del suolo a Pozzuo-
li, intervallati da episodi di abbassamento, si
sono registrati nel 1971, tra il 1982 e il 1984,
e nel 1989. Sulle colonne del Tempio di Se-
rapide, a Pozzuoli, si riscontrano le prove
del bradisismo in quanto si notano dei fori
nel marmo, ora completamente all’asciutto,
prodotti da organismi marini litodomi (mol-
luschi che vivono in cavità che scavano loro
stessi nelle rocce calcaree). Le tracce lascia-
te da questi organismi ci fanno capire che
l’acqua in passato ha parzialmente sommer-
so il tempio a causa dell’abbassamento del
suolo (
1
).
IN ITALIA
S
cheda
7
I Campi Flegrei: una zona ad alto rischio
Figura 1
Sulle
colonne del Tempio
di Serapide a
Pozzuoli (Napoli)
si riscontrano le
testimonianze
di fenomeni di
bradisismo che
hanno interessato
l’area. Fori di
organismi litodomi
marini (Gen.
Litophaga) si
ritrovano oggi ad
una certa altezza
(zone più scure)
sulle 3 colonne più
grandi.
25
Che cosa si intende per “rischio vulcanico”?
26
A chi è affidata la sorveglianza dei vulcani italia-
ni?
27
Che cosa sono i fenomeni precursori?
Facciamo il punto
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