La storica eruzione freato-magmatica del 79
d.C. fu preceduta da innumerevoli scosse si-
smiche che si succedettero per oltre 15 anni;
nessuno mise in relazione questa attività si-
smica con la ripresa dell’attività del vulcano
(che allora non era considerato tale) in quan-
to mancava la memoria storica di eruzioni.
Verso le ore 13 del 24 agosto il vulcano pro-
dusse una colonna di ceneri, gas e vapori che
assunse la forma di pino marittimo. A tratti il
materiale, non più sorretto dalla colonna, col-
lassò lungo i fianchi del vulcano producendo
nubi piroclastiche, mentre le ceneri e le po-
mici eiettate caddero sulle zone limitrofe e in
mare. L’evento si protrasse per tutta la notte
fino al mattino successivo quando, verso le
6, ci fu una drastica diminuzione dell’attività
che consigliò agli abitanti di Pompei, che si
erano rifugiati nottetempo sulle imbarcazioni
e lungo la costa, di far ritorno nelle proprie
case per recuperare i propri averi. L’eruzione
aveva però vuotato parzialmente il serbatoio
magmatico e ciò consentì l’afflusso di acqua
di falda che vaporizzò istantaneamente au-
mentando enormemente la pressione: il ri-
sultato fu l’innalzamento e il rigonfiamento
del vulcano con successiva eruzione freato-
magmatica accompagnata da un terremoto
e da fenomeni di ondata basale, flusso pi-
roclastico e lahar, che produsse una nuvola
di cenere nera che si depositò in una vasta
area attorno al vulcano seppellendo Pompei
e i suoi abitanti.
Qualche giorno dopo Ercolano, che fu rispar-
miata dalla pioggia di ceneri poiché si trova-
va sottovento, fu sepolta da una colata di
fango, spessa 20 m, provocata dalle piogge
intense che rimobilizzarono le ceneri depo-
sitate in condizioni di equilibrio precario sui
fianchi del vulcano.
L’eruzione cambiò la morfologia del vulcano,
diventato una vasta caldera con la parete
Nord più elevata. L’attuale edificio vulcanico
si formò all’interno della caldera.
IN ITALIA
S
cheda
6
L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Figura 1
Schema
dell’eruzione pliniana del
Vesuvio (79 d.C.): il 24
agosto il vulcano espulse
pomici a causa di afflusso
di magma dal basso.
La colonna di pomici
nelle ore successive
collassò generando nubi
piroclastiche. Il mattino del
25 agosto l’acqua di falda
invase la camera magmatica
provocando eruzioni freato-
magmatiche con fenomeni
di flusso piroclastico, ondata
basale, lahar.
0
5
5
15
10
12
18
0
6
12
18
24 agosto
25 agosto
caduta
di ceneri
e pomici
ondata
basale
ondata
basale
acqua
di falda
nubi
ardenti
camera
magmatica
altezza (km)
ore
meridionale arrivando fino a –500 m sotto il livello
del mare (
37
). Sui suoi fianchi si ergono numerosi
edifici vulcanici secondari di notevoli dimensioni.
Il
Vavilov
e il
Magnaghi
, più antichi del Marsili,
sono al centro del Tirreno: il primo ha un’altezza di
circa 2500 m, il secondo di 2700 m.
L’Isola Ferdinandea
. Il 13 luglio 1831 nel Canale
di Sicilia, al largo di Sciacca, una potente eruzione
esplosiva produsse fontane di lava e una colonna
di fumo e ceneri alta centinaia di metri: si formò
un’isola vulcanica che emerse dal mare raggiungen-
do un’estensione massima di 700 m di diametro e 5
km di perimetro per un’altezza di 70 m.
L’isola fu chiamata Ferdinandea dai siciliani, in
onore del re Ferdinando II di Borbone. La proprie-
tà dell’isola fu rivendicata però anche dagli inglesi,
che la chiamarono Graham, e dai francesi, che la
battezzarono Julie perché nata nel mese di luglio.
I contrasti diplomatici cessarono di esistere il 28
dicembre di quell’anno, poiché l’isola non resistette
all’azione erosiva del moto ondoso e scomparve de-
finitivamente al di sotto del livello del mare. I resti
sottomarini dell’isola si trovano oggi a una decina
di metri di profondità e sono noti ai naviganti come
“banco di Graham“.
Dalla fine del 2002 l’isola mostrò nuovi segnali
di attività sottomarina attirando così la curiosità dei
vulcanologi. Da recenti studi effettuati nel Canale di
Sicilia, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2009,
sembra che il cono vulcanico di Ferdinandea non sia
isolato, ma inserito in un sistema vulcanico che in un
raggio di circa 5 km comprende almeno una decina
di edifici di varie dimensioni, da una cinquantina di
metri a circa 1,5 chilometri di diametro. Questi vul-
cani sottomarini sono allineati e seguono prevalente-
mente la direzione del Canale di Sicilia (NW-SE).
22
Descrivi l’evoluzione dell’Etna.
23
Perché il Vesuvio è considerato il vulcano più
pericoloso d’Europa?
24
Dove si trovano i principali vulcani sottomarini
italiani?
Facciamo il punto
Figura 37
Il vulcano
sottomarino Marsili.
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