del vulcanismo secondario sono i
geyser
, di cui i
più famosi si trovano in Islanda e in America set-
tentrionale (geyser
Old Faithful
, nel parco nazionale
di Yellowstone nel Wyoming).
Sono delle emissioni a intervalli regolari di ac-
qua bollente, che si accumula nel sottosuolo in un
condotto verticale, formando una colonna che vie-
ne spinta a grandi altezze quando i gas sottostanti
vincono la pressione idrostatica; la ricarica del mec-
canismo viene garantita dalle acque di falda che af-
fluiscono continuamente nel condotto e dai gas che
provengono dal basso (
28
).
Altri fenomeni sembrano far ribollire le acque fan-
gose depositate in piccoli laghetti, generando a volte
piccoli coni: si parla di
vulcanetti di fango
e di
salse
(come quelle presenti, per esempio, nel Modenese).
19
Che cosa si intende in generale quando si parla
di vulcanismo secondario?
20
Che cosa sono i geyger?
Facciamo il punto
faglia
H
2
O
strato
impermeabile
magma in via di
raffreddamento
geyser
fratture
Scheda
4
Islanda: terra di vulcani e di ghiacciai
Figura 1
La spettacolare
eruzione dell’Eyjafjöll del 2010.
Figura 28
Schema
di formazione e
alimentazione di
un geyser. I geyser
possono accompagnare
l’attività vulcanica in
alcune zone.
Un visitatore che attraversi quest’isola vie-
ne certamente affascinato ma nello stesso
tempo annichilito dalla manifestazione di po-
tenza della natura che qui sembra aver con-
centrato un campionario dei suoi fenomeni
più grandiosi. I vulcani che costituiscono la
spina dorsale dell’isola sono più di 200 e ne-
gli ultimi 500 anni hanno riversato circa un
terzo di tutta la lava che è stata prodotta dal-
le eruzioni di tutto il mondo, formando vasti
plateaux basaltici. Le eruzioni si verificano in
media ogni 5 anni circa, ma l’energia del ca-
lore sottostante continua incessantemente
a farsi strada lungo le fratture fino alla su-
perficie dove forma sorgenti calde, geyser e
polle di fango bollente. I vulcani sono rico-
perti da spessi ghiacciai che riversano verso
valle, quando i vulcani entrano in attività, ol-
tre ai prodotti dell’eruzione, anche una gran-
de quantità di acqua di fusione, che genera
delle vere e proprie alluvioni sulle pianure
sottostanti.
Quando riescono a perforare la coltre di
ghiaccio sovrastante, i vulcani subglaciali
possono dare origine a eruzioni, ma produ-
cono solamente lapilli, bombe e ceneri: la
lava basaltica, infatti, povera di gas e di fluidi,
solidifica immediatamente a contatto con il
ghiaccio.
Ma i vulcani islandesi non sono un proble-
ma solo per gli abitanti dell’isola. Il 20 marzo
del 2010 è iniziata una consistente attività
eruttiva del vulcano
Eyjafjöll
(ricoperto dal
ghiacciaio
Eyjafjallajökull
) (
1
), che si trova
nel Sud dell’Islanda; l’ultima eruzione iniziò
nel 1821 e durò circa 2 anni, fino al 1823.
Ha un’altezza di 1666 metri ed è considerato
dai geologi islandesi uno dei vulcani meno
attivi e pericolosi dell’isola! La nube di ce-
neri prodotta prevalentemente dalla fase
freato-magmatica dell’eruzione ha sorvolato
l’Europa provocando enormi disagi nel traf-
fico aereo: sono stati cancellati 100 000 voli
e lasciati a terra 1 300 000 passeggeri, con
un danno complessivo per le compagnie ae-
ree di 1,5 miliardi di euro. Si temono anche
effetti sul clima: dipenderà sia dalla durata
dell’eruzione sia dalla quantità di gas e cene-
re prodotti. Ma anche altri vulcani islandesi
sono a forte rischio di imminente ripresa di
attività: desta particolare preoccupazione il
vulcano
Katla
, che si trova a soli 20 km a est
dell’Eyjafjöll. Infatti alle ultime due eruzioni
dell’Eyjafjöll (nel 1612 e nel 1821) ha sempre
fatto seguito il risveglio di questo vulcano,
di gran lunga più pericoloso, anch’esso ri-
coperto da un esteso ghiacciaio: il Myrdal-
sjökull. Ha dato segni di risveglio anche il
vulcano
Grìmsvötn
, che sorge sotto il più
grande ghiacciaio d’Europa, il
Vatnajokull
(8300 km
2
di estensione e uno spessore
di 900 m). A rischio è anche l’
Hekla
, il vul-
cano più temuto d’Islanda, che dal 1979 è
entrato in fase eruttiva più o meno ogni 10
anni, l’ultima proprio nel 2000. L’attività dei
vulcani islandesi non mette in pericolo solo il
trasporto aereo: nel 1783, l’eruzione del vul-
cano
Laki
produsse una nube tossica di ani-
dride solforosa e acido solforico che uccise,
in Gran Bretagna, 23 000 persone. Convivere
con i vulcani certo non è facile per gli islan-
desi, ma non mancano i vantaggi. L’energia
geotermica, sommata a quella idroelettrica
prodotta grazie ai fiumi, soddisfa il 96% del
fabbisogno elettrico dell’isola.
I geyser
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