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IN ITALIA
S
cheda
5
Energia geotermica in Italia
Il calore interno della Terra può essere uti-
lizzato per la produzione di energia elettrica,
ma per poterlo sfruttare occorre un interme-
diario: l’acqua. Le aree più favorevoli per lo
sfruttamento di questo tipo di energia sono
quelle vulcaniche o comunque quelle in cui
nel sottosuolo sono presenti magmi in via
di raffreddamento in prossimità della super-
ficie; i magmi riscaldano le acque circolanti
nel sottosuolo che, in determinate condizioni
di temperatura e pressione, possono passare
allo stato di vapore.
L’energia geotermica utilizza risorse pratica-
mente inesauribili: il calore terrestre e l’ac-
qua, sotto forma di vapore, che fuoriesce
dalle fratture in superficie. Si tratta di un tipo
di energia “pulita”, in quanto non crea grossi
problemi di inquinamento ambientale.
A
Larderello
, in Toscana, il vapore fuoriesce
naturalmente dalla superficie terrestre in get-
ti chiamati
soffioni
: nel 1904 furono effettua-
ti i primi tentativi di produrre energia elettrica
tentando di far ruotare turbine con il vapore,
nel 1914 fu costruita la prima centrale, negli
anni ’30 la produzione di energia cominciò ad
acquisire una certa importanza (
1
). In Euro-
pa, fu questo il primo tentativo di sfruttamen-
to dell’energia geotermica.
Non è un’energia sfruttabile da tutti i Paesi:
essa può essere utilizzata prevalentemente
dove sussistono opportune condizioni geo-
logiche, cioè soprattutto in aree vulcaniche.
Inoltre le acque nel sottosuolo devono poter
circolare in strutture formate da rocce poro-
se e permeabili che fungono da serbatoio,
chiamate
acquiferi
(nel caso di Larderello le
rocce costituenti l’acquifero sono evaporiti:
calcari e anidriti, vedi Unità 11); al di sopra
dell’acquifero, che viene continuamente ri-
caricato da acqua meteorica, devono trovarsi
rocce impermeabili (nel caso di Larderello si
tratta di rocce a forte componente argillosa,
vedi Unità 11) che impediscano ai fluidi di di-
sperdersi in superficie e che li mantengano
sotto pressione.
Una volta individuato l’acquifero in profondi-
tà, ad esempio con sondaggi elettrici, si può
perforare la coltre impermeabile sovrastante
e convogliare il vapore alla centrale con appo-
site tubazioni (
2
).
In genere il vapore che viene sfruttato per
la produzione di energia elettrica deve ave-
re una temperatura superiore a 140 °C (a
Larderello ha una temperatura di 260 °C) e
il rendimento è maggiore se si tratta di va-
pore “secco”, cioè in assenza di acqua liqui-
da; se vi è risalita di acqua oltre a vapore, la
fase liquida deve essere separata in quan-
to solo il vapore può essere impiegato per
mettere in movimento le turbine. Il vapore,
una volta utilizzato, diventa acqua che può
essere iniettata di nuovo nel sottosuolo per
essere riscaldata ancora, chiudendo il ciclo.
La reiniezione dei fluidi nel sottosuolo è
necessaria non solo per garantire la
giusta “ricarica” dell’acquifero
che viene sfruttato, ma anche
per problemi di inquinamento.
Infatti le acque sono in genere
ricche di boro, arsenico e fluo-
ro che in determinate concen-
trazioni possono essere tossi-
ci: si preferisce non disperdere
in superficie acque che possono
essere inquinanti, iniettandole di
nuovo nel sottosuolo per mezzo di
pozzi che si trovano in zone vicine
alla centrale.
Un altro problema ambientale che
si può verificare in zone soggette
a questo tipo di sfruttamento è la
subsidenza, cioè il cedimento del
suolo, con progressivo abbassa-
mento, dovuto all’eccesso di fluidi
estratti.
Le acque a temperatura non eleva-
ta possono essere impiegate anche
per riscaldare direttamente case,
serre, suoli agricoli, come avviene
per esempio in Islanda (
SCHEDA 2
). Il
problema che si può verificare in questo
caso riguarda la resistenza delle tubature nel-
le quali viene convogliata l’acqua: quest’ulti-
ma infatti può contenere una percentuale più
o meno elevata di sostanze corrosive .
Un altro impiego di una certa importanza è
l’utilizzo delle acque calde ad uso terapeutico
negli stabilimenti termali.
In Italia la produzione di energia elettrica di
origine geotermica che viene immessa nella
rete nazionale purtroppo incide ancora in mi-
sura minima sul totale prodotto (circa il 3%).
Metanopoli
Villaverla e Vicenza
Abano
Rodigo
Ferrara Bagno di Romagna
Larderello e Travale S. Casciano
M. Amiata
Torre Alfina
Latera
Cesano
Campi Flegrei
Vulcano
Figura 1
I principali campi geotermici in Italia.
Figura 2
Le tubature della centrale geotermica
di Larderello.
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