12 aprile 1980
30 giugno 1980
spumante: oltre alla frana, il vulcano pro-
dusse nubi ardenti (con temperature fino a
300 °C che scesero verso valle a una veloci-
tà variabile da 100 a 400 km/h), lahar e una
colonna di ceneri che raggiunse un’altezza
di 20 km in meno di 15 minuti; in tre giorni
si distribuì sopra gli Stati Uniti, in 15 giorni
fece il giro della Terra. Le ceneri per caduta
gravitativa coprirono gran parte del territorio
circostante, danneggiando coltivazioni anche
a 2500 km di distanza.
Il Dipartimento di caccia e pesca dello Stato
di Washington stimò una perdita di circa 7000
unità tra alci, cervi e orsi, così come tutti gli
uccelli e molti piccoli mammiferi; 12 milioni di
salmoni furono uccisi quando i vivai vennero
distrutti. Andarono distrutte inoltre le foreste
circostanti entro un raggio di 28 km con un
danno economico all’industria del legname
superiore al miliardo di dollari. Risultarono
morte o disperse 62 persone, ma il danno
fu soprattutto psicologico, in quanto i vulca-
ni delle Cascate che prima erano considerati
innocui, ora rappresentano per la popolazione
una minaccia latente. Alla fine dell’eruzione
l’altezza della montagna si era ridotta di 350
m: là dove c’era la cima della montagna si era
creato un enorme anfiteatro roccioso rivolto
verso Nord con diametro di 2 km, al cui cen-
tro si formò successivamente, in corrispon-
denza del condotto vulcanico, un duomo di
lava con diametro di 300 m e altezza di 65 m.
Il duomo di lava che si formò tra il 13 e il 20
giugno crebbe in altezza con una velocità di
circa 6 m al giorno e fu poi successivamente
distrutto da una nuova eruzione il 22 luglio.
Altre eruzioni con formazione di duomi di lava
si succedettero fino al 19 ottobre (
3
).
ardente che distrusse Saint-Pierre. Attual-
mente il Monte Pelée, sebbene sia in fase
di semi-quiescenza, è tenuto sotto continua
osservazione.
Il Monte St. Helens
Il
Monte St. Helens
è uno stratovulcano della
Catena delle Cascate (Stato di Washington,
USA). Il 18 maggio del 1980, dopo 123 anni
di inattività, riprese la sua attività con violenza
inaudita: l’evento fu preceduto da una serie
di microsismi, dall’apertura di nuove fenditu-
re, da emissione di gas e ceneri provocati dai
movimenti del magma sottostante. L’intrusio-
ne del magma aveva prodotto sul fianco set-
tentrionale della montagna un rigonfiamento
di circa 60 m. Il 18 maggio, in seguito a una
scossa sismica di magnitudo 5,1 localizzata a
circa 1,5 km all’interno del vulcano, la parete
Nord e la cima della montagna si staccarono
verso valle generando una grande frana con
spessore fino a 180 m che scese a 125 km/h
per più di 27 km. Inoltre, la frana scoperchiò
il magma sottostante con abbassamento re-
pentino della pressione e trasformando l’ac-
qua freatica in vapore.
L’effetto fu come stappare una bottiglia di
successivi. Successive eruzioni del vulcano,
dal 1927, hanno fatto emergere una nuova
isola, detta Anak Krakatau (figlio di Krakatoa).
Il Monte Pelée
Il
Monte Pelée
, o La Pelée, un vulcano della
Martinica, è famoso per la sua eruzione dell’8
maggio 1902, che distrusse la città di Saint-
Pierre. Dal mese di aprile erano cominciate
emissioni quasi continue di ceneri, dapprima
deboli, poi sempre più abbondanti, accompa-
gnate da piccole scosse di terremoto. Da al-
lora, l’eruzione fu in continuo crescendo, con
fitte piogge di ceneri e forte odore di zolfo,
causando panico tra gli abitanti che comin-
ciarono ad abbandonare la città. Le autorità
sottovalutarono il pericolo e invitarono gli abi-
tanti a tornare sull’isola: lo stesso governato-
re si recò a Saint-Pierre la sera del 7 maggio,
e rimase vittima dell’eruzione, che avvenne il
mattino successivo, alle 7.50: una tremenda
esplosione fece andare in pezzi la montagna,
sprigionando una caldissima nube arden-
te (800 °C) che precipitò verso il mare alla
velocità di 160 km/h, mantenendo il contat-
to col suolo. Nel giro di due minuti travolse
Saint-Pierre, distruggendola completamente.
L’intera popolazione di 30 000 abitanti fu car-
bonizzata dalla nube. Ci fu un solo soprav-
vissuto, un prigioniero che si salvò, seppur
gravemente ustionato, perché era incarcera-
to in una cella sotterranea. Dopo l’eruzione
dell’8 maggio, il Monte Pelée continuò l’at-
tività, emettendo altre nubi ardenti, fino agli
inizi del 1904. Nel corso del 1903 si formò nel
cratere del vulcano una protrusione solida a
guglia, detta Spina di Pelée, che in poco tem-
po crebbe fino a toccare i 350 m d’altezza
(
2
). Sarà poi distrutta da esplosioni succes-
sive nel dicembre dello stesso anno. Grazie
agli studi che seguirono il disastro si scoprì
che la causa della violenta eruzione era stata
la cupola di ristagno che occludeva il cratere:
essendo troppo resistente alla pressione dei
gas, questi ultimi si aprirono una via latera-
le sui fianchi del monte, causando la nube
Figura 3
Il Monte Saint-Helens prima e dopo
la spaventosa eruzione del 1980. La cima si
trovava a 2950 m di altezza. Dopo l’esplosione
si formò una caldera con un diametro di 2 km,
il cui bordo superiore raggiungeva un’altezza di
2500 m, mentre la base si trovava a un’altezza
tra i 1800 e 1900 m. Nella foto più grande si
notano abbondanti colate piroclastiche.
Figura 2
La guglia di lava emersa dal Monte
Pelèe.
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