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Dino Campana
Lontani da casa

La guerra di Troia aveva costretto Ulisse a lasciare la natia Itaca; analogamente la ricerca di un lavoro che possa garantire condizioni di vita migliori ha costretto e costringe, ieri come oggi, migliaia di persone a lasciare il proprio paese.
Se a partire dagli ultimi decenni del Novecento l’Italia è diventata terra di immigrati, agli inizi del secolo scorso era invece terra di emigranti; diretti soprattutto in America.
I pregiudizi e gli episodi di razzismo che attualmente colpiscono i lavoratori stranieri in Italia sono gli stessi di cui erano vittime i nostri connazionali all’estero nel passato; tutto ciò comporta un notevole carico di sofferenza che il poeta Dino Campana (Marradi, Firenze, 1885 - Castel Pulci, Firenze, 1932) ha saputo cogliere e comunicare con la poesia che ti proponiamo.

Buenos Aires

 

  Il bastimento avanza lentamente
Nel grigio del mattino tra la nebbia
Sull’acqua gialla d’un mare fluviale
Appare la città grigia e velata.
5 Si entra in un porto strano. Gli emigranti
Impazzano e inferocian accalcandosi
Nell’aspra ebbrezza d’imminente lotta.
Da un gruppo d’italiani ch’è vestito
In un modo ridicolo alla moda
10 Bonearense1 si gettano arance
Ai paesani stralunati e urlanti.
Un ragazzo dal porto leggerissimo
Prole2 di libertà, pronto allo slancio
Li guarda colle mani nella fascia
15 Variopinta ed accenna ad un saluto.
Ma ringhiano feroci gli italiani.

D. Campana, da Inediti (1) Opere, Canti Orfici e altri versi e scritti sparsi, a cura di S. Vassalli e C. Fini, TEA Editrice, Milano 1989