Page 39 - 120900036760_roncoroni_ilrossoeilblu_blu

Basic HTML Version

Giacomo Leopardi
4
La quiete dopo la tempesta
Analisi guidata
La
prima strofa
presenta una descrizione in apparen-
za gioiosa, pervasa del senso di sollievo di fronte al
rasserenarsi del paesaggio. Il ritorno alla vita è evo-
cato attraverso
notazioni acustiche
e visive, seguite
da figure borghigiane («l’artigiano», «la femminetta»,
«l’erbaiuol») al tempo stesso realistiche e simboliche.
Nel lessico,
termini concreti
e quotidiani («la gal-
lina», «l’artigiano») si alternano a vocaboli
letterari
e ricercati («augelli», «romorio») e a espressioni che
suggeriscono un’
ampiezza spaziale
volutamente
indeterminata («là da ponente, alla montagna», v. 5;
«odi lontano», v. 22). L’evocazione della gioia sem-
plice che anima il borgo è sottolineata dall’uso di una
sintassi piana
e lineare e di un
ritmo veloce
, ottenu-
to attraverso numerose assonanze ed
enjambement
.
La strofa è intessuta di suoni e, in una struttura
circolare, si apre e si chiude su segnali acustici.
Individuali nel testo.
Il festoso brulicare della vita che riprende dopo il
temporale è rappresentato poeticamente attra-
verso alcuni personaggi. Quali sono queste figu-
re e quali le loro azioni?
Quale valore simbolico può avere l’immagine del
carro stridente del «passeggier che il suo cammin
ripiglia», che conclude la prima strofa?
Individua nella lirica tutti i termini e le espressioni
volutamente indeterminate, riconducibili alla «po-
etica del vago e dell’indefinito».
L’evocazione della felicità
Nella
seconda parte
del testo, la ragione interviene a
rovesciare il quadro idillico
evocato dal sentimento.
Il poeta commenta la scena appena descritta e, am-
pliando le sue riflessioni a tutta l’umanità, evidenzia il
carattere illusorio
di questa apparente felicità («Piacer
figlio d’affanno», v. 32). In particolare nell’ultima stro-
fa affiora un’
amara ironia
. Leopardi si rivolge prima
alla «natura cortese» (v. 42) e poi all’umanità stessa,
definita «Umana / prole cara agli eterni» (vv. 50-51). Il
sarcasmo si esprime attraverso l’
antifrasi
, ossia in-
vertendo il significato delle parole: la natura è in real-
tà spietata e l’uomo è solo nel suo destino di dolore.
Il passaggio alla parte ‘filosofica’ della lirica segna
un mutamento anche stilistico: nel lessico preval-
gono ora i
termini astratti
, connotati negativamen-
te («affanno», v. 32; «gioia vana», v. 33, ecc.) e nella
sintassi
frasi brevi
e incalzanti si alternano a periodi
complessi, segnati da una
musicalità dissonante
.
Riassumi brevemente la teoria espressa dal poe-
ta nelle due strofe conclusive.
Quale visione della natura emerge dai vv. 42-50?
Individua nella terza strofa le espressioni sarca-
stiche e i punti in cui emerge più chiaramente l’uso
della tecnica retorica dell’antifrasi.
Quale significato concettuale assume la rima «of-
fese» / «cortese» dei vv. 40-42?
Nel passaggio dalla prima alla seconda parte del-
la lirica anche le figure retoriche cambiano la loro
funzione. Le ripetizioni e le anafore, che nella pri-
ma strofa sottolineano il gioioso ritorno alla vita,
nel seguito marcano in modo martellante concet-
ti negativi. Individua nel testo almeno due esem-
pi di anafora con queste funzioni.
La disillusione e il sarcasmo
La lirica si articola in
due parti
distinte. La prima stro-
fa,
descrittiva
, evoca in modi gioiosi il ritorno alla vi-
ta del borgo di Recanati dopo un violento tempora-
le. La seconda e la terza strofa, di contenuto
rifles-
sivo
, esprimono le amare considerazioni del poeta
sul carattere illusorio di questa gioia e ribadiscono in
toni sarcastici l’assoluta infelicità del genere umano.
Leopardi, ormai nella fase del cosiddetto «pessimismo
cosmico», dà spazio a una visione totalmente negativa
dell’esistenza: l’uomo non può mai raggiungere la ve-
ra felicità, ma soltanto un’
illusoria apparenza di pia-
cere
, dovuta alla
momentanea cessazione del do-
lore
e all’effimero sollievo per uno scampato pericolo.
Attribuisci a ogni strofa un breve titolo che ne ri-
assuma il contenuto e il significato.
Il verso iniziale della seconda strofa («Si rallegra
ogni core») riprende, in chiasmo, il v. 8 («Ogni cor
si rallegra»). In rapporto al contesto, come muta
il significato di questa constatazione?
Quali sono gli unici «diletti» che la natura offre agli
uomini? Si tratta di piaceri reali o illusori?
Spiega il significato dell’affermazione centrale del
testo: «Piacer figlio d’affanno” (v. 32).
Una struttura bipartita
V3A_BLU_001_099_Leopardi.indd 49
22/02/