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Il contesto culturale
La letteratura nell’età giulio-claudia
(14-68 d.C.)
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Il principe e le lettere
La prima età imperiale
La morte di Augusto, avvenuta nel
14 d.C.
,
segna tradizionalmente l’inizio
della nuova età imperiale; del resto, pochi anni dopo, nel 17 d.C., la contem-
poranea scomparsa di Ovidio, l’ultimo dei grandi poeti augustei, e di Livio, lo
storico di Roma, sanciscono definitivamante la
fine di un’epoca
.
Lo spartiacque fra l’età augustea e la nuova età imperiale può essere segnalato
da due elementi: il primo è l’
epigonismo
,
cioè la sensazione di vivere dopo che
si è conclusa una grande epoca, alla quale si attribuisce il raggiungimento di
vertici ormai insuperabili. In letteratura questo comporta la coscienza che tut-
to sia già stato detto nel modo migliore; non resta allora che ammirare quan-
to è stato prodotto, ed ecco la venerazione per Cicerone e per gli augustei, che
diventano già da quest’epoca ‘i classici’.
L’altro elemento caratteristico della prima età imperiale è il
nuovo rapporto
tra il potere e la cultura
. Fin dalle origini delle lettere latine questo rapporto era stato pro-
blematico, ma la prima età augustea aveva conosciuto nel
mecenatismo illuminato
dell’im-
peratore un equilibrio tra le esigenze propagandistiche e celebrative della politica e l’auto-
nomia della produzione letteraria. Proprio in quello spazio di libertà e di sicurezza, garanti-
te dalla
pax Augusta
e sorrette dalla avveduta diplomazia di Mecenate, erano fiorite le gran-
di opere di Virgilio, Orazio, Livio, anche degli elegiaci. Ma già dopo il 20 a.C. l’eclissi po-
litica di Mecenate aveva messo in crisi la partecipazione più o meno convinta dei lettera-
ti ai programmi culturali e civili del principe: di fatto, la nuova organizzazione monarchi-
co-militare esigeva, per consolidarsi, un
controllo più diretto sulla vita pubblica e quin-
di anche sulla cultura
.
Il potere autocratico
Sul piano politico, il consolidamento del potere imperiale rendeva inevitabile lo scontro del
princeps
con la tradizione etico-politica fondata sui valori dell’antica repubblica, di cui l’ari-
stocrazia senatoria si sentiva ancora depositaria.
Per quanto riguarda la letteratura, una simile concezione assolutistica del potere imperiale
comportò una
dipendenza diretta del poeta dal principe
: si imponevano così per lo scrit-
tore l’omaggio esplicito e la celebrazione adulatoria, e nasceva anche dall’alto l’opera di cen-
sura, particolarmente attiva su quei generi che si trovavano in rapporto diretto con la pras-
si politica, come l’oratoria e la storiografia, ma decisiva anche nella produzione dei poeti.
Al di là dell’interesse politico, alcuni imperatori si occuparono di studi letterari anche in pri-
ma persona:
Tiberio
era stato allievo del retore Teodoro ed era esperto di letteratura greca
e latina;
Germanico
, il valoroso generale, era anche autore di un poema astronomico; l’im-
peratore
Claudio
era studioso di antiquaria e di linguistica, e in particolare
Nerone
com-
pose opere di poesia e si circondò di letterati, tra i quali c’era anche il grande poeta Lucano,
da lui poi mandato a morte.
La cultura in breve
Un’epoca di cambiamento
politico e culturale
Fine del mecenatismo
Controllo diretto del principe sulla
cultura
Allargamento del pubblico
Rinnovamento e sperimentazione
in
letteratura
Gusto barocco dell’eccesso e del
passionale
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