senza di coperture di ghiaccio sommitale, oppure
possono presentare laghi di riempimento craterico; se
essi sono interessati da episodi di flusso piroclastico,
si genereranno delle colate di fango, formate da flussi
d’acqua carichi di materiale solido di origine vulcani-
ca o preso in carico durante il percorso, che i vulca-
nologi chiamano con il termine indonesiano di
lahar
.
3.3
Il meccanismo di ondata basale
Le
ondate basali
sono flussi di gas e materiale pi-
roclastico con densità relativamente bassa, cioè con
basso rapporto piroclasti/gas. Sono caratterizzate da
alta velocità e da flusso turbolento; sono state osser-
vate per la prima volta nel 1946, durante l’esplosio-
ne nucleare di Bikini: si tratta di una corrente che
si muove radialmente, ad anello, rasoterra, rispetto a
una colonna esplosiva determinata da qualsiasi even-
to, anche vulcanico. Il peso della colonna esplosiva è
tale da schiacciare verso il basso il nuovo materiale
che si sta producendo. Fenomeni di ondata basale si
generano quando acqua circolante nel sottosuolo e
magma vengono a contatto: l’acqua vaporizza istan-
taneamente, provocando un improvviso aumento di
pressione che può avere esiti catastrofici quando de-
termina un’eruzione violenta, chiamata
freato-mag-
matica
, che può distruggere anche il vulcano stesso.
Un’eruzione di questo tipo fu quella famosa del
Vesuvio nel 79 d.C., che distrusse Ercolano e Pom-
pei e durante la quale perì Plinio il Vecchio (
SCHE-
DA 64
). I depositi di ondata basale si distinguono
dai precedenti in quanto sono ben stratificati e si
ispessiscono in corrispondenza delle depressioni
topografiche.
4
Attività vulcanica effusiva
Quando i fenomeni esplosivi sono molto scarsi, il
magma può fuoriuscire dal condotto senza subire
frammentazioni: l’attività vulcanica si definisce ef-
fusiva. Non avremo la produzione di piroclasti ma
solo la fuoriuscita di lava (
colata lavica
).
Se si tratta di lave basaltiche molto fluide (è il
caso più frequente), esse vengono emesse ad alte
temperature (1000-1200 °C) e scorrono tranquilla-
mente verso valle, formando dei veri e propri fiumi
di lava che possono raggiungere una distanza anche
di 50-60 km dal centro di emissione e poi ristagna-
re negli avvallamenti del terreno (
13
).
Le lave più acide, di composizione riolitica, a
causa della maggiore viscosità e della minore tem-
nube
ardente
ricadente
nube ardente
discendente
cupola di ristagno
nube di esplosione
nube di esplosione
Figura 12
Diversi
meccanismi di
formazione di nubi
ardenti. Nel primo caso
deriva dal collasso
gravitativo della colonna
eruttiva sui fianchi del
vulcano (
a
). Nel secondo
caso la lava più viscosa
ostruisce il cratere
creando un ristagno;
la nube fuoriesce
direttamente dal cratere
sfruttando una via di
fuga laterale (
b
).
Questa nube ardente è
stata emessa dal Mount
St. Helens (USA) nel
maggio 1980 (
c
).
b
a
c
5
Quali sono i prodotti dell’attività vulcanica esplo-
siva?
6
Quali sono i principali meccanismi di deposito
del materiale piroclastico?
7
Illustra il meccanismo di caduta gravitativa.
Che tipi di rocce si formano dal consolidamen-
to dei piroclasti?
8
Che cosa sono le nubi ardenti?
9
In quali casi si può generare un lahar?
10
Qual è la differenza tra ondata basale e flusso
piroclastico?
11
Come si generano le eruzioni freato-magmati-
che?
Facciamo il punto
Figura 13
Fiume di lava
che scorre sulle pendici
dell’Etna.
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