Ricucire la «spaccatura»: Primo Levi testimone incompreso
Gli obiettivi
L’obiettivo dell’incontro è analizzare l’opera di Primo Levi come testimonianza di una «spaccatura» tra la vita del lager e le sue rappresentazioni correnti. Le ‘finzioni’ narrative di Levi si ripropongono di abbattere stereotipi e falsificazioni intorno al tema concentrazionario, da un lato rispettando la complessità propria di qualunque evento storico, dall’altro salvaguardando il valore esperienziale derivante da una conoscenza diretti dei fatti. Verranno mostrati gli stili e le forme attraverso cui Levi compie la sua opera di ripulitura dell’immaginario, ma saranno esposti anche i punti di resistenza del dibattito pubblico italiano, che avrebbe accolto le sollecitazioni provenienti dalla sua opera solo dopo la morte dell’autore.
Gli interventi
1) Il paradosso di Levi, di Fabio Levi
L’intento è di ripercorrere per sommi capi il percorso intellettuale di Primo Levi in relazione allo sterminio per spiegare un dato a prima vista paradossale: il fatto cioè che, pur impegnandosi più di moltissimi altri nel racconto della Shoah e nella riflessione sui suoi innumerevoli risvolti, lo scrittore non abbia potuto incontrare nel corso della sua vita le sollecitazioni venute dal mondo circostante, che avrebbero poi fatto di quei temi un luogo cruciale e molto frequentato della cultura occidentale; sollecitazioni manifestatasi soltanto a partire dagli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa.
Si parlerà di:
- Il percorso ‘politico’ di Levi fino ad Auschwitz. Si intende tracciare per sommi capi il rapporto che lo scrittore ebbe con il fascismo prima e dopo le leggi del 1938 fino alla deportazione.
- Le riflessioni dopo il ritorno. Si esporranno i caratteri della sua testimonianza su Auschwitz.
- La svolta alla fine degli anni Ottanta. Si rifletterà sul mancato incontro di Levi con la rottura traumatica attraversata dall’Europa in seguito alla crisi del sistema sovietico.
2) Memoria, stereotipo, ‘invenzione’: I sommersi e i salvati di Primo Levi, di Niccolò Scaffai
Nei Sommersi e i salvati (1986), Primo Levi prende la parola non più come solo come testimone che parla a chi non sa, ma come autore che si rivolge anche a chi sa o crede di sapere. Il suo obiettivo non è solo quello di colmare una lacuna nella conoscenza altrui, ma anche quello di escludere i malintesi, le falsificazioni, gli stereotipi. Gli strumenti adottati da Levi a questo scopo sono di natura stilistico-retorica; in particolare, nei Sommersi e i salvati vengono instaurati due diversi ‘stili della memoria’: l’uno è teso a confutare la falsa chiarezza di chi semplifica o addirittura nega in malafede l’esperienza concentrazionaria, riducendola a ‘leggenda’; l’altra modalità stilistica, basata sul parallelismo e la reciprocità degli opposti, rivela la natura della riflessione di Levi, che aderisce alla complessità della storia.
Si parlerà di:
- Contro gli stereotipi. Attraverso le parole di Levi, si rifletterà su ciò che nei Sommersi e i salvati l’autore stesso ha definito come una «spaccatura […] fra le cose com’erano ‘laggiù’ e le cose quali vengono rappresentate dalla immaginazione corrente».
- Testimonianza, racconto, riflessione nel ‘macrotesto Auschwitz’. Si rifletterà sul concetto di ‘invenzione’ e sulla sua legittimità rispetto al tema concentrazionario, attraverso passi ed esempi tratti dall’opera leviana.
- Stili della memoria. Attraverso la lettura e l’analisi di alcuni passi esemplari dei Sommersi e i salvati, si rifletterà sul rapporto tra linguaggio, verità e storia.
Relatori
Fabio Levi, professore onorario di Storia contemporanea all’Università di Torino, è presidente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi. Ha studiato per molti anni le vicende della persecuzione antiebraica in Italia pubblicando, in un’assidua collaborazione con l’editore Zamorani, vari libri sul tema. Fra gli altri L’ebreo in oggetto. L’applicazione della normativa antiebraica a Torino 1938-1943 (1991), L’identità imposta. Un padre ebreo di fronte alle leggi razziali di Mussolini (1996), Le case e le cose. La persecuzione degli ebrei torinesi nelle carte dell’EGELI. 1938-1945 (1998), La persecuzione antiebraica dal fascismo al dopoguerra (2009).
Per Feltrinelli ha pubblicato In viaggio con Alex, la biografia del fondatore dei Verdi in Italia Alexander Langer, con Il Mulino Un mondo a parte, dedicato all’universo della cecità. Insieme a Domenico Scarpa ha curato per Einaudi il libro di Primo Levi e Leonardo De Benedetti Cosí fu Auschwitz. Testimonianze 1945-1986. Nel 2019 sono usciti, sempre da Einaudi, Dialoghi, decima Lezione Primo Levi e, curata insieme con Domenico Scarpa, l’intera raccolta delle Lezioni Primo Levi da Mondadori.
Niccolò Scaffai insegna Critica letteraria all’Università di Siena, dove dirige il Centro di ricerca ‘Franco Fortini’. Ha insegnato dal 2010 al 2019 Letteratura contemporanea all’Università di Losanna. Tra i suoi libri recenti, ricordiamo per Carocci Il lavoro del poeta (2015) e Letteratura e ecologia (2017), per Mondadori i commenti alle opere di Montale, La bufera e altro (2019) e Farfalla di Dinard (2021); per Einaudi l’antologia Racconti del pianeta Terra (2022, premio speciale Città di Fiesole). Ha dedicato a Primo Levi diversi saggi e sta lavorando a una monografia sull’autore.
Moderatore
Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.