Le origini della letteratura italiana: dai primi testi in volgare agli esordi della scuola siciliana
Gli obiettivi
Le prime testimonianze del volgare italiano consistono in frammenti isolati provenienti da un universo linguistico che, per molti versi, ci risulta ancora profondamente misterioso. Attraverso i documenti disponibili, gli interventi tenteranno dunque di far luce su questa fase ‘protostorica’ della lingua e della letteratura italiane, esaminando innanzitutto le prime testimonianze in volgare, di stampo non solo giocoso ma anche giudiziario e quindi ufficiale. Seguirà poi una presentazione dei primi testi poetici in volgare italiano, perlopiù tradotti dal francese o dal provenzale, e del ruolo svolto dalla ‘poesia popolare’, anche attraverso l’analisi di un frammento di canzone riscoperto di recente. Infine, verrà presa in analisi la prima canzone di Giacomo da Lentini, Madonna, dir vo voglio.
Gli interventi
1. Le origini dell’italiano, di Pietro Trifone
I primi documenti del volgare italiano rappresentano una manifestazione casuale e affascinante di processi che erano in corso da tempo. Prima dell’anno 1000, per esempio, incontriamo un gioco di parole come l’Indovinello veronese, o una breve frase incisa alla buona sulla parete di una catacomba romana, o la trascrizione di testimonianze giudiziarie lette davanti a un giudice di Capua. Sono episodi isolati che ci fanno l’effetto di regali inattesi provenienti da un enorme pianeta linguisticamente quasi sconosciuto.
Si parlerà di:
- I più antichi testi in volgare italiano. Verrà proposta una panoramica dei primi testi in volgare italiano, mettendone in evidenza la provenienza geografica, le caratteristiche materiali, il profilo degli autori, la fisionomia linguistica e contenutistica.
- Casi esemplari. Verranno analizzati nel dettaglio alcuni documenti delle origini, in particolare: l’Indovinello veronese (VIII-IX secolo), il graffito della catacomba romana di Commodilla (prima metà del IX secolo) e i placiti campani (960-963).
2. Traduzione e creazione poetica tra oralità e scrittura nelle origini della letteratura italiana, di Eugenio Burgio
La lezione si propone di presentare i primi testi poetici italiani, antecedenti alla scuola siciliana, usando come reattivo interpretativo due opposizioni concettuali, «traduzione vs creazione» e «oralità vs scrittura».
Si parlerà di:
- I primi testi poetici come atti di traduzione. L’atto di traduzione (da testi francesi o provenzali) è rintracciabile in molti dei più antichi episodi di poesia italiana; si procederà, per brevi esempi, a indicare i modi e l’intensità di tale pratica (dalla versione diretta all’esercizio interdiscorsivo).
- ‘Poesia popolare’? Il caso di «Fui eo, madre, in civitate, vidi onesti iovene». Il frammento di una ‘canzone di donna’ italoromanza, rintracciato recentemente, riapre la questione della «poesia popolare» alle origini della testualità lirica romanza (e italiana).
3. La prima canzone siciliana, di Lino Leonardi
La prima canzone del Notaio Giacomo da Lentini, Madonna, dir vo voglio, è un testo programmatico per tutta l’esperienza poetica siciliana, e in questo ruolo costituisce un punto di riferimento per la successiva tradizione lirica toscana.
Si parlerà di:
- Lettura della canzone del Notaio. Il testo, che prende le mosse come traduzione di una precedente canzone in lingua d’oc, trasmette una visione del rapporto d’amore che seleziona alcuni temi del repertorio trobadorico, improntando ad essi la nuova esperienza lirica in un volgare italiano, alla corte imperiale di Federico II.
- Echi nella poesia Toscana: Guittone vs Guinizelli. La fortuna della poesia siciliana, dopo la morte di Federico II, si realizza tra l’Emilia e la Toscana, dove costituisce il punto di riferimento per il rinnovamento della poesia d’amore nel nuovo contesto comunale.
Relatori
Pietro Trifone insegna Storia della lingua italiana nell’Università di Roma «Tor Vergata». Accademico della Crusca, si è occupato della dialettica tra norma e uso, per esempio in Pocoinchiostro. Storia dell’italiano comune (Il Mulino, 2017). Con Luca Serianni ha curato una Storia della lingua italiana in 3 volumi (Einaudi, 1993-1994). È presidente dell’ASLI (Associazione per la Storia della Lingua Italiana) e condirettore delle riviste «La lingua italiana» e «Carte di viaggio». È autore (con Emiliano Picchiorri e Giuseppe Zarra) del manuale L’italiano nella storia. Lingua d’uso e di cultura (Le Monnier Università, 2023).
Eugenio Burgio (1961) insegna Filologia romanza presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia; si è occupato di agiografia e testi religiosi in volgare, di temi di antropologia storica, di letteratura cavalleresca nella Francia tardo-medievale (XIV-XV secolo), della ricezione di testi e temi mitici medievali nel Moderno; recentemente ha lavorato su temi di traduttologia, in vista della traduzione della Queste del saint Graal (2023). Da una ventina di anni lavora all’edizione digitale del Devisement dou monde, e a temi relativi alla posizione della critica del testo nelle Digital Humanities. È autore (con Laura Minervini e Lino Leonardi) del manuale Filologia romanza. Critica del testo, linguistica, analisi letteraria (Le Monnier Università, 2023).
Lino Leonardi insegna Filologia romanza alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è occupato principalmente della poesia italiana delle origini, dei volgarizzamenti, del romanzo arturiano in prosa francese, delle traduzioni della Bibbia, di metodo filologico e di Digital Humanities. Per Mondadori ha pubblicato un manuale di critica testuale (2022). È socio dell’Accademia della Crusca e direttore della Fondazione Ezio Franceschini di Firenze. È autore (con Laura Minervini e Eugenio Burgio) del manuale Filologia romanza. Critica del testo, linguistica, analisi letteraria (Le Monnier Università, 2023).
Moderatore
Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education
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L'ITALIANO NELLA STORIA
di Pietro Trifone, Emiliano Picchiorri, Giuseppe Zarra
Se nell’età di Dante si avvia l’affermazione di una varietà di prestigio fondata sul toscano letterario, e nel Rinascimento si realizza il consolidamento di quel modello con la sua sistemazione normativa, solo dopo l’Unità si pongono le basi per l’estensione dell’italiano dall’uso scritto di una minoranza colta all’uso scritto e parlato dell’intera comunità nazionale. Lo schema «toscano antico → italiano scritto → italiano scritto e parlato» va naturalmente interpretato alla luce delle dinamiche presenti nelle diverse aree linguistiche, nei diversi gruppi sociali, ambienti culturali e contesti comunicativi. In un processo così articolato, straordinarie imprese individuali come la Commedia dantesca o i Promessi Sposi manzoniani e grandi eventi storici come la diffusione della stampa o l’unificazione nazionale hanno accelerato e orientato il cambiamento linguistico, che oggi passa anche attraverso Internet e le scritture digitate. I principali fattori macrostorici costituiscono i centri di gravità o i punti di sintesi delle varie microstorie regionali e sociali. Scopri di più
FILOLOGIA ROMANZA
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La filologia romanza in quanto critica testuale studia gli antichi manoscritti e offre alla lettura contemporanea i testi medievali, fondamento sia dell’analisi linguistica sia della storiografia letteraria. Per raggiungere questo obiettivo, si interroga sulle trasformazioni dei testi nel tempo e su come essi costituiscono una tradizione, da una generazione all’altra, da un’epoca all’altra. Questo manuale conduce attraverso il percorso che dalla lettura dei manoscritti e dallo studio delle diverse condizioni materiali dell’oggetto-libro porta alla trascrizione e all’interpretazione dei testi per definire le tappe della loro storia, fino al confronto tra le diverse testimonianze e alla proposta di un’edizione che rappresenti la complessità di questa tradizione. La critica del testo appare così come uno strumento imprescindibile per la comprensione della cultura letteraria. Scopri di più