Spazio al Novecento e a una storiografia aggiornata

di Elena Tabacchi

A distanza di più di dieci anni dalla pubblicazione delle Indicazioni nazionali per i licei, il Ministero si appresta a rivederne i contenuti; come quest’ultimo ha più volte ricordato, tali documenti non assumono – e quindi non lo faranno nemmeno nel prossimo futuro – un carattere prescrittivo ma orientativo, rispetto alla scelte didattiche dei docenti e degli organi collegiali. Dagli anni Duemila, infatti, si parla di programmazioni e non più di programmi, sebbene questo termine sia stato recentemente ripreso, forse in chiave nostalgica, dallo stesso ministro Valditara in alcune occasioni.

Che cosa attendersi dunque dalle nuove Indicazioni per quel che riguarda l’insegnamento della storia? Ritengo importante, in prima battuta, continuare a dedicare l’intero quinto anno alla storia del Novecento o meglio ancora del «Secolo breve» (1914-1989) includendo anche gli straordinari eventi dei primi anni Novanta, che hanno ridefinito gli equilibri politici nazionali e internazionali: la disgregazione dell’URSS, Tangentopoli, la fine del sistema partitico della Prima repubblica, la strategia eversiva della mafia; al Novecento, a ben vedere, credo sia altrettanto centrale fare spazio nel corso di tutto il ciclo di studi, sfruttando ogni occasione di approfondimento, anche in chiave interdisciplinare e, perché no, di cooperazione fra docenti, sfruttando, come si usa fare, letture antologiche e no, romanzi, articoli di cronaca; gli studenti del primo anno di superiori, che affrontano la storia antica, sono spesso assetati di curiosità rispetto alla storia del Novecento, che hanno sì cominciato a studiare durante l’ultimo anno di scuola media, per abbandonala con l’inizio della prima superiore: sarebbe un peccato disperdere del tutto tale scintilla.

Da un punto di vista tematico, le Indicazioni dovrebbero accogliere anche alcuni importanti contributi della storiografia degli ultimi dieci anni, nel contesto della crisi climatica e dei cambiamenti socio-economici che stiamo vivendo, considerando gli apporti della storia ambientale, di quella di genere ed economica, ancor meglio se in un’ottica comparata e transnazionale.

Se poi, come ci aspettiamo da quanto emerso, s’intende dar risalto alla storia romana, meglio pensare di dedicarle la prima parte del secondo anno, senza spezzarla tra primo e secondo anno. Troppo ottimisti? Sicuramente.

 

L’autrice

Elena Tabacchi è insegnante di italiano e storia in un istituto tecnico di Padova. Ha collaborato con Mondadori Education.