Quando l’umanità si era quasi estinta
di Chiara Anzolini
- Materie coinvolte: Biologia e Scienze della terra
Quando l’umanità si era quasi estinta
Se pensiamo che oggi la popolazione mondiale ha raggiunto la cifra record di 8 miliardi di individui e che l’essere umano ha conquistato ogni anfratto del Pianeta, arrivando addirittura a contaminare il ciclo geologico delle rocce, è difficile pensare che ci sia stato un momento, nella storia del genere Homo, in cui ci siamo quasi estinti. Eppure, questo è il risultato di una ricerca pubblicata su Science e condotta da un gruppo di scienziati internazionale, di cui fanno parte anche due paleo-antropologi italiani. La causa di tutto sembra essere, ancora una volta, il cambiamento climatico.
Per arrivare a questo risultato, i ricercatori hanno analizzato i genomi completi di 3.154 individui moderni appartenenti a 50 diverse popolazioni umane e, utilizzando un metodo innovativo chiamato FitCoal (Fast Infinitesimal Time COALescent process), che permette di proiettare indietro nel tempo le attuali variazioni genetiche umane, sono stati in grado di stimare la consistenza delle popolazioni in momenti specifici del passato. In questo modo, è possibile scoprire antiche migrazioni, espansioni e riduzioni delle popolazioni senza bisogno di estrarre il DNA dai fossili.
Il crollo demografico avvenuto nel Pleistocene medio trova conferma anche negli strati delle rocce. Per lungo tempo, infatti, si è pensato che la lacuna nella documentazione fossile di ominidi in Eurasia e Africa tra 950.000 e 650.000 anni fa fosse dovuta banalmente alla frammentarietà dei dati. La fossilizzazione, infatti, è un evento estremamente raro: si stima che la probabilità che un animale morto diventi un fossile sia una su un milione. In questo caso, però, le rocce dicevano la verità: per quasi 120 mila anni l’essere umano era quasi scomparso dalla faccia della Terra!
Nonostante il collo di bottiglia abbia comportato la perdita del 65,85% della variabilità genetica, i ricercatori ipotizzano che possa anche aver contribuito a una speciazione. Spesso, infatti, quando una popolazione subisce un drastico calo, i cambiamenti genetici tendono ad accumularsi rapidamente, fino a far nascere addirittura nuove specie. In questo caso, ad esempio, due cromosomi ancestrali si sono fusi per formare il cromosoma 2 degli esseri umani moderni, portando il corredo genetico dalle 24 coppie di cromosomi tipiche delle scimmie alle 23 coppie che abbiamo noi. I 1.280 individui sopravvissuti alla crisi potrebbero quindi essere l’antenato comune delle tre specie del genere Homo che per un certo periodo hanno convissuto sulla Terra, incontrandosi e incrociandosi tra di loro: Neanderthal, Denisova e Sapiens.