Rivolgersi alla storia, con passione

di Lucio Caracciolo e Adriano Roccucci

Il bisogno di comprendere il mondo crea (anche) una domanda di storia

Si è recentemente scritto e discusso molto sulla questione dell’insegnamento della storia nelle scuole italiane. È un segno positivo di un possibile recupero della rilevanza del sapere storico nei percorsi formativi. Nell’attesa di conoscere quali siano gli orientamenti delle annunciate indicazioni ministeriali in merito, vorremmo condividere alcune riflessioni sull’insegnamento scolastico della storia, a partire dalla nostra esperienza di scrittura di un manuale per il triennio delle superiori e dal nostro incontro con i giovani usciti dalle superiori nell’ambito dei nostri corsi universitari.

In primo luogo, vorremmo soffermarci sulla supposta – e a volte confermata – insofferenza degli studenti nei confronti dello studio della storia. Si potrebbe certo allargare il discorso al più generale straniamento dalla dimensione storica di una cultura e una società, che nella dilatazione ed esaltazione del presente perdono il senso dei processi che avvengono nel tempo e alla fine perdono anche il senso dello stesso presente. Tuttavia, l’osservazione delle dinamiche culturali del nostro tempo non può non registrare anche la presenza di una domanda di storia, che si manifesta in forme diverse, dai successi di trasmissioni e canali televisivi destinati alla storia, alla intensa partecipazione che conoscono festival e lezioni pubbliche dedicate alla storia, fino alla popolarità della fiction letteraria di ambientazione storica. In poche parole, si potrebbe dire che, in un tempo di caos globale, come anche di trasformazione dei paradigmi della società, si assiste a un bisogno di capire il mondo, che sovente va a incrociare il ricorso alla conoscenza storica. Sono tendenze e bisogni non del tutto estranei ad adolescenti e giovani, immersi come tutti nelle complicate e spaesanti dinamiche del nostro tempo. La vera questione è quindi, a nostro parere, quella di sapere intercettare questa domanda di storia sottesa al bisogno di comprendere il mondo in cui viviamo. E quindi di comunicare con passione la capacità della conoscenza storica di essere, se non una bussola, una mappa per iniziare a orientarsi.

 

La dimensione spaziale: cogliere diversi contesti, e i rapporti tra loro

Uno dei temi maggiormente dibattuti, soprattutto sulla stampa, è quello della presunta opposizione tra storia italiana e storia mondiale. Si tratta di un falso problema, che nasce da una scarsa comprensione – o da una errata interpretazione – degli orientamenti più recenti della storiografia. Infatti, la dilatazione degli orizzonti della storiografia, che negli ultimi decenni si è sempre più aperta a uno sguardo internazionale, se non globale, dei fenomeni storici, non significa né l’interesse prioritario per ciò che è geograficamente lontano da noi, quasi una nuova forma di esotismo, né l’annullamento della prospettiva nazionale o locale in una indefinita dimensione globale della storia, senza soggetti e senza collocazione spaziale. In realtà l’allargamento degli orizzonti storiografici consiste in una prospettiva di studio e di insegnamento della storia che assuma le interdipendenze e le interrelazioni, come un asse fondamentale dei processi storici. Insomma la questione non è smettere di studiare il Risorgimento italiano per occuparsi invece della rivolta dei Taiping in Cina, ma collocare il Risorgimento italiano in un contesto storico nel quale i sommovimenti politico-sociali e le dinamiche geopolitiche dell’Estremo oriente asiatico sono intrecciati ai processi in corso nel Mediterraneo o in Europa. Oppure non si tratta di trascurare lo studio della Penisola italiana nel Quattrocento a favore della conoscenza della società nella città di Samarcanda sotto Tamerlano, ma piuttosto di inserirlo in un più ampio quadro storico di ridefinizione del potere a livello internazionale e di riconfigurazione di imperi, vecchi e nuovi, nell’Eurasia, dalla Cina al Mediterraneo, in seguito alla fine dell’impero mongolo.

Un tale modo di insegnare la storia, che sappia cogliere intrecci e interazioni, costituisce una palestra di educazione alla comprensione della complessità, necessaria per sapere orientarsi in un mondo complesso, che le semplificazioni, spesso perseguite come scorciatoie, rivelandosi in realtà dei vicoli ciechi, non sono in grado di spiegare.

 

La dimensione temporale: evitare l’anacronismo permette un confronto con l’«altro»

Proporre agli studenti la conoscenza storica come una chiave di approccio alla complessità si può e si deve accompagnare alla formazione a un attento e a suo modo rigoroso rapporto con la dimensione temporale. L’attenzione all’anacronismo, nelle sue varie forme, non è solo il rispetto pedante di una regola dello studio della storia. Nello studio della storia è insito un esercizio fondamentale: quello di provare a entrare nell’universo materiale, sociale, politico, culturale, mentale di donne e uomini vissuti in un altro tempo, senza applicare loro i paradigmi del nostro tempo. Ciò significa saper confrontarsi con l’alterità, con chi è diverso da noi in primo luogo perché è vissuto in un tempo altro dal nostro. Studiare storia nel percorso di formazione scolastica dovrebbe offrire proprio la possibilità di affinare tale attitudine al confronto con l’alterità che è culturale, ma anche sociale e civile, sempre più necessaria in un mondo le cui dinamiche geopolitiche e culturali tendono a esaltare la coesistenza delle diversità.

In una tale prospettiva il rapporto tra storia e attualità, che costituisce certamente una chiave sia culturale che didattica, non può ridursi a una comparazione o una analogia, appunto anacronistiche, tra quanto avvenuto nel passato e ciò che avviene nel presente. La questione è invece di cogliere lo spessore storico delle questioni del presente; e basterebbe citarne alcune, dal Medio Oriente all’Ucraina, dalla crisi della democrazia alle sfide della innovazione tecnologica, per intuire quanto fecondo sia il ricorso alla storia al fine di interrogarsi in modo profondo su di esse e di fornire agli studenti strumenti di spiegazione di quello a cui assistono.

 

Uno strumento didattico: la cartografia storica

La storia è apertura alla dimensione temporale, ma è anche una guida a orientarsi nello spazio. Ci chiediamo come sia possibile studiare la storia senza avere la possibilità di visualizzare le coordinate geografiche degli eventi e dei processi che si studiano. Visualizzazione sempre più necessaria per giovani che si formano in un contesto culturale che, pur essendo fortemente spazializzato (dal localismo alle dispute geopolitiche), ha perso l’attitudine a conoscere quello stesso spazio. Riteniamo quindi che dalla cartografia storica provenga un contributo indispensabile che non solo arricchisce lo studio della storia ma lo rende intellegibile. Non si può studiare la storia senza carte geografiche, Non si può comprendere l’importanza di un evento come l’apertura del canale di Suez senza una rappresentazione cartografica di come quell’opera ingegneristica abbia messo in connessione mari e mondi e abbia rivoluzionato le rotte commerciali marittime.

 

Insegnare e studiare storia a scuola: la passione aiuta a capire meglio

Il compito, al quale a noi pare sia fondamentale che l’insegnamento della storia assolva nella scuola superiore, e in particolare nel triennio, è di trasmettere agli studenti la ricchezza di senso e di prospettive dello studio della storia, non riducibile quindi solo a una serie di nozioni, sebbene queste non siano da disprezzare, anzi.

La storia può e deve essere insegnata come una chiave di comprensione del nostro tempo e come uno strumento culturale fondamentale per cercare la propria collocazione nel mondo, quali cittadini del nostro paese e del mondo. Una storia, insegnata con passione e non per routine, che disvela in tal modo il fascino da lei custodito.

 

Gli autori

Lucio Caracciolo è fondatore e direttore della rivista di studi geopolitici «Limes» e de «La scuola di Limes». Adriano Roccucci insegna storia contemporanea all’Università degli Studi Roma Tre. Insieme hanno scritto il corso di storia per il triennio delle scuole superiori Le carte della storia e Limes, pubblicati da Mondadori Education (2022 e 2023).