Le principali cause del lavoro minorile

La povertà è al tempo stesso causa e conseguenza dello sfruttamento minorile. C?è una stretta relazione fra povert? e lavoro minorile, ma bisogna stare attenti a non tirare conclusioni affrettate. Non bisogna concludere che il lavoro minorile è un frutto inevitabile della povert?, perch? ci sono delle nazioni con un reddito pro capite basso che hanno pochi bambini al lavoro e viceversa. Il lavoro minorile si sviluppa quando la gente deve affrontare da sola la propria povert?. Senza scuola e sanit? gratuita, senza quella solidariet? sociale che consente di soddisfare almeno i bisogni di base, le famiglie devono chiedere a tutti i componenti, compresi i più piccoli, di darsi da fare per rispondere ad un unico imperativo: sopravvivere. Non bisogna aspettare la fine della povertà per togliere i bambini almeno dai quei lavori che ne pregiudicano la crescita fisica e intellettiva.

Altra causa è la sete di profitto: i padroni preferiscono assumere i bambini perché sono più docili, costano meno proprio perché "piccoli", si lasciano sfruttare senza opporre resistenza, e sono più abili e adatti per alcuni lavori, come per la lavorazione dei tappeti (soprattutto nell'Asia medio-orientale), per cui occorrono dita veloci e sottili.

Il lavoro minorile è quindi un prodotto della povertà; ma contribuisce anche a riprodurla. Molti bambini che lavorano non hanno la possibilità di andare a scuola e spesso diventano adulti non qualificati, intrappolati in lavori mal pagati, e a loro volta chiederanno ai propri figli di contribuire al reddito famigliare. Si crea quindi un meccanismo cieco, dal quale è difficilissimo uscire.

Altra importante causa del lavoro minorile è l'ignoranza. Per molti è impossibile andare a scuola. L'istruzione può costare parecchio ed alcuni genitori, che non hanno mai ricevuto un'istruzione adeguata e che vivono in totale miseria, ritengono che ciò che i loro figli potrebbero imparare a scuola sia inutile nella loro vita quotidiana e per il loro futuro. L'istruzione di un figlio è, ai loro occhi, uno spreco sia di denaro difficile da guadagnare, sia di tempo, dal momento che, invece di frequantare una scuola, il minore potrebbe lavorare duramente fin dalla più tenera età per portare a casa un salario, seppur misero. In molti altri casi la scuola è oggettivamente inaccessibile e spesso le lezioni si tengono in una lingua che il bambino non conosce.

Casi:

"Pensavo che la scuola fosse solo per i ricchi. Noi eravamo poveri, e dovevamo lavorare. Io ho cominciato da piccola, in una fabbrica di vestiti, e riuscivo a mantenere la mia famiglia. Facevo magliette, "t-shirt" le chiamavano i compratori stranieri. Quando sono rimasta senza lavoro, ? stata dura. Soprattutto per la mia famiglia. Per? io penso che ? una buona idea far smettere di lavorare i bambini, e rimandarli a scuola. Lavorare cos?, senza istruzione, ci rovinava la vita. Senza istruzione non puoi trovare un buon lavoro." (Kamala, 13 anni, ex operaia tessile - Bangladesh) (fonte: UNICEF)

"Qui a scuola si sta bene, si gioca e canta, si pu? studiare. Ma al lavoro,se eravamo in ritardo ci picchiavano. Ci rimproveravano sempre: "non alzate gli occhi, arrotolate bene le sigarette, sbrigatevi". Si lavorava dalle 8 di mattina alle 9 di sera, con un'ora per mangiare. Avevo male alle mani, alle gambe, al collo, alla schiena. I padroni preferiscono i bambini per le mani piccole, ma soprattutto perch? ci pagano meno della met? dei grandi. Tutti i nostri genitori erano indebitati con i padroni, gli interessi si accumulavano e noi dovevamo continuare a lavorare. Se non ci avessero aiutato, non ne saremmo usciti mai." (Sona, 12 anni, ex sigaraia - India) (fonte: UNICEF)

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