Gli avventurieri spagnoli nella prima metà del XVI secolo esplorarono e conquistarono gran parte dell'America centrale e meridionale. Di umili origini o appartenenti alla piccola nobiltà, costituivano in Spagna un gruppo sociale piuttosto numeroso che, per secoli, aveva fatto della guerra il proprio mestiere, impegnandosi contro gli arabi nella Reconquista della penisola iberica. Rimasti indeboliti dopo la caduta dell'ultimo baluardo musulmano (Granada, 1492), alla ricerca di gloria e ricchezza, si lanciarono nell'impresa americana, finanziati dalla corona o, più spesso, da privati. Agirono con spietatezza e crudeltà; al comando di piccoli eserciti si impadronirono di vasti territori, sfruttando abilmente il loro superiore armamento e le tensioni che minavano le società amerinde di cui repressero con durezza i tentativi di resistenza. Incapaci di instaurare rapporti di convivenza pacifica con le popolazioni indigene, tesero solo a sfruttare le risorse umane e materiali delle zone assoggetate. Per avidità di lucro e di potere vennero spesso in contrasto tra loro e si affrontarono in conflitti lunghi e sanguinosi. Nessuno ottenne cariche ufficiali di rilievo nei territori conquistati, in quanto il sovrano preferì amministrarli tramite propri funzionari stipendiati.
Questi sono i principali fattori all'origine dei viaggi d'esplorazione: