[Anonimo] Sul Sublime
L'identificazione dell'autore Non sappiamo chi sia l'autore del trattato Sul Sublime (indicato in un codice come "Dionisio" o "Longino") composto in polemica coll'omonimo scritto Sul Sublime di Cecilio di Calatte, un retore attivo nella Roma del I sec. a.C. e propugnatore di un'oratoria atticista di stampo lisiano. Possiamo affermare, comunque, che l'Anonimo doveva appartenere agli stessi ambienti romani di Cecilio, visto che la sua opera è indirizzata al romano Postumio Terenziano. Come Cecilio, inoltre, che era di religione ebraica, l'Anonimo ha familiarità con i testi sacri del giudaismo. Quanto all'epoca di composizione, occorre rilevare che l'Anonimo dedica attenzione al problema della corruzione dell'eloquenza, il che porta a collocare la composizione del suo trattato nel I sec. d.C., quando il medesimo tema era affrontato nelle opere di Quintiliano, di Petronio e, soprattutto, nel Dialogus de Oratoribus attribuito a Tacito.
Caratteristiche generali dell'opera Scopo del trattato è identificare da cosa abbia origine nell'opera d'arte il "sublime" (hýpsos), definito come «altezza ed eccezionalità del discorso». Cinque sono le sue fonti, due innate e spontanee (profondità del pensiero, pathos violento) e tre acquisibili con lo studio (impiego delle figure retoriche, scelta dell'espressione nobile, dispositio della materia). Poiché nella creazione dell'opera d'arte cooperano, a un sol tempo, capacità tecniche e spontanea genialità, è evidente che molte opere possono essere tecnicamente ineccepibili (come avviene, p.es., in Ione di Chio; Bacchilide; Apollonio Rodio) ma non sublimi; mentre altre, seppure non sempre a un medesimo livello di perfezione formale, affascinano tuttavia per la profondità del pensiero e il pathos che le sostiene (come avviene, p.es., in Omero, Pindaro e Sofocle).
Lingua e stile La lingua dell'Anonimo è quella attica, seppure non ortodossa e con numerose aperture alla lingua popolare della koiné dei primi secoli dell'età imperiale. Frequente, comunque, l'uso dell'ottativo in dipendenza da tempo storico, al posto del congiuntivo. Se colpisce il gran numero di espressioni tecniche di cui il trattato offre la sola attestazione, bisogna pur dire che tali casi singolari potrebbero doversi anche imputare alla perdita della trattatistica retorica coeva, che avrebbe potuto offrirci altri esempi di analoghi termini tecnici; notevole, infine, la presenza di veri e propri calchi sulla lingua latina. La migliore definizione dello stile dell'Anonimo è quella di un altro autore sublime, Leopardi, il quale scrive (Ζibaldone, 847): «Longino [ossia, l'Anonimo], sebbene fioritissimo delle possibili eleganze e gentilezze della lingua greca, le ricerca tanto, e le accumola (senza però affettazione), che si trovano più frasi e modi figurati in lui che in dieci antichi greci tutti insieme; e sì per questo sì per la struttura intrecciata, composta, manipolata dell'orazione; la lunghezza, e strettissima e fortissima legatura de' periodi, le ambagi ec. riesce tanto difficile quanto i più difficili e lavorati scrittori latini».
Vedi versioni 561-563, alle pp. 496-497 di Saphéneia.
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684 Come riconoscere il vero sublime****
685 Da cosa abbia origine il sublime****