Plotino
Vita Nato a Licopoli (Egitto) nel 205 d.C., Plotino iniziò a dedicarsi allo studio della filosofia all'età di 28 anni, quando prese a frequentare ad Alessandria d'Egitto le lezioni del platonico Ammonio Sacca. Nel 242-3 partecipò alla spedizione dell'imperatore Gordiano contro la Persia, che si risolse in un vero e proprio fallimento. Tornato in Occidente, si stabilì a Roma dove visse come maestro di filosofia fino alla fine dei suoi giorni, avvenuta nel 269/70.
Opera I trattati filosofici di Plotino, composti in età tarda, vennero raccolti dal discepolo Porfirio, che li ordinò in 6 gruppi di nove opere ciascuno detti, per l'appunto, Enneadi (= gruppi di nove), pubblicati all'incirca intorno al 300-5 (dunque oltre trenta anni dopo la morte del maestro).
Caratteristiche generali dell'opera L'intero corpus delle Enneadi abbraccia questioni quanto mai varie: l'etica e l'estetica (Enneade I); la fisica e la cosmologia (Enneadi II-III); la psicologia (Enneade IV); la logica e l'epistemologia (Enneadi V-VI). Non è qui, ovviamente, nemmeno ipotizzabile il tentare di rendere conto di un materiale così vario. Basti ricordare, almeno, che per Plotino la suprema realtà è quella dell'Uno (tò hèn), identificato con il Bene Supremo, ma, di fatto, indefinibile; e che agli antipodi vi è la materia pura (hýle). Dall'Uno si producono, attraverso un processo di emanazione, l'Intelletto (Noùs), in cui la realtà suprema è scissa logicamente nella molteplictà delle Idee e che può essere paragonato al dio, pensiero di pensiero, di Aristotele; l'Anima del mondo (Psychè), in cui si articolano e si distinguono i concetti di spazio e tempo; e a un grado ancora più basso la Natura (Phýsis). Scopo del filosofo è ricongiungersi all'Uno originario attraverso un processo opposto a quello emanativo, cui Plotino ha dato il significativo nome di èktasis («estasi»).
Lingua e stile La lingua di Plotino è quella della koiné arricchita del vocabolario tecnico-filosofico tradizionale. Sappiamo che Plotino non aveva l'abitudine di rivedere quel che scriveva, il che spiega per quale motivo i suoi testi, composti di getto e non organizzati in maniera rigorosa, siano tanto profondi quanto obiettivamente complicati. In essi, infatti, si riproducono le movenze irregolari della discussione orale, caratterizzata da salti logici, anacoluti e espressioni di difficile intellegibilità, che debbono essere integrate a senso. Non senza ragione, dunque, il latino Macrobio aveva rilevato che Plotino è il più conciso tra tutti gli autori (Plotinus magis quam quisquam verborum parcus). Detto in altri termini, la lingua di Plotino è una delle più ardue che ci siano e la sola chiave di accesso ad uno stile tanto complicato è quello di acquisire una buona conoscenza dell'articolato pensiero filosofico plotiniano.
Vedi versioni 559-560, alle pp. 494-495 di Saphéneia.