Nuovo Testamento

Origine e caratteristiche generali dell'opera Assolutamente cruciale nella storia dell'umanità è la diffusione della «buona novella» di Gesù, indicata con il termine greco eyaggèlion, «(E)vangelo», sostantivo che, originariamente, indicava la "ricompensa per una buona notizia" concessa a un messaggero latore di buone nuove (vd. p.es. vers. 492) e che, successivamente, venne adoperato con il significato di "buona notizia". Il messaggio cristiano che individua in Gesù di Nazareth il Messia atteso dal popolo di Israele e il Redentore di tutta l'umanità viene, ovviamente, veicolato attraverso una nuova e rivoluzionaria forma di letteratura sorta, per lo più, direttamente in lingua greca, nell'ambito della quale il posto d'onore spetta, chiaramente, ai quattro Vangeli canonici degli apostoli Marco, Matteo, Luca (i cosiddetti Vangeli sinottici, così chiamati perché le analogie dei contenuti ne consentono, per così dire, una lettura in parallelo) e Giovanni (che, rispetto agli altri tre testi del Vangelo, presenta caratteristiche ed episodi suoi peculiari). I quattro Vangeli, insieme agli Atti degli Apostoli, le 13 Lettere di San Paolo, la lettera Agli Ebrei, le 7 Lettere Cattoliche e l'Apocalisse costituiscono il Nuovo Testamento (in gr. Nèa Diathèke), così chiamato in quanto veicolo di una "nuova alleanza" rivolta al mondo intero, diversa da quella del Vecchio Testamento rivolta al solo popolo ebraico. Nel confronto tra i diversi Vangeli è notevole che i testi di Marco e Luca, a differenza di quello di Matteo, limitino fortemente il riferimento agli usi e ai costumi ebraici, il che ha fatto pensare ad una destinazione di quei due testi per i Cristiani di Roma (Vangelo di Marco) o, più in generale, per i pagani (Vangelo di Luca). Notevoli, inoltre, le polemiche dottrinali contro correnti gnostiche e, più in generale, giudaiche che caratterizzano il contenuto del Vangelo di Giovanni

Lingua e stile Nell'impossibilità di fornire un campionario dell'intera letteratura neotestamentaria, si propongono qui soltanto alcuni brani di versione tratti da alcuni tra i più celebri episodi dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli. Tra i quattro Vangeli è soprattutto quello di Luca a caratterizzarsi per la ricerca di uno stile più complesso e letterariamente elevato (e notevole, in tal senso, è l'uso che in esso si fa dell'ottativo, di fatto già assente nella koiné). Analoghe caratteristiche presenta la narrazione degli Atti degli Apostoli. Più semplice e vicino alla koinè è, invece, il greco degli altri tre evangelisti. Sebbene fosse inevitabile l'influsso del greco della Settanta (alle cui caratteristiche si rimanda) va detto, però, che il Nuovo Testamento si pone a un livello stilistico di greco decisamente più alto. I nomi ebraici, anziché essere indeclinabili (come avveniva nella Settanta; p.es. gr. Iakòb, «Giacobbe») sono, generalmente, grecizzati per poter essere adeguati al sistema della morfosintassi greca (dunque: gr. Iàkobos). Frequenti i casi di semitismi sintattici.

Vedi versioni 605-611, alle pp. 528-530 di Saphéneia.