Lisia e il Corpus Lysiacum
Vita Lisia era il figlio del (civ →) meteco Cefalo, ricco siracusano trasferitosi ad Atene ai tempi di Pericle per impiantarvi una redditizia fabbrica d'armi. Incerta è la data della sua nascita, che oggi si pensa di collocare intorno al 445 a.C. La formazione retorica del futuro oratore dovette avvenire tra il 430 e il 418 ca., periodo in cui si data la permanenza di Lisia nella colonia italica di Turii. Tornato ad Atene, Lisia dovette assistere agli eventi della guerra di Decelea (413-404: vd. sto → "Peloponneso, Guerra del"); alla caduta della democrazia (404) e alla conseguente instaurazione del potere dei (sto →) Trenta Tiranni, che, per impossessarsi del suo ingente patrimonio, non esitarono a catturare e a uccidere il di lui fratello Polemarco. Scappato fortunosamente dalle mani dei Trenta, Lisia fu il più importante tra i finanziatori dei fuoriusciti democratici, che sotto la guida di (sto →) Trasibulo riuscirono a rientrare al Pireo e a restaurare la democrazia (403). È incerto se, in cambio degli aiuti forniti ai democratici, Lisia venne insignito della cittadinanza ateniese. Vero è, però, che la difficile situazione economica creatasi al termine di quegli eventi costrinse Lisia a praticare la poco onorata (ma redditizia) professione del (civ →) logografo, in cui eccelse. Poco fortunati, in ogni caso, risultarono i suoi tentativi di trascinare in tribunale Eratostene, l'uccisore del fratello ed ex-membro dei Trenta, protetto dalla generale amnistia del 401, con cui si era voluto por fine agli odi tra fazioni. Lisia non visse oltre il 361 a.C.
Opere Nel IV sec. a.C. circolavano sul mercato librario ateniese orazioni giudiziarie attribuite a Lisia ad uso di quanti, non potendo pagarsi un logografo, cercavano un testo da poter adattare alle proprie esigenze. In effetti, se molto del materiale in circolazione era indubbiamente lisiano, numerose orazioni risultavano scritte "a quattro mani" con il cliente; e molte altre erano addirittura falsi attribuiti a Lisia da librai poco onesti. Di qui la difficoltà di definire quali delle 34 orazioni lisiane a noi giunte siano veramente opera di Lisia. Tra i frammenti di opere lisiane perdute merita particolare attenzione l'Olimpico, tratto da un'orazione epidittica tenuta nel corso delle Olimpiadi del 388 (o secondo altri del 384).
Caratteristiche generali delle opere Il corpus lisiaco comprende, oltre all'Epitafio (II; civ → epitafio) di dubbia attribuzione, 33 orazioni giudiziarie, tra cui, giustamente celebri, sono: il discorso Contro Eratostene (ΧII), pronunciato da Lisia stesso contro l'uccisore del fratello Polemarco; e l'orazione Per l'uccisione di Eratostene (I), scritta in difesa di un tale Eufileto, autore di un delitto d'onore. Sarebbe ingiusto, però, ridurre la produzione di Lisia a questi due soli capolavori. In realtà, è tutto il corpus lisiaco, con le sue orazioni autentiche e spurie, a consegnarci il ritratto di un mondo vivace fatto di beghe politiche e di contrasti tra cittadini, imprescindibile per integrare il quadro storico dell'Atene del V-IV sec. a.C. A contribuire non poco alla vivacità delle orazioni autenticamente lisiane vi è la ben nota capacità di Lisia di adeguare il discorso al carattere del cliente o, per meglio dire, a quel che ci si aspettava dovesse essere il carattere del cliente. È questa la cosiddetta ethopoiìa, già individuata dagli antichi. Così, l'invalido che chiede il mantenimento della sua pensione viene rappresentato da Lisia come un povero diavolo ingiustamente colpito dalla sorte (ΧΧIV); l'uomo accusato (a torto?) di aver abbattuto un olivo sacro appare come un timorato di dio (VII); Eufileto, che ha ucciso l'amante della moglie (I), si presenta dinanzi ai giurati come un vecchio e buon padre di famiglia; e via dicendo. In tutti questi casi vale per il lettore moderno un'ovvia raccomandazione: non fidarsi troppo di un avvocato (anzi, di un logografo!) decisamente troppo abile.
Lingua e Stile La lingua di Lisia è l'Attico nella sua forma più pura, in cui sono accuratamente evitati vocaboli o espressioni poetiche. L'obiettivo di Lisia, infatti, è quello di apparire semplice e chiaro, a beneficio dell'immediata perspicuità. Per questo Lisia tende a evitare le figure retoriche troppo complesse, concentrandole, semmai, nel proemio e nella conclusione, ma non nella narrazione dell'evento, che procede per periodi brevi e slegati fra loro (la cosiddetta lèxis eiromène).
Vedi versioni 242-271, alle pp. 291-307 di Saphéneia.
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