Giuliano
Vita Nato a Costantinopoli nel 331 d.C. da Giulio Costanzo (fratello dell'imperatore Costantino I) e da Basilina, Giuliano, fu battezzato ed educato nella fede cristiana, da lui presto avversata in nome di un ritorno al paganesimo (onde il soprannome di "Giuliano l'Apostata", datogli dal patriarca Fozio nel IΧ sec.). Dopo una giovinezza trascorsa in studi solitari, in cui l'allontanamento della cultura cristiana (abbandonata, a quanto pare, già dal 351) procedeva di pari passo con la riscoperta della filosofia pagana, nel 355 Giuliano venne nominato "Cesare" delle Gallie dall'imperatore (sto →) Costanzo II. Risultato vittorioso in numerosi scontri contro i barbari Alamanni e Franchi, che premevano sui confini dell'Impero, Giuliano venne proclamato imperatore dal suo esercito nel 361, suscitando l'immediata apprensione di Costanzo II, che si accinse a marciare contro lui. Essendo, però, Costanzo II morto subito dopo (361), Giuliano si ritrovò padrone dell'Impero. Animo generoso e dedito all'idea della vita come missione secondo gli insegnamenti dell'adorato Marco Aurelio, Giuliano promosse una serie di importanti riforme economiche e sociali, garantendo tra l'altro libertà di culto, ma impegnandosi, soprattutto, nella restaurazione dei costumi pagani tradizionali, che sperava di riorganizzare prendendo a modello proprio il sistema dell'economia di carità della Chiesa cristiana. Morì combattendo da valoroso contro i Persiani nel 363.
Opera Delle numerose opere composte da Giuliano restano otto orazioni (le prime due All'imperatore Costanzo II; All'imperatrice Eusebia; Al Re Sole; Alla Madre degli Dei; Contro i Cinici ignoranti; Al cinico Eraclio; Per la partenza del caro Salustio); una lettera Alla Boulé e al popolo di Atene; e, soprattutto, due scritti satirici: Simposio o I Cesari; e, soprattutto, il Misopogon (= "Odiatore della Barba").
Caratteristiche generali dell'opera Se le orazioni di Giuliano sono un documento importantissimo per la ricostruzione del suo pensiero filosofico-religioso (soprattutto i due testi Al Re Sole e Alla Madre degli Dei, due inni filosofico-religiosi in forma di orazione); quanto mai importante è la satira Misopogon, in cui Giuliano attacca gli abitanti di Antiochia, che non gli perdonavano l'abbandono del cristianesimo e deridevano la sua folta barba da filosofo pagano. Meno vivace, ma non priva di grazia, la satira menippea Simposio, in cui Giuliano si rifà soprattutto allo stile di Luciano.
Lingua e stile Il lessico e la sintassi di Giuliano risentono fortemente della sua formazione atticistica e sofistica nelle opere ufficiali e impegnate. Più brioso, invece, pur nel rigore della lingua attica, è lo stile dei Cesari e, soprattutto, del Misopogon, vero e proprio capolavoro, caratterizzato da una sintassi chiara ed elegante, che ricorda il miglior Luciano, cui evidentemente Giuliano si ispira. A ragione Giacomo Leopardi, che riconobbe le alte qualità letterarie del Misopogon, annotava che lo scritto in questione era un «libro ironico e giocoso (certo elegante e negli scherzi si può dire attico e lucianesco, [...] senza sofistumi nello stile né in altro, e senza affettazioni neppur nella lingua per altro elegante e ricca)» e aggiungeva, altrove, che «lasciando degli altri pregi, egli [= Giuliano] [sott. nel Misopogon] non è molto inferiore a Luciano, né di grazia comica, né di copia, acutezza e vivacità di sali», perché «nessuno è sofista quando parla di se stesso e per se stesso, e in un'occasione che mette in vero movimento l'animo suo».
Vedi versioni 580-584, alle pp. 510-512 di Saphéneia.
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