Filone di Alessandria
Vita Nato ad Alessandria d'Egitto nel 20 a.C. da autorevole famiglia della comunità ebraica locale, Filone visse e studiò nella sua città natìa, ove alternò lo studio della fede dei padri e quello della filosofia pagana. Nel 39/40 d.C., mentre l'imperatore Caligola minacciava di profanare lo stesso Tempio di Gerusalemme, Filone si recò a Roma per difendere la comunità ebraica alessandrina dagli atti antisemiti del governatore Avillio Flacco, promotore di un vero e proprio pogrom. L'ambasceria, di fatto, fallì, ma la morte di lì a poco di Caligola e dello stesso Flacco (interpretata da Filone come atto della Provvidenza divina) portò a una drastica soluzione della vicenda. Filone morì in una data imprecisata intorno al 50 d.C.
Opera Le numerose opere di Filone a noi pervenute vanno ripartite in: a) scritti di interpretazione allegorica della (civ →) Torah (Allegorie delle Leggi; Migrazioni di Abramo; Cherubini; etc.); b) scritti di esegesi rabbinica (Il decalogo; Sulla creazione del mondo secondo Mosé; etc.); c) scritti apologetici (Vita di Mosé; Contro Flacco; Ambasceria a Gaio) contro le denigrazioni della cultura giudaica e gli antisemiti che avevano attentato alla vita della comunità ebraica alessandrina; d) scritti propriamente filosofici (p.es. Alessandro; Sulla incorruttibilità del mondo; etc.).
Caratteristiche generali dell'opera Filone rilegge la storia e la cultura ebraica attraverso il filtro della filosofia greca platonica e stoica, che padroneggia e ben conosce. Il concetto di Provvidenza di Dio, quale si riscontra nella tradizione rabbinica a lui contemporanea, viene fatta coincidere da Filone con il Logos stoico, ossia con il principio ordinatore del mondo creato; mentre i tradizionali insegnamenti della Torah acquistano singolare spessore attraverso un particolare tipo di esegesi allegorica, che molto avrebbe influenzato i successivi pensatori cristiani. Gli scritti apologetici ci mostrano un aspetto diverso da quello del filosofo/teologo. Si tratta, per la precisione, di opere rivolte contro personaggi come Avillio Flacco o lo stesso Caligola, promotori di vere e proprie persecuzioni antiebraiche, in cui Filone denuncia con lucido rigore gli abusi commessi nei confronti delle comunità ebraiche della sua patria e di Gerusalemme, offrendoci così, insieme al Contro Apione di Flavio Giuseppe, una testimonianza di singolare importanza sul proliferare dell'antisemitismo nel mondo romano.
Lingua e stile Il greco di Filone è quello della koinè, peraltro resa complessa dall'uso assai rigoroso di una terminologia filosofica estremamente tecnica. La presenza di calchi linguistici sull'ebraico è stata spesso chiamata in causa, ma senza troppo fondamento. In realtà si è notato che Filone scrive assai bene e che, anzi, «alcune pagine narrative della Vita di Mosé non appaiono indegne della penna di uno scrittore attico» (Colonna). È stato, invece, proficuo avvicinare la cavillosità delle interpretazioni bibliche filoniane a certo modo argomentativo proprio degli insegnamenti rabbinici, quale si riscontra nella poco più tarda tradizione talmudica.
Vedi versioni 529-532, alle pp. 473-474 di Saphéneia.
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